Alitalia, Lupi ai sindacati: “O con Etihad o il baratro”.
di Marco Esposito - 26/07/2014 - Il ministro invita tutti alla responsabilità: "L'alternativa è tra 1000 o 15.000 esuberi"
Il Ministro Maurizio Lupi richiama i sindacati alla responsabilità. Lo prima in un’intervista a Repubblica, ricordando che il tempo per salvare Alitalia sta finendo: «L’accordo fra Alitalia ed Etihad va fatto entro la fine della prossima settimana. Visti i 569 milioni di perdite del bilancio 2013 non c’è un minuto in più da perdere». Lupi avverte: «Non c’e’ un piano B. Se salta questa intesa, salta la possibilità di salvezza e di sviluppo e si va verso il baratro. Continuo a credere che l’accordo debba essere fatto e sono convinto che se tutti si assumeranno le proprie responsabilità sarà fatto», scandisce Lupi.
Il ministro conferma che non è stato posto alcun aut aut, per il momento «Etihad non ha dettato ultimatum perché le condizioni stabilite e gli accordi presi sono chiarissimi, non c’e’ altro da aggiungere». La questione non riguarda ormai solo Alitalia - sottolinea Lupi – ma l’Italia intera, la sua credibilità, la sua capacità di attrarre investimenti dall’estero. E’ importante firmare entro la fine del mese perché poi ci saranno altri passaggi da compiere».
Arrivando poi all’assemblea di NCD Lupi è tornato sull’argomento, continuando a richiamare soci e sindacati alla responsabilità. Soprattutto Lupi ha invitato i sindacati a superare le divisioni sulla rappresentanza nella futura società: «Non c’è un piano B, c’è solo un piano A: l’Alitalia può diventare la prima compagnia al mondo oppure 15mila lavoratori vanno a casa. L’ho anche detto al premier Renzi oggi: o c’è lo sviluppo e la crescita della compagnia, oppure l’azienda non ci sarà più», ha precisato Lupi aggiungendo che «solo un marziano potrebbe riuscire a capire le polemiche sulla rappresentatività sindacale. C’è da chiedersi chi si rappresenterebbe se un’azienda non dovesse esserci più». Infine il ministro ha precisato di essere ancora ottimista sul fatto che la prossima settimana «si chiude. Ormai non ci si può più girare intorno, il tempo è scaduto è il momento della responsabilità».
Roberto Monaldo / LaPresse
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