sabato 21 dicembre 2013

Un'analisi da leggere con molta attenzione.

Il Grillo parlante: un’analisi linguistica del V3Day

Pubblicato il 20 dicembre 2013 da Giovanni Laccetti 
Il Grillo parlante: un’analisi linguistica del V3Day.
Dopo aver analizzato il linguaggio dei principali esponenti del panorama politico italiano, giova confrontarsi anche con i discorsi di chi, da fuori dal Parlamento, anima il dibattito sulla Cosa Pubblica con toni e modalità che ad un rappresentante delle Istituzioni sarebbero certamente preclusi. Parliamo naturalmente di Beppe Grillo, del quale abbiamo scelto il discorso pronunciato il primo dicembre in occasione del V3Day.
Il testo è estremamente semplice e totalizza, sull’indice Gulpease, un invidiabile 57. Il numero rappresenta un testo leggibile dai 14,3 anni, ancora difficile per chi possegga la sola licenza media ma comodamente comprensibile dopo il biennio delle superiori.
analisi
Il dato che sorprende è il confronto con Renzi: il neosegretario del PD, infatti, durante il confronto Sky prima del voto aveva totalizzato 58,8 punti (13,8 anni per capire tutto), riuscendo a confezionare dunque un discorso ancora più semplice di quello del comico genovese famoso per riuscire a raggiungere il suo pubblico con un linguaggio comprensibile e diretto.
Il fronte più interessante dell’analisi sul testo grillino è però quello dell’estrazione terminologica: le cinque parole che emergono incrociando frequenze e ranghi sono eurocazzogentesoldo, e cosa. Il dato meramente quantitativo conferma dunque l’impressione di molti: Grillo sceglie di parlare non solo alla pancia dell’elettorato (al sottopancia, a ben guardare: la settima parola per importanza è culo) ma anche – soprattutto – alla tasca. L’ossessione è tornare a star beneliberandosi da ciò che viene identificato come causa di tutti i mali: non l’Europa in sé ma l’Unione Monetaria; l’euro.
estrazione
Passando all’estrazione dei sintagmi troviamo reddito di cittadinanzaposto di lavoro,introduzione dell’euromultinazionali nel mondomilioni di euro: i primi due sono i punti programmatici, invocati; il terzo è sempre connotato negativamente, così come il quinto: insieme, rappresentano per Grillo i nemici da abbattere, cioè la moneta europea e il finanziamento pubblico ai partiti. Importante anche il riferimento continuo alle “multinazionali del mondo”, dalle quali è importante difendersi e alle quali si deve sfuggire.
Stupisce la sostanziale coincidenza tra i singoli termini rilevanti e i sintagmi estratti: pur riuscendo a mimare l’impressione di un discorso pronunciato di getto, composto all’impronta, Grillo recita in realtà un copione molto preciso fatto di riferimenti testuali scelti con cura e mai casuali.
Le uniche parti nelle quali la leggibilità tende a scendere riguardano le statistiche dell’Ocse, le previsioni degli economisti e le strategie delle multinazionali della comunicazione: tre punti sui quali Grillo batte ma complicando la sintassi, contorcendo le frasi per veicolare, più che un messaggio chiaro, l’impressione che qualcosa che sta al di là delle nostre capacità di comprensione non vada per il verso giusto.
proiezione
In conclusione, ci troviamo davanti ad una sofisticata macchina di comunicazione, studiata a tavolino parola per parola o – per lo meno – frase per frase. I continui fraintendimenti della stampa sono evidentemente congegnati a priori e ogni sfumatura del discorso si trova esattamente dove dovrebbe essere e suona esattamente come si vuole che suoni (Berlusconi, in confronto, è un dilettante che punta sulla spontaneità). Il fatto che un apparato del genere si fronteggi oggi con l’equivalente renziano, altrettanto competente e agguerrito se non – almeno in questa prima fase – di più, ci regalerà certamente, nel prossimo futuro, una delle più appassionanti sfide a colpi di slogan degli ultimi anni.
Solo ci spiacerebbe dover aggiungere, tra qualche tempo, “a scapito dei contenuti”.

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