"Le leggi in vigore non consentono l'espatrio del condannato". Per ora è questa la posizione dell'autorità giudiziaria riguardo alle smanie di Silvio Berlusconi, che vorrebbe salire su un aereo e volare a Bruxelles per partecipare al vertice di domani del Partito Popolare Europeo, a cui è invitato insieme ad Angelino Alfano e a Pier Ferdinando Casini. Al Cavaliere, però, in seguito alla condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale, è stato ritirato il passaporto. E dunque, in attesa della sua messa in prova ai servizi sociali (10 mesi al netto dell'indulto e della liberazione anticipata per buona condotta), sarebbe teoricamente impossibilitato a lasciare l'Italia.
Come scrive oggi il Corriere, Berlusconi non si sarebbe ancora arreso all'idea di dover restare a terra. I suoi avvocati stanno provando a convincere i magistrati a chiudere un occhio argomentando che, trattandosi di area Schengen, "si applicano le regole europee sulla libera circolazione delle persone, e non le leggi nazionali precedenti allo stesso trattato di Schengen". La prima risposta della Procura di Milano è stata negativa. Berlusconi, infatti, non solo non ha più il passaporto, ma la sua carta d'identità porta anche il timbro "non valida per l'espatrio".
Su questo, infatti, la legge nazionale (risalente al 1967) è molto chiara e non consente deroghe. Berlusconi non vuole forzare la mano - sa che in questo momento non gli conviene - e quindi non partirebbe mai senza un via libera formale (anche perché in quel caso si potrebbe trattare di un espatrio senza permesso, alias una fuga).