"Farai sesso con me una volta a settimana". Il contratto shock tra assessore e segretaria
Abruzzo, trovato in una perquisizione. Luigi De Fanis (PdL), responsabile per la cultura alla Regione, è agli arresti per tangenti. "Lui era ossessionato da me, mi ha costretto, non ho potuto rifiutare". Le prestazioni venivano pagate con un forfait di tremila euro al mese (Di Giuseppe Caporale - Repubblica.it)
C'era un contratto sessuale in vigore negli uffici della Regione Abruzzo. Un documento vero e proprio. Lo aveva redatto e sottoscritto - nero su bianco -l'assessore regionale alla Cultura, Luigi De Fanis. E in quel contratto, il politico del Pdl, 53 anni, medico, eletto alla Regione a suon di voti, pretendeva sesso dalla sua segretaria. La donna doveva "stare insieme" all'assessore - è scritto testualmente nel documento - almeno quattro volte in un mese. Per fare "l'amore". Così è riportato nell'accordo in vigore da diversi mesi. Tutto avveniva in cambio di denaro: trentaseimila euro annui.
E lei, 32 anni, giovane e avvenente componente dello staff di De Fanis, che già aveva ottenuto da lui l'incarico di componente della sua segretaria particolare (da 1.200 euro al mese) peraltro senza vincere nessun concorso, quell'ulteriore contratto - questa volta sessuale - lo aveva firmato. E ne teneva una copia in casa.
Ed è proprio lì che, un mese fa, gli agenti della polizia giudiziaria della Procura di Pescara l'hanno trovato, seppur strappato in mille pezzi. Quando hanno varcato la soglia della casa della donna che si trova in un piccolo paese della provincia di Chieti, per notificarle un ordine d'arresto (con l'accusa di essere complice dell'assessore nel chiedere tangenti ai piccoli operatori culturali), gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno notato subito quei foglietti strappati e buttati nel cestino.
Ci sono poi volute alcune settimane per rimettere insieme i pezzi e valutare con attenzione il contenuto di quella "prova" e il suo reale significato. E la scoperta è stata sorprendente.
La conferma è poi arrivata, pochi giorni fa, dalla stessa segretaria, durante il suo ultimo interrogatorio. Incalzata dalle domande del pm Giuseppe Bellelli ha chiarito la natura di quel contratto. "L'assessore era ossessionato da me... - ha messo a verbale - mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura..." questa è stata la sua difesa. La sua spiegazione.
"Voglio uscire da questa storia, sono additata da tutti come "quella lì" e io non ha fatto nulla: però non ho preso un centesimo di quelle tangenti e ignoro cosa sia successo..." ha detto al pm. "Io avevo un lavoro nella sanità a tempo indeterminato ma, in quel periodo mi trovavo in una situazione particolare perché mia madre stava male. È stato De Fanis a propormi di fare la sua segretaria. Mi misi in aspettativa e accettai il lavoro perché avrei potuto gestire meglio i miei problemi perché dovevo lavorare per 3 giorni. De Fanis mi propose il lavoro, anche se non ho mai partecipato alle sue campagne elettorali, anzi io ho la tessera del Pd... "Il secondo contratto è stato poi un passaggio obbligato" (...in che senso, scusi? Pistola alla tempia? NdR), ha spiegato. La segretaria ha ammesso di aver avuto una relazione con l'assessore e di essere stata costretta a onorare quel contratto. "Vai a timbrare, poi esci e vai a farti bella", le diceva De Fanis al telefono, senza sapere di essere intercettato "poi ritorni e timbri. Basta che fai quattr'ore... Chi ti conta la jurnata... capit?".
"In Regione è una consuetudine timbrare e uscire per faccende personali - si è difesa la segretaria - Quando sono entrata lì nell'ottobre 2012 in molti facevano così. Io partecipavo a missioni, a riunioni esterne. Una volta sola sono andata dall'estetista. Anche i miei colleghi si comportavano così e non credevo di fare nulla di male..." (...mi scusi, Signora... Le prendeva uno stipendio dalla regione, faceva altro, e "non credeva di fare nulla di male"??? Ce la spiega meglio? NdR)
"Ora la mia vita è un incubo. Non vado più in giro per il mio paese. Ricevo telefonate anonime, gente che mi vuole incontrare, che mi insulta. L'impatto dell'arresto sulla mia vita è stato devastante, perché sono mamma di una bambina piccola". Certo è che dal verbale del suo interrogatorio è emersa con tutta evidenza la storia di un ufficio pubblico regionale - deputato a programmare i soldi da destinare al settore della cultura - trasformato in un'alcova. E asservito alle volontà dell'assessore. De Fanis ora dovrà rispondere anche di peculato perché come è scritto nelle carte dell'inchiesta avrebbe "utilizzato con la segretaria la macchina della Regione per viaggi privati a Roma e a Bologna dissimulando le finalità esclusivamente personali dietro la finalità istituzionale".
Ed è proprio lì che, un mese fa, gli agenti della polizia giudiziaria della Procura di Pescara l'hanno trovato, seppur strappato in mille pezzi. Quando hanno varcato la soglia della casa della donna che si trova in un piccolo paese della provincia di Chieti, per notificarle un ordine d'arresto (con l'accusa di essere complice dell'assessore nel chiedere tangenti ai piccoli operatori culturali), gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno notato subito quei foglietti strappati e buttati nel cestino.
Ci sono poi volute alcune settimane per rimettere insieme i pezzi e valutare con attenzione il contenuto di quella "prova" e il suo reale significato. E la scoperta è stata sorprendente.
La conferma è poi arrivata, pochi giorni fa, dalla stessa segretaria, durante il suo ultimo interrogatorio. Incalzata dalle domande del pm Giuseppe Bellelli ha chiarito la natura di quel contratto. "L'assessore era ossessionato da me... - ha messo a verbale - mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura..." questa è stata la sua difesa. La sua spiegazione.
"Voglio uscire da questa storia, sono additata da tutti come "quella lì" e io non ha fatto nulla: però non ho preso un centesimo di quelle tangenti e ignoro cosa sia successo..." ha detto al pm. "Io avevo un lavoro nella sanità a tempo indeterminato ma, in quel periodo mi trovavo in una situazione particolare perché mia madre stava male. È stato De Fanis a propormi di fare la sua segretaria. Mi misi in aspettativa e accettai il lavoro perché avrei potuto gestire meglio i miei problemi perché dovevo lavorare per 3 giorni. De Fanis mi propose il lavoro, anche se non ho mai partecipato alle sue campagne elettorali, anzi io ho la tessera del Pd... "Il secondo contratto è stato poi un passaggio obbligato" (...in che senso, scusi? Pistola alla tempia? NdR), ha spiegato. La segretaria ha ammesso di aver avuto una relazione con l'assessore e di essere stata costretta a onorare quel contratto. "Vai a timbrare, poi esci e vai a farti bella", le diceva De Fanis al telefono, senza sapere di essere intercettato "poi ritorni e timbri. Basta che fai quattr'ore... Chi ti conta la jurnata... capit?".
"In Regione è una consuetudine timbrare e uscire per faccende personali - si è difesa la segretaria - Quando sono entrata lì nell'ottobre 2012 in molti facevano così. Io partecipavo a missioni, a riunioni esterne. Una volta sola sono andata dall'estetista. Anche i miei colleghi si comportavano così e non credevo di fare nulla di male..." (...mi scusi, Signora... Le prendeva uno stipendio dalla regione, faceva altro, e "non credeva di fare nulla di male"??? Ce la spiega meglio? NdR)
"Ora la mia vita è un incubo. Non vado più in giro per il mio paese. Ricevo telefonate anonime, gente che mi vuole incontrare, che mi insulta. L'impatto dell'arresto sulla mia vita è stato devastante, perché sono mamma di una bambina piccola". Certo è che dal verbale del suo interrogatorio è emersa con tutta evidenza la storia di un ufficio pubblico regionale - deputato a programmare i soldi da destinare al settore della cultura - trasformato in un'alcova. E asservito alle volontà dell'assessore. De Fanis ora dovrà rispondere anche di peculato perché come è scritto nelle carte dell'inchiesta avrebbe "utilizzato con la segretaria la macchina della Regione per viaggi privati a Roma e a Bologna dissimulando le finalità esclusivamente personali dietro la finalità istituzionale".
Giuseppe Caporale
In questa brutta storia di una brutta Italia alla Alberto Sordi certamente avverto una repulsione per il rappredentante del PdL (Popolo dei Libertini?), nel ruolo del "potente" di turno che compra ciò che non riesce a conquistare, e lo compra coi soldi pubblici. Un uomo denza decoro, segna dignità, senza senso del ridicolo. Ma non riesco ad assolvere neanche la bella "sottoposta" (un tutti i sensi).
Non era una ridotta alla fame. Avevo un impiego a tempo indeterminato, e quando ha accettato quel contratto aveva l'età per sapete quello che faceva. Purtroppo di quanto si sia abbassata in Italia la soglia della "onestà percepita" lo si può dedurre da un paio di frasi:
"L'assessore era ossessionato da me... mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura..."
"In Regione è una consuetudine timbrare e uscire per faccende personali..."
Costretta? Consuetudine? Questa è l'Italia. Prendere un ricco stipendio per "timbrare e uscire" è una faccenda che viene derubricata da "furto" a"consuetudine". Firmare contratti "atipici" di quel genere viene definita "cosa che non si poteva rifiutare"
Si poteva, si poteva... Bastava dire NO, o far finta di dire si, conservare la documentazione, magari rubare qualche registrazione vocale col telefonino, o qualche foto, e poi andare alla più vicina Procura della Repubblica. O dai Carabinieri, ed "invitarli" al primo incontro previsto dal contratto "atipico".
Purtroppo siamo in Italia dove ormai tutti abbiamo imparato che con qualche prestazione extra una igienista dentale può diventare Consigliere Regionale, e altre nullafacenti possono ritagliarsi un appartamento in "comodato gratuito" più una paghetta da 2500 euri al mese, o un posto al parlamento europeo o - peggio - in qualche ministero. Un assessore Regionale che ritiene normale un "contratto" del genere, tanto da essere coì disinvolto da metterlo nero su bianco; e una donna giovane, ma non una bimbetta delle medie inferiori, che "si sente costretta" a firmare quel contratto.
Da questa storia usciamo tutti male: il potente un po' maiale, la tipica segretaria da "Travaso" d'antan, e noi, che da queste poco edificanti storie spesso estraiamo solo il lato boccaccesco, e ci lasciamo sfuggire il fatto di costume, l'amoralità ridotta a racconto da bar-sport, e l'Italia ridotta in macerie da 10, 1000, 100.000 di queste storie, e non dalle pensioni di reversibilità delle vedove, o dai sindacati brutti, sporchi e cattivi, come vorrebbe qualche nuovo genio della politica.
In fondo, il tizio è arrivato alla carica di assessore regionale non per mezzo di una pistola puntata alla tempia di qualcuno, ma per via elettorale. In fondo è vero. I politici sono i "rappresentanti" del popolo. Nel senso che "rappresentano" perfettamente il "sordismo" di chi li ha portati al potere, e magari ce li ha mantenuti per vent'anni.
Nessun commento:
Posta un commento