giovedì 5 marzo 2015

Ho letto un'intervista rilasciata dal presidente della Liga Veneta. La prima persona normale iscritto alla lega nord. Se vanno via quelli della Liga veneta ci guadagnano. E di molto. Salvini e Centinaio si sgonfieranno. Vedrete che si sgonfieranno.

Lega, ora Tosi può candidarsi, ma aspetta l'espulsione

Il nuovo gruppo in Veneto permette di non raccogliere le firme per le regionali: scissione vicina

Tosi e Salvini

   
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La rottura tra Flavio Tosi e la Lega Nord stavolta è vicina. A sentire chi lo conosce bene, il segretario della Liga Veneta sarebbe davvero pronto a sfidare Matteo Salvini e scendere in campo alle Regionali contro Luca Zaia, candidato ufficiale del partito. Il primo strappo è già arrivato. Mentre il confronto nel Carroccio si fa più acceso, in Consiglio regionale è nato un nuovo gruppo. A dar vita a “Impegno Veneto” sono i due consiglieri leghisti Luca Baggio e Matteo Toscano, entrambi vicini a Tosi. Con loro l’ex forzista Francesco Piccolo. Nella lettura di molti è quasi una provocazione. Un anticipo di scissione. Ma non solo quello: la nascita di un gruppo consiliare autonomo permetterà di evitare la raccolta delle firme al momento di presentare la lista alle prossime elezioni regionali in Veneto. Insomma, un passaggio quasi obbligato prima della candidatura di Flavio Tosi. Una tattica o siamo a un passo dalla scissione? Intanto i toni si alzano. Già giovedì 5 marzo ci sarà un primo vertice tra i dirigenti del Carroccio veneto. Il Consiglio nazionale è stato convocato per iniziare a stilare le liste in vista delle Regionali. Ma anche per stabilire le alleanze, con la richiesta da parte di Forza Italia di correre insieme. E’ il primo vero tavolo di confronto tra Zaia, Tosi e il nuovo commissario-mediatore leghista Giampaolo Dozzo (l’uomo indicato da via Bellerio per provare a risolvere una situazione che ormai sembra sfuggita di mano). La tenuta del partito si misurerà qui. Al centro del contendere resta la compilazione delle liste elettorali, che i tosiani rivendicano come prerogativa esclusiva del segretario. Del resto lo scontro sta soprattutto sugli uomini che dovranno partecipare alle elezioni. La Liga Veneta, peraltro, è espressione di Tosi, che la plasmò a sua immagine e somiglianza nel 2013, epurando diversi bossiani.

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Tosi solleverà la questione e alzerà la voce, assicurano i suoi. Ma l’obiettivo non sarebbe quello di strappare già domani. È una partita a scacchi, una guerra di nervi dagli esiti più che mai imprevedibili. Al primo cittadino resta più conveniente prendere ancora un po’ di tempo. Magari aspettare che l’iniziativa venga assunta in via Bellerio, sede del Carroccio. Ovvero che l’espulsione arrivi lunedì 9 durante la consueta riunione del movimento, quando scadrà l’ultimatum dato al primo cittadino scaligero sulla sua l’iscrizione alla Fondazione Ricostruiamo il Paese. Inutile dire che il sindaco di Verona avrebbe tutto l’interesse a passare alla storia come epurato, piuttosto che scissionista. Di certo la sua pazienza sembra ormai finita. Le provocazioni subite negli anni, vere o presunte, iniziano a essere troppe. C’è chi racconta il passo indietro di Tosi al congresso del 2008. Quando gli era stata promessa una successiva candidatura a presidente della Regione, mai concretizzata. E chi ritorna al patto del Pirellone, l’intesa siglata davanti a Roberto Maroni per assegnare la segreteria federale Salvini e la gestione del progetto politico nazionale a Tosi. Altra promessa disattesa. Paradossalmente la nascita della Fondazione “Ricostruiamo il Paese” finita al centro delle polemiche in questi giorni, era nata proprio allora, in funzione di quel programma. E così il sindaco ha iniziato a sentirsi preso in giro. «È da settembre che cerca Zaia per avere un confronto sulle liste, e il governatore non lo ha ancora ricevuto» si lamenta qualcuno dei suoi fedelissimi. Circostanza tutta da verificare, certo. Che pure racconta bene il clima di sfiducia che ormai si respira in Veneto.
Andreas Solaro/Afp/Getty Images

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Ma non tutto è oro quel che luccica. In questi giorni Tosi - che si sente tradito in soprattutto da Maroni che un tempo lo aveva appoggiato proprio contro Salvini - ha avviato una vera e propria consultazione con i suoi uomini sul territorio. Prima di rompere vuole avere la certezza di avere dalla sua parte le truppe, per sondare il terreno e valutare le forze in campo. L’obiettivo è pesare il suo elettorato. Anche senza campagna elettorale, assicura chi ha visto i sondaggi, Tosi parte da percentuali invidiabili. Le centomila preferenze raccolte alle ultime Europee del 2014 fanno ben sperare. E poi ci sono le liste civiche, sul modello della sua candidatura a sindaco. In cui potrebbero confluire anche molti dirigenti locali del Nuovo Centrodestra o di altri partiti, fuoriusciti di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Senza considerare l’apporto di altre liste autonomiste. I più ottimisti guardano anche al centrosinistra. «Se Tosi scende in campo – racconta uno dei suoi – è in grado di attirare anche una parte dell’elettorato Pd. Non tutti hanno digerito la candidatura di Alessandra Moretti». Chissà. Di certo il sindaco di Verona è consapevole del rischio che corre. In caso di partecipazione alle Regionali - se alla fine dovesse spuntarla proprio la Moretti - la responsabilità della sconfitta finirebbe inevitabilmente sulle sue spalle. Un’onta, «uno stigma» lo chiamano a Verona, che non potrebbe più levarsi dalla pelle: quello cioè di aver consegnato il Veneto al centrosinistra dopo decenni di strapotere di centrodestra. 

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Nel frattempo lo strappo in Regione rischia di avere ripercussioni anche a Roma. Tra Camera e Senato i parlamentari veneti sono una decina. Quasi tutti su posizioni tosiane. Alcuni rivelano il fastidio per la gestione della vicenda delle Regionali. C’è chi non ha gradito le ingerenze di Salvini e chi non digerisce il commissariamento della segreteria ad opera di Dozzo. «Chi tira per la giacchetta un lombardo per risolvere una questione interna al Veneto forse non è un vero autonomista» si sfoga uno di loro. In caso di rottura sono tutti pronti a lasciare il gruppo? Qualcuno, interpellato, non lascia spazio a dubbi. «Se Flavio decide di andare da solo, noi lo seguiamo». Per il Carroccio sarebbe un danno d’immagine non da poco. In realtà, racconta chi conosce bene gli equilibri interni, una migrazione compatta verso il gruppo misto è tutt’altro che scontata. Ma la questione sembra allargarsi pure ad altre regioni. Gli iscritti ai Fari di Tosi sono tanti. Dalla Lombardia fino al Piemonte. Al Pirellone spiegano che più di un assessore della giunta Maroni sarebbe dalla parte del primo cittadino. Non solo. Una rottura creerebbe non pochi problemi nelle amministrazioni gestite dal Carroccio, che dopo gli scandali degli scorsi anni si sta riprendendo nei sondaggi grazie a Salvini. Il segretario della Lega Nord compie gli anni lunedì 9 marzo, spegnerà 42 candeline. Il regalo sarà la testa di Tosi? Nel frattempo la guerra di nervi continua. E intanto il Partito Democratico Veneto inizia a fregarsi le mani. Se Zaia era dato quindici punti avanti alla Moretti, ora la guerra padana rischia di aver riequilibrato la partita. 

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