Arsenale della Maddalena, incendio nella struttura simbolo degli sprechi del G8. Mauro Pili: "Disastro immane" (FOTO, VIDEO)
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Il simbolo dello spreco del G8 avvolto dalle fiamme. Trecento milioni di euro, secondo le più rosee stime, andati in fumo dopo anni di malversazione e abbandono. Un doppio incendio è divampato nell'ex Arsenale della Maddalena, distruggendo lo stabilimento su cui la magica coppia B&B (Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso) aveva investito centinaia di milioni di euro. Tutto per quel G8 che si sarebbe dovuto tenere proprio lì, nella "piccola Parigi" della Sardegna, prima che Silvio Berlusconi decidesse di spostare armi e bagagli a L'Aquila dopo la tragedia del terremoto del 2009. E prima che la magistratura irrompesse scoperchiando la rete d'affari e le spese pazze della cricca Bertolaso-Anemone-Balducci.
Un "disastro immane", denuncia Mauro Pili, deputato di Unidos che sulla sua bacheca Facebook ha postato foto e video della struttura in fiamme. Le prime lingue di fuoco, causate molto probabilmente da un corto circuito, sono divampate poco prima delle 11 sul tetto di una delle strutture e hanno interessato una vasta area di pannelli solari. Una volta spento il primo incendio, un altro è scoppiato verso le 13, sempre dai pannelli solari, ma questa volta nell'ala opposta della struttura. Complessivamente i due incendi hanno interessato una superficie di circa 600 metri quadrati di pannelli e dell'isolamento termico, ma al momento non sono stati quantificati i danni.
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"Stanno distruggendo l'ex Arsenale di La Maddalena: dicono un corto circuito. Un disastro immane. Si dimettano tutti i responsabili", ha attaccato Pili sulla sua pagina Facebook. "Si sta consumando un vero e proprio disastro. Guarda caso dopo le denunce sul degrado e abbandono di un patrimonio unico - conclude l'ex Governatore sardo - Incredibile quello che sta avvenendo a La Maddalena in questo istante. Centinaia di milioni di euro in fiamme".
Solo qualche giorno fa Pili aveva denunciato lo spreco e l'abbandono dell'ex Arsenale, dove le strutture, in un primo momento destinate ad ospitare i Grandi della Terra, avrebbero dovuto permettere il rilancio dello sviluppo turistico dell'isola: attrarre personalità importanti, grandi eventi sportivi e convention; contribuire alla nascita di un polo d'avanguardia nella Polinesia del Mediterraneo. Soprattutto evitare che tutto marcisse. A partire dalla suite progettata dallo stilista Antonio Marras che, nelle idee della gestione B&B, avrebbe dovuto ospitare Michelle e Barack Obama. Solo su quella camera la Protezione Civile aveva investito tanto, troppo: 4400 euro per il letto presidenziale, 3100 euro per il lenzuolo di lino e 1700 euro per il copriletto che avrebbero dovuto dare ristoro alla coppia più potente del mondo.
La Cfc Costruzioni Generali, ditta del costruttore Valerio Carducci, aveva messo su una suite di tutto punto per la famiglia Obama: 8300 euro per una vasca da bagno extralusso, 35mila euro per le tende di lino ignifughe, 22mila per gli armadi di legno, come ricordava L'Espresso a novembre scorso. Spese che il costruttore, dopo che il progetto G8 è naufragato e lo Stato si è dato alla macchia, vuole gli vengano restituite. Ha già inviato a Palazzo Chigi scontrini e fatture e una parte delle spese è stata già ripagata.
Fiumi di soldi persi nel mare della malagestione: a novembre il collegio arbitrale presieduto da Franco Gaetano Scoca ha condannato la Protezione Civile al pagamento di 39 milioni di euro a titolo di risarcimento. A beneficiarne la Mita Resort, gruppo di Emma Marcegaglia vincitore dell'appalto per la gestione dell'Hotel dell'ex Arsenale, se il ricorso della Pc non dovesse andare in porto. Albergo mai inaugurato perché tra carte bollate e responsabilità rimpallate tra enti, Comune e Regione, le bonifiche dell'area marina non sono mai partite. E anche il progetto di uno yacht club è naufragato. Soldi andati in fumo, ora anche in fiamme.
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