giovedì 5 marzo 2015

Non amo la lega nord e mai la voterò. Non vi è dubbio che tra Tosi e Salvini vi è la stessa differenza che poteva esserci tra De Gasperi e Masaniello. Ovviamente De Gasperi non è Salvini.

Lega Nord, Flavio Tosi pronto al divorzio con Salvini e a candidarsi. Incassato il sostegno di Alfano. A giorni l'annuncio

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FLAVIO TOSInt
Questione di ore, ma ormai il dato è tratto: “A queste condizioni, spacco. Quello che hanno fatto è inaccettabile”. Flavio Tosi è pronto. Ne ha già parlato lunedì con Angelino Alfano, in un incontro al Viminale. Anche se per l’annuncio formale aspetterà lunedì, il giorno in cui scade l’ultimatum di Salvini. Ma in queste ore il progetto sta già prendendo forma. Con Tosi che si candida in Veneto contro Zaia e la Moretti. In regione è nato il nuovo gruppo di tosiani, “Impegno veneto”: “Tanti moderati – dicono tre consiglieri regionali - non voterebbero Lega soprattutto dopo la svolta a destra”. Critiche analoghe a quelle che spingono il parlamentare Massimo Corsaro a lasciare Fratelli d’Italia che accusa la Meloni di essere “subalterna a Salvini e comprimaria a Casa Pound”.
Nei prossimi giorni l’annuncio di Tosi. E il minuto dopo arriverà il sostegno del partito di Alfano alla sua candidatura a governatore, con l’obiettivo di fare di due debolezze una forza. Mentre è più complicato, almeno così pare al momento, il rapporto con Corrado Passera e la sua Italia Unica. In un tweet Passera, proprio oggi, ha fatto sapere che non presenterà liste alle regionali per questioni di coerenza visto che il suo partito ha tra i punti di programma l’abolizione delle regioni. Tuttavia, con Tosi e altri, resta il “dialogo” sulla prospettiva. L’ex ministro dello Sviluppo è convinto che la legislatura durerà fino al 2018. Pure l’intervista di Beppe Grillo al Corriere è stata letta come una conferma di questa previsione: “Ha capito che non si vota e si è messo a fare politica” dicono nelle sede di Italia Unica a via Po. 
C’è tempo per aprire il più classico dei cantieri, perché nel centrodestra può davvero succedere di tutto, soprattutto di fronte al crollo di Forza Italia. Tosi invece ha fretta. Accelera in vista delle regionali, prepara lo strappo: “Come fa ormai a fidarsi di Salvini e del gruppo dirigente di questa Lega?” racconta chi ne ha raccolto gli sfoghi. Raccontano che quello che sta accadendo è l’ultimo atto di una scelta che Salvini ha compiuto da tempo. Da quando cioè avrebbe ignorato le prime richieste di incontro già a settembre dell’anno scorso per poi proseguire con una “campagna mediatica” e da ultimo con la presa della Liga Veneta. E soprattutto con l’aut aut sulla fondazione: “Ma si ricorda come e perché è nata la mia fondazione?” ripete Tosi. Che capovolge l’accusa di tradimento: “La fondazione non è mica una struttura clandestina o sovversiva che vuole indebolire la Lega. La fondazione nacque il 6 ottobre del 2013, prima che Salvini diventasse segretario”. E prima che fosse siglato il “patto” a tre con Maroni e Salvini. 
Secondo quel patto, Maroni prevedeva una successione ordinata in base alla quale Salvini sarebbe diventato il leader della Lega e Tosi, allora più vicino a Maroni rispetto a Salvini avrebbe avuto un ruolo da protagonista – anche attraverso la sua fondazione – nel dibattitto politico nazionale, dove la proposta era “primarie” per scelta del candidato premier e candidatura di Tosi alle primarie. È questo il tradimento di cui parla Tosi. Ora servirebbe un miracolo per evitare l’uscita. Ma di miracoli se ne vedono pochi. Negli ultimi giorni sono cadute tutte le ipotesi di mediazione, da quella di Bossi e quella di Giorgetti: “C’è poco da dire – spiegano i tosiani – siamo di fronte a un tentativo di strumentalizzazione. Noi non abbiamo mai discusso la candidatura di Zaia, come si vuole far passare. Noi abbiamo solo chiesto di presentare più liste a favore del governatore, anche civiche, ma ci è stato risposto con il commissariamento e, di fatto, con l’espulsione”. Ore complicate per Tosi, tese. Roberto Maroni, che pure gli vuole bene, ripete: “Spero che non se ne vada, sarebbe un danno per la Lega ma anche la sua fine politica”. Il diretto interessato la vede così: “Se resto dentro è finita. Se vado via rischio ma me la gioco”. Questione di giorni. Il dado è tratto.

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