“Il partito? Gli voglio bene, figurarsi se mi sta antipatico, ma siamo matti? Dove andremmo senza partito… però per gli organigrammi aspettiamo…”. “Brunetta? Sì, il mandato a trattare con Renzi sulla legge elettorale gliel’ho dato io, quindi ha fatto bene, però sono seccato dal comportamento di chi ha ricevuto un mandato a trattare riservato e si fa scoprire dai giornalisti”.
Questo, in sintesi, il dietro-le-quinte del ‘Berlusconi-pensiero’ di oggi sia rispetto agli assetti interni, che ancora non vengono decisi dal Cav (è dalla scissione di Alfano che il ‘comitatone’ di circa trenta nomi è nel freezer…) sia rispetto al caso del giorno che ha investito come un ciclone Forza Italia, attirando sul povero Brunetta le ire – seppur anonime – di mezzo partito.
Il capogruppo alla Camera di Forza Italia e Dario Nardella, braccio destro di Matteo Renzi e tra suoi plenipotenziari più fidati nelle trattative delicate, “dovevano vedersi in segreto e lontano da occhi indiscreti”, ha rimbrottato il Cav lo stesso Brunetta quando lo ha visto, a ora di pranzo, in un vertice che comprendeva i soli capigruppo di Camera, Senato (Romani) e Verdini.
Colonnelli e peones azzurri a microfoni spenti consegnano il loro malumore perché non erano stati minimamente informati sia perché ritengono che “Renato magari ci capisce di legge di Stabilità e di economia, ma di legge elettorale non ne sa ben nulla, è la persona meno indicata per trattare sul tema, eppoi vuole solo stare sempre e solo lui, al centro dell’attenzione. Basta!!!”.
Peraltro, anche sul ‘merito’ – e cioè su una trattativa sulla legge elettorale che avrebbe per oggetto, appunto, un sistema ben preciso, il Mattarellum – dentro FI ben pochi sono convinti che sia la strada giusta da imboccare. Denis Verdini, motore primo immobile non solo dell’organizzazione del partito ma anche ‘mago dei numeri’ azzurri come dei sistemi elettorali, predilige – e non da oggi - il sistema ispanico (collegi o circoscrizioni piccole ritagliate sulle attuali Province, primo turno a base proporzionale e poi, casomai, apertura a un eventuale ballottaggio e/o doppio turno) e il suo braccio destro, il responsabile elettorale Ignazio Abrignani, pure. Abrignani che, in seguito alle polemiche che hanno investito il Cav da parte del Csm, il quale accusa Berlusconi di “denigrazioni inaccettabili” e dopo le parole “ormai non più da garante che ogni giorno dice Napolitano” non esclude la possibilità che presto Forza Italia ne chieda l’impeachment.
Morale: se la ‘pratica’ legge elettorale è stata riaffidata ai due capigruppo e agli esponenti azzurri nelle commissioni Affari costituzionali anche al fine di ‘raffreddare’ la levata di scudi interna anti-Brunetta che ieri si è sollevata, la chanche di una crisi di governo e di elezioni anticipate “al più presto” (cioè non oltre maggio 2014, quando si voterà per le Europee) è e resta l’obiettivo politico numero uno del Cavaliere. Con chi, a candidato premier, visto che Berlusconi stesso sarà a lungo incandidabile? Alfano? “Sì – dice il Cav ai suoi, gettandoli di nuovo nello sconforto - se solo si decidesse a ‘staccare la spina’ a Letta, così magari in un colpo solo pensioniamo anche Napolitano che si dimetterebbe, perché di quei due non ne posso più, Alfano lo incoronerei subito candidato premier del mio, di ‘Nuovo Centro-destra’, e vinceremmo le elezioni! Altrimenti dovremmo trovare un volto bello, giovane e nuovo come quel gelataio di Grom…”.
Insomma, tra arrivo a palazzo Grazioli in mattinata, riunione dello stato maggiore del suo partito a ora di pranzo, qualche ora di relax con gli affetti più cari e, a tarda sera, la consueta ‘bicchierata’ con deputati e senatori di Forza Italia nella nuova sede splendente di Piazza Santa Maria in Lucina, ‘l’aria che tira’ dentro Forza Italia è tutto tranne che natalizia e festosa.
L’altra causa di ormai endemico malumore interno al partito degli ‘azzurri’ è dato dalla necessità – dai parlamentari ritenuta ‘urgente, urgentissima’, da Berlusconi per nulla – di procedere alla nomina dei nuovi responsabili e dei nuovi incarichi del partito. “Silvio è concentrato solo sui suoi Club – sospira una qualificata fonte berlusconiana – e non gliene importa nulla né di noi né del partito. Oggi, per la prima volta, ha mostrato qualche vago interesse ai coordinamenti regionali, azzerati a loro volta, ma di incarichi nazionali e operativi non ha parlato e non lo farà fino a dopo le vacanze”. Morale: Forza Italia resterà a galleggiare in uno stato gassoso o liquido fino a ben oltre le feste di Natale, se non direttamente dopo l’Epifania.
Eppure, la cosa singolare è che, “sui territori, diversa gente bussa da noi”, spiega un esponente forzista romana, “sia da parte di alfaniani già pentiti che da parte dell’Udc”. Parte dell’Udc più moderata, e più vicina a Cesa, infatti, guarda con interesse crescente il nuovo partito di Berlusconi mentre in Calabria il giovane e brillante ex deputato Udc Roberto Occhiuto è passato in questi giorni in Forza Italia, portandosi dietro quadri e territori. Morale: “Silvio deve sapere che se vuole un partito forte, coeso e vincente ci deve rimotivare” – sbottano gli azzurri – perché le campagne elettorali come pure le manifestazioni di piazza le facciamo noi, mica i suoi Club!”.