lunedì 2 marzo 2015

All'interno delle parole di tosi ci sono i conflitti che nel futuro vedremo acuirsi.

Salvini ce l'ha duro. Il leader della Lega umilia Tosi, commissaria il Veneto e su Zaia non tratta con Forza Italia

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SALVINI

A strappi. Al colpi di prendere o lasciare. È più di una prova di forza quella che va in scena al “federale” della Lega. Matteo Salvini blinda all’unanimità la candidatura di Zaia alle regionali, con chi ci sta. Convinto che possa vincere anche da solo, con una lista della Lega e una “lista Zaia”. E Matteo Salvini fa sentire il pugno di ferro al grande oppositore Tosi: “Flavio Tosi deve scegliere tra il Movimento e la Fondazione a cui fa capo”. Altrimenti è fuori. Una settimana per scegliere. Non un giorno di più. Tosi dalla sua ha risposto in serata ammettendo di aver incassato il pugno: "Oggi ha vinto Via Bellerio sulla Liga Veneta, se proprio vogliamo.., che abbia vinto il Veneto la vedo un pò dura. Lasciare? Devo decidere cosa fare, ci ragionerò a mentre fredda".
Non sarà un’espulsione, ma ci manca davvero poco. Nel senso che a questo punto tocca al sindaco di Verona scegliere se rimanere all’interno del suo partito o dar vita a un terzo polo candidandosi alle regionali. La mossa per sterilizzare il suo potere interno è, di fatto, un commissariamento del Veneto. Anche se Salvini, nella conferenza stampa alla fine della riunione, parla non di un “commissario”, ma di un “mediatore” mandato a gestire le candidature in Veneto, Giampaolo Dozzo, ex parlamentare trevigiano: “Dozzo – dice Salvini – è un veneto che aiuterà Tosi, Zaia e Salvini a trovare una soluzione. E’ un mediatore che avrà l’ultima parola”.
Questione semantica. Nella sostanza viene tolto a Tosi il potere sulla Liga Veneta. È questo lo strappo vero. C’è chi nota che la scelta è perfida davvero perché, formalmente, è inappuntabile: “Matteo non ha spedito un commissario da un’altra regione, uno ‘straniero’, ma un veneto”. È una scelta che smonta la principale obiezione di Tosi, che in questi giorni ha ripetuto: “Lo Statuto della Lega dice che i candidati e le alleanze le decidono i territori e non Milano. Dopodiché il consiglio federale è sovrano”. Ecco, pare una questione “tecnica”, ma la sostanza politica della vicenda è enorme. Salvini non tratta, si prende il potere di fare le liste, di stabilire cioè quali sono gli uomini che, in caso di vittoria, governeranno la regione per i prossimi anni. Perché la battaglia di Tosi ruotava attorno a un obiettivo: la possibilità di presentare una sua lista a sostegno di Zaia. Un modo per contarsi e chiamare a raccolta i suoi, ma anche per giocare un ruolo politico nel futuro: “Flavio – spiegano i ben informati – finisce il secondo mandato da sindaco tra due anni e non è più ricandidabile per il terzo. La lista per lui è una questione di sopravvivenza politica”
All’unanimità – o quasi: i contrari si contano sul palmo di una mano - il “federale” mette Tosi di fronte a un aut aut. È il primo effetto del Salvini day di sabato: la Lega dei muscoli e delle prove di forza. Pare anche pagare nei sondaggi visto che secondo quello dato da Enrico Mentana nel corso del suo tg la Lega sarebbe salita al 16 per cento. Ed è pesantissima la condizione posta a Tosi: “Flavio Tosi – dice Salvini in conferenza stampa - deve scegliere tra il Movimento e la Fondazione a cui fa capo”. Movimento e Fondazione sulla carta non sono entità ostili. Anzi, Tosi diede vita alla sua fondazione proprio ai tempi della segreteria Maroni, sulla base di una sorta di patto a tre proprio con Maroni e Salvini. Un patto secondo il quale Salvini sarebbe diventato segretario col sostegno della Liga veneta e Tosi sarebbe stato un attore della politica nazionale in materia di alleanze. E anche un potenziale candidato premier in un centrodestra nuovo e fondato sulle primarie.
L’aut aut è dunque una condizione sinonimo di umiliazione. Chi ha sentito Tosi racconta che si prenderà qualche giorno per riflettere. Salvini è convinto che, anche se dovesse strappare e formare un terzo polo con Passera e Alfano, non avrà la forza di indebolire la candidatura Zaia. Anche perché attorno a Zaia c’è una forte spinta anche dei dirigenti veneti di Forza Italia più veloci nelle decisioni rispetto ai vertici nazionali, ingabbiati nella ricomposizione di un risiko regionale: “Mi auguro che Zaia – dice Giovanni Toti - rivendichi e valorizzi quanto fatto fino ad oggi e difenda la coalizione con la quale ha governato con ottimi risultati”. Tradotto significa che Forza Italia chiuderebbe pure ma il problema è il veto di Salvini su Ncd in Veneto che complica la chiusura dell’accordo in Campania, dove l’alleanza tra Forza Italia e Ncd è nelle cose. Dei guai in casa altrui importa poco al leader della Lega, convinto che alla fine Forza Italia avrà interesse a sostenere Zaia. L’ultimo sondaggio dice che il governatore uscente è oltre il 45 per cento nei consensi. Il partito di Berlusconi sotto l’otto, mentre Tosi non pervenuto. Al momento il prendere o lasciare paga.

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