Alitalia, il nuovo ultimatum di Etihad: «Risposte entro il 31 luglio»
In una lettera inviata ai vertici della compagnia italiana, l'ad Hogan chiede di chiarire sui nodi irrisolti. Entro 48 ore. Oggi giornata decisiva
Nel giorno in cui le Poste dicono sì ad un investimento in Alitalia maggiore rispetto alla propria quota di capitale, il principale protagonista dell’operazione per salvare la compagnia aerea italiana, Etihad Airways, ribadisce l’ultimatumal 31 luglio per chiudere l’intesa tra le parti. Non si sono ancora risolte per il meglio le trattative che dovrebbero evitare il crac alla società di bandiera italiana.
LA LETTERA DI ETIHAD AD ALITALIA – La svolta sembrava arrivata in mattinata. Ma una mail dell’amministratore delegato di Etihad James Hoganinviata all’ad di Alitalia Gabriele Del Torchio e al presidente Roberto Colaninno ha ancora una volta reso tutto più incerto. La compagnia di Abu Dhabi ha chiesto più soldi per la «messa in sicurezza» della vecchia Alitalia, condizione che sarebbe necessaria per investire nella «nuova» compagnia. Senza garanzia sui fondi, insomma, «le parti non saranno nella posizione di concludere la transazione», ha fatto sapere Hogan. Ma non solo. L’ad di Etihad ha chiesto risposte su alcuni punti dopo che Poste ha proposto una struttura societaria per realizzare il suo investimento: «Una decisione finale sulcontenzioso con Toto, la conferma di un accordo finale con i sindacati, la conferma di via libera preliminare della Ue relativamente agli aiuti di Stato o altrimenti che la Nuova Alitalia sarà garantita contro ogni reclamo».
I NODI DA RISOLVERE – In altre parole l’investore arabo non intende rischiare di ritrovarsi in futuro a pagare sanzioni inattese, sia nei confronti dell’Europa che sul fronte sindacale o ad altre società con le quali c’è un contenzioso aperto. E lo fa sapere a chiare lettere. Al governo, quindi, non resta che allarmarsi. Per oggi è stato convocato un vertice a Palazzo Chigi per fare il punto sulla situazione a poco più di 24 ore dalla scadenza dell’ultimatum e per provare a sciogliere una volta per sempre i nodi rimasti ancora irrisolti. Sul fronte di Poste Italiane, come detto, la svolta è arrivata ieri con la conferma della disponibilità a partecipare con 65 milioni di euro all’aumento di capitale di 250 milioni, quindi oltre la quota di capitale posseduta e pari al 19,48% (investimento che dovrebbe avvenire in una midcompany, una società di mezzo tra la vecchia Alitalia e la newco in cui Etihad entrerà con 560 milioni per ottenere il 49% del capitale). Ma resta da capire ancora quanti dei vecchi soci parteciperanno insieme a Poste all’aumento di capitale di 250 milioni.
GLI SCETTICI – Non mancano gli scettici. L’associazione dei consumatoriAdusbef si dice preoccupata per l’utilizzo dei risparmi degli italiani nelle mani di Poste per salvare Alitalia e ha presentato due esposti in merito. Uno all’Antitrust Ue, per aiuti di Stato, ed uno alla Corte dei Conti, per danno erariale. Sul fronte sindacale, intanto, la Uil continua a ribadire il proprio no al piano di tagli dell’azienda, cui hanno invece detto sì Cgil, Cisl, Ugl ed altre sigle, precisando che comunque il suo parere contrario non dovrebbe ostacolare i piani e che non si tratta ad un no all’investimento di Etihad.
(Foto copertina: Roberto Monaldo / LaPresse)
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