mercoledì 4 marzo 2015

La classe non è acqua. Il peggiore politico della prima repubblica è 10 volte più capace di questi quattro ignoranti con a capo Salvini e Centinaio.

Fini: «Salvini non è la Le Pen, non governerà mai»

«Renzi non ha alternative credibili. Il mio errore? Fare un partito con Berlusconi»
Andreas Solaro/Afp/Getty Images

Andreas Solaro/Afp/Getty Images

   
La destra in Italia non esiste. Ne è convinto Gianfranco Fini, il leader politico che ha traghettato il Movimento Sociale in Alleanza Nazionale sdoganando decenni di storia politica. Scomparsa una destra moderna, europeista, di governo, ora quello spazio è rimasto «desolatamente deserto». E la prima conseguenza è l’assenza di «un’alternativa credibile a Matteo Renzi». Fini non sembra riporre troppe speranze in Forza Italia, «un partito legato agli umori e agli interessi di Silvio Berlusconi». Né alla nuova esperienza politica di Matteo Salvini. «Quello della Lega è un evidente tentativo di occupare lo spazio lasciato vuoto da altri. Ma il suo resta un progetto a vocazione minoritaria. Anche Salvini sa che non governerà mai l’Italia». Ancora in campo per contribuire “culturalmente” alla nascita di una destra alternativa, Gianfranco Fini ragiona sullo scenario politico attuale e futuro. Con un unico rimpianto legato al passato. Non c’entrano il sostegno a Mario Monti e l’esperienza di Futuro e Libertà.  «Nel 1993 abbiamo accettato la sfida, dando vita a una destra di governo. L’errore che ancora non mi perdono è stata la nascita del Popolo della Libertà».
Presidente Fini, attualmente è impegnato con l’associazione LiberaDestra, come nasce questo progetto? 
Nasce con la volontà di dare un contributo di carattere culturale per l’azione politica di una destra alternativa a quella attualmente in campo. 
Partiamo dallo scenario attuale in Italia. La realtà più interessante è probabilmente il nuovo movimento di Matteo Salvini.
L’Unione europea è malata? Serve una medicina, servono riforme. L’uscita dall’euro è una stregoneria
Quello di Salvini è un evidente tentativo di occupare lo spazio lasciato desolatamente deserto da altri. E bisogna dire che lui riesce a intercettare pulsioni, timori e in qualche modo anche le aspettative di un popolo di destra. Ma lo fa offrendo proposte sbagliate. I grandi temi sono soprattutto il rapporto con l’Unione Europea e il tema dell’immigrazione. Ma la malattia non si cura con un esorcismo. L’Unione europea è malata? Serve una medicina, servono riforme. L’uscita dall’euro è una stregoneria. Per quanto riguarda il tema dell’immigrazione, non si possono chiedere blocchi navali. Piuttosto un maggiore coinvolgimento di tutta l’Ue per affrontare il problema. Eppure nel silenzio di altri, oggi l’unica voce a destra resta quella di Salvini.
In politica si può dire tutto e il suo contrario. Anche passare dalla secessione al nazionalismo?
Questa è stata una conversione a U molto rapida e altrettanto strumentale. Anche perché Salvini è un esponente storico della Lega. E tutti ci ricordiamo cosa pensava la Lega del Meridione. Per anni hanno auspicato la secessione per portare il Nord in Europa. Adesso vogliono liberare le Italie - dicono proprio così - dal giogo di Bruxelles. 
Non si può negare l’intuizione di Salvini. Occupando uno spazio politico preciso, presto potrebbe diventare l’unica alternativa a Renzi.
È uno dei paradossi di questa situazione: il miglior alleato di Renzi è proprio Matteo Salvini. Perché gli consente di dormire sonni tranquilli, tra due guanciali. Del resto per molti elettori moderati sarebbe impossibile votare per lui. Vede, quello di Salvini è un fenomeno molto diverso dal lepenismo. Marine Le Pen si è presentata in Francia avanzando una candidatura credibile. Matteo Salvini è in crescita nei sondaggi, ma il suo progetto resta a vocazione minoritaria. Anche lui sa che il Paese non lo governerà mai. E da questo punto di vista, per Renzi, potrebbe rappresentare un’assicurazione sulla vita.
Il progetto di Salvini cresce, lo dicono anche i sondaggi. Ma è convinto che potrà avere successo anche al Sud?
Non bisogna sottovalutare un fenomeno tipicamente italiano: la specialità di salto in corsa sul carro del vincitore. Se ci fosse un riconoscimento olimpico sono certo che troveremmo sempre tre connazionali sul podio. Faccio mia una micidiale battuta di Storace. Ormai al Sud, per molti politici, siamo al “Si Salvini chi può”.
E poi c’è la destra rappresentata da Silvio Berlusconi. 
In Forza Italia ormai tutto è legato agli umori e agli interessi di Berlusconi. Interessi anche legittimi, sia chiaro. Ma riferiti più alla persona che al bene comune. Penso alla vicende delle sue aziende o della sua agibilità politica. Come hanno detto alcuni esponenti di Forza Italia, ormai il partito si è ridotto a un grande club Forza Silvio. 
Ammetterà che il dato sulla longevità politica di Berlusconi è incredibile…
Certamente. È un personaggio entrato a pieno diritto nei libri di storia italiana. Un fenomeno irripetibile. E come tutti i fenomeni, caratterizzato da parabole ascendenti e discendenti. Al momento mi sembra sia in discesa, e non certo per un dato anagrafico. Rispetto a venti anni fa è cambiato lo stesso contesto sociale. 
Da una destra all’altra. In passato qualcuno ha accusato anche Renzi di essere un politico di destra. Solo polemica?
Ma no. Renzi è molto pragmatico, ha capito che le etichette di destra e sinistra sono logore e non ha paura di contaminare la sinistra. Non a caso nel suo partito lo hanno spesso accusato di voler determinare una mutazione antropologica della sinistra. Nel suo compito è agevolato dal fatto che non esiste un’alternativa credibile. Anche per questo può parlare di “Partito della Nazione” con evidenti incursioni nel pantheon culturale della destra. Ma il problema non è Renzi. Semmai è quello di un sistema di democrazia dell’alternanza dove c’è solo un soggetto in campo.
Quella che manca, invece, è una destra moderna, europeista, di governo?
Il lepenismo dice: "La Francia è dei francesi”. Il neogollismo risponde: “La Francia è di chi la ama”. In Italia siamo pronti?
Una destra di questo tipo non nasce nei caminetti tra ex dirigenti né nelle alleanze di convenienza sulla legge elettorale. Nasce dall’impegno dei giovani, perché non ci sono uomini buoni per tutte le stagioni. Nasce da una chiarezza di contenuti e di programmi. Io conosco bene la Francia. Bene, lì il lepenismo dice: "La Francia è dei francesi”. Il neogollismo risponde: “La Francia è di chi la ama”. In Italia siamo pronti?
La transizione dal Msi ad Alleanza Nazionale aveva come aspirazione proprio la nascita di una destra moderna anche nel nostro Paese? 
«La propaganda è importante per riempire le piazze, per lanciare anatemi contro i propri avversari. Ma la politica è un’attività più complessa. Deve dare risposte ai problemi»
La destra di governo in Italia è nata dopo il grande successo alle amministrative del 1993. Penso al mio ballottaggio a Roma contro Rutelli, ma anche ai tanti sindaci eletti in tutto il Paese. Allora, la classe dirigente capì la necessità di accettare quella sfida. Gli italiani non volevano più una destra solo in grado di protestare, ma una destra capace di governare. Spiace che adesso molti di quei dirigenti se ne siano completamente dimenticati. Vede, c’è una grande differenza tra la propaganda e la politica. La propaganda è importante per riempire le piazze, per lanciare anatemi contro i propri avversari. Ma la politica è un’attività più complessa. Deve dare risposte ai problemi. Tsipras ne è un esempio. Ha vinto le elezioni in Grecia con un sogno, ma non appena è passato dall’azione di protesta a quella di governo, a Bruxelles è dovuto scendere a più miti consigli. 
Torniamo all’Italia. Se Alleanza Nazionale rappresentava la destra di governo che oggi manca, la fusione con il Popolo della Libertà è stata un errore?
È l’errore che non mi perdono. Bisognava rimanere diversi rispetto a Forza Italia, il progetto della casa comune è stato disastroso. La mia unica attenuante? In quel periodo era nato il Partito democratico. Walter Veltroni diceva che non avrebbe mai fatto alleanze con Rifondazione Comunista, si parlava di intese solo tra soggetti omogenei. Forse era illusorio esportare anche destra quel modello. Ma la logica c’era. 
Dal bipolarismo a tripolarismo. Ma adesso, escluso Salvini, non c’è il rischio che Renzi occupi tutta la scena politica?
Al momento è l’unico soggetto in campo che agisce in una logica del Partito della Nazione. Questo non vuol dire che occuperà necessariamente tutta la scena. Renzi, ad esempio, non avrà alibi per i suoi errori. Non potrà dire che l’opposizione gli ha impedito di governare. Certo, in Italia è molto debole la democrazia dell’alternanza. È una questione di sistema. È la debolezza di una democrazia, come la nostra, che lega la partecipazione politica dei cittadini ai partiti. Forse non è il caso di scomodare Zygmunt Bauman e il partito liquido. Ma credo che l’idea di valutare forme di partecipazione che prescindano dalle logiche di partito debba essere presa in considerazione. 

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