La difficoltà di conciliare famiglia e lavoro in Italia
Il problema non è la maternità ma i congedi parentali aggiuntivi e la mancanza di asili nido
L’Italia è spesso criticata per l’assenza di politiche familiari che aiutano le donne a conciliare vita famigliare e lavoro. Le maggiori mancanze non sono tanto nella lunghezza del congedo di maternità, che si assesta sulle 21 settimane, 16 se conteggiate infull-rate equivalent (cioè con stipendio senza alcuna penalità), ma nei congedi parentali che seguono la maternità. Confrontata con altri paesi Ue, l’Italia offre un numero di settimane esiguo, pari a 26, 8 in full-rate equivalent, nel periodo successivo ai primi mesi di vita del neonato. Se abbinato all’assenza di asili nido e di altre strutture di supporto alla custodia dei figli, ciò obbliga spesso le donne alla difficile scelta di dedicarsi esclusivamente alla famiglia o al lavoro. Questo aspetto non è il solo a determinare il basso tasso di natalità italiano, ma ha certamente un effetto negativo sul tasso di partecipazione al lavoro delle donne italiane che, soprattutto al Sud, ma anche in parte del Nord, è su livelli bassi. In una società in cui le abitudini e le consuetudini sono fortemente cambiate, lasciare che siano solo le famiglie di origine dei due genitori a prendersi cura dei nipoti non sembra più essere un soluzione ottimale per coniugare lavoro delle donne e maternità.
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