lunedì 14 ottobre 2013

Una vergogna targata Berlusconi, Lega Nord e Cisl. Che triunvirato. Tutto per preservare i propri privilegi.


Caos Alitalia 2 – la vendetta

di  - 14/10/2013 - Mario Monti dice no al «colbertismo de' noantri» e critica le scelte compiute da Berlusconi. Il resto del mondo guarda. E giudica

Caos Alitalia 2 - la vendetta<1/4>

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Meno emotività e più chiarezza: secondo Mario Monti di questo ha bisogno oggi l’Italia per superare l’ennesima crisi di Alitalia: in un’intervista l’ex premier ha detto la sua sugli ultimi sviluppi che coinvolgono la compagnia aerea di bandiera, sottolineando che «non è proibito coltivare l’interesse nazionale» ma che «è meglio farlo in un modo che coincida veramente con l’interesse della nazione e non con singoli segmenti del Paese o di singoli imprenditori».
Alitalia
MONTI: «NO AL COLBERTISMO DE’ NOANTRI» - Sull’intervento di Poste Italiane, Monti ha toni piuttosto critici, definendola un’opzione «curiosa» dal momento che, in fin dei conti, si tratterebbe di un intervento basato sul capitale pubblico. Il leader di Scelta Civica aggiunge: «Credo che sarebbe bene fare tesoro degli errori commessi in passato. In genere sono errori che si commettono nel pieno dell’entusiasmo nazionale e dei media, perché l’esposizione para-calcistica di questioni che attengono la nazionalità è sempre molto forte: si cacci lo straniero, si resti italiani. Ma se si vuole essere colbertisti bisogna che lo si faccia con intelligenza. Il colbertismo ‘de’ noantri’ non è la cosa che ci rafforza nei mercati internazionali».
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«L’INTERVENTO PUBBLICO NON AVREBBE CREDIBILITÀ» - E l’ex premier non risparmia nemmeno una frecciata al suo predecessore, definendo le decisioni prese dal governo Berlusconi come scelte «non positive» compiute ritenendo di «poter tutelare l’italianità di Alitalia respingendo un interessamento concreto di Air France-KLM e si sono incoraggiati improbabili investitori italiani a unirsi in una crociata capace di gestire un complicatissimo business come è quello del trasporto aereo». Per Mario Monti, oggi, è fondamentale tutelare l’interesse nazionale e cioè che «l’Italia non venga penalizzata come luogo di origine e destinazione del trasporto aereo per passeggeri e merci. Non è ovvio – conclude Monti – Che una società che si presenta come italiana sia necessariamente quella che voglia e possa tutelare meglio questo interesse nazionale con il paese al centro e non ai margini della rete del trasporto aereo». Una posizione, quella di Monti, sostenuta anche dal portavoce di Scelta Civica Benedetto della Vedova, che ha aggiunto: «L’intervento pubblico risponde a un intervento emotivo ma non corrisponde a nessun piano finanziario che abbia credibilità».
LE REAZIONI DELLA STAMPA ESTERA - Nel frattempo, il resto del mondo segue gli ultimi sviluppi, e i giudizi non sono positivi: proprio alla vigilia del cda di Alitalia, il Financial Times ha pubblicato un editoriale con un titolo eloquente: «Letta’s faux pas», il «passo falso di Letta», in cui si sostiene come a Roma sia «tornato di moda il protezionismo industriale: e non è una bella cosa da vedere». Secondo il quotidiano economico britannico, il governo starebbe inviando un «messaggio contraddittorio» agli investitori stranieri, soprattutto se affiancato alle questioni parallele di Telecom Italia eFinmeccanica. Nell’editoriale si ripercorrono i problemi derivati dalla gestione dei «capitani coraggiosi» e sottolinea come l’arrivo di Poste Italiane ripeterebbe «lo stesso errore commesso nel 2008, architettando una soluzione che manterrà la compagnia in mani italiane. Affermare che il paese è aperto agli investimenti è facile. Ma quello che conta è dimostrarlo quando una compagnia straniera bussa alle porte dell’Italia» conclude il Financial Times.
«ALITALIA, L’EMBLEMA DELLA CRISI ITALIANA» - Da Parigi il quotidiano economico Les Echos ricorda che «l’effettiva partecipazione di Air France-KLM resta ancora in dubbio», e il Wall Street Journal attacca la ex compagnia di bandiera come «un simbolo nazionale, che generazioni di politici hanno cercato di proteggere, ma il cui il ritorno all’insolvenza incarna il fallimento della politica industriale in Italia». Secondo il quotidiano economico finanziario è vero che «gli ultimi problemi di Alitalia evidenziano i problemi affrontati dalle vecchie compagnie di bandiera europee in mercati deregolamentati» ma aggiunge anche che l’Italia deve anche fare i conti con una «prolungata recessione che ha esacerbato la mancanza di competitività di molte aziende», già gravate da un «enorme peso fiscale, leggi sul lavoro molto complicate, alti costi energetici e ingerenze politiche». Una crisi di cui Alitalia sarebbe «l’esempio più lampante».
«ALITALIA? NO, GRAZIE» - Aeroflot, Lufthansa e British Airways hanno espresso il proprio non-interesse in investire in Alitalia: in particolare la russa Aeroflot ha fatto sapere attraverso un portavoce che «Al momento non stiamo studiando nessun possibile acquisto di quote azionarie di Alitalia», e lo stesso ha detto Martin Riecken di Lufthansa, che ha sottolineato come la compagnia aerea tedesca al momento si starebbe concentrando sui suoi compiti interni «nell’integrazione delle attuali compagnie e nel completamento di un programma che migliori l’efficienza» della società stessa.
L’AFFONO DI BRITISH AIRWAYS - Nemmeno British Airways è interessata ad Alitalia: a parlare è un portavoce del gruppo Iag che ha ribadito come la compagnia non veda «nessuna possibilità interessante di acquisto o fusione in questo momento in Europa». Poi l’affondo: «Siamo sempre stati contrari ad ogni forma di aiuto statale. È protezionismo, mina la competizione e favorisce quelle compagnie aeree in fallimento che non sono al passo con la realtà economica. Ci aspettiamo che la Commissione europea intervenga per sospendere questo aiuto manifestamente illegale».

1 commento:

Unknown ha detto...

Grazie Berlusconi. Grazie Bonanni. Grazie Patriotti.

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