Pomezia e Assemini. È questo il bottino finale del Movimento 5 stelle alle elezioni amministrative. Rimasto fuori dal ballottaggio nei principali capoluoghi di provincia, la pattuglia di Beppe Grillo raggranella un magro bottino. Sono i primi comuni amministrati in Sicilia e nel Lazio, esultano parlamentari e attivisti dai loro profili Facebook. Poca cosa rispetto alla débâcle del primo turno, nella quale il M5s si è attestato su percentuali intorno all’11%.
Un dato confermato – al ribasso – dai numeri che stanno emergendo nella regione Sicilia, che è andata al voto in ritardo di una settimana. Al primo turno, Maria Sajia a Messina si attesta su percentuali al di sotto del 4%. Analogo il risultato a Catania per Livia Adorno: nella città etnea i grillini hanno condotto un’aspra battaglia contro Enzo Bianco, esponente della vecchia casta dei partiti, ma quel registro di comunicazione sembra non sfondare come qualche mese fa: l’esponente del Pd sfiora infatti la vittoria senza dover ricorrere al secondo turno. Il senatore Mario Giarrusso mette le mani avanti: “Il fatto che Berlusconi non sia venuto qui per la campagna elettorale a sostegno del sindaco uscente Raffaele Stancanelli mi fa pensar male – ha detto l’esponente grillino - alimentando il sospetto di intese sotterranee”. L’antico adagio dell’inciucio, insomma. Giarrusso ha commentato anche la candidatura di Maurizio Caserta, candidato sindaco di una lista civica che aveva proposto alla giornalista vicina al Movimento l’assessorato al bilancio: "Vedo candidature finalizzate a neutralizzare il M5s con finti movimenti di cittadini a sostegno di candidati molto addentro all'ambiente politico. Il tutto, utilizzando i nostri temi”.
Siracusa si avvia verso le stesse percentuali, mentre poco meglio va a Ragusa. Dopo un avvio promettente, che vedeva Federico Piccitto sfiorare il ballottaggio, anche nell’ultimo capoluogo siciliano si stenta a raggiungere la doppia cifra. Una Caporetto, dopo che alle ultime elezioni politiche il Movimento era risultato il primo partito nell’isola, e proprio da lì aveva iniziato la propria marcia trionfale conquistando il 18% alle elezioni regionali dello scorso anno.
Sfumato il colpo grosso, i grillini devono accontentarsi di Assemini e di Pomezia, ottantamila abitanti in tutto alle porte di Cagliari e Roma, dove i gruppi locali sono operativi da tempo e con successo. Come a Parma, entrambi partivano indietro rispetto al primo turno, ed entrambi hanno sconfitto un candidato del centrosinistra. Ma il dato complessivo di queste amministrative è che il voto di protesta ha preso le distanze dai grillini, e si è rifugiato nell’astensionismo. Complici, fra le altre cose, la mancanza a livello locale del traino di Beppe Grillo, le scelte compiute in questi mesi in Parlamento e una selezione di una classe dirigente locale spesso inadeguata. "Il Movimento 5 stelle paga nelle amministrative siciliane, e non solo, la scelta di disimpegno a livello nazionale - ha affermato Rosario Crocetta, governatore siciliano che ha governato per mesi con l'appoggio dei grillini - Ha deluso la sua gente. Io spero che sia possibile far ripartire il dialogo in una ottica di coinvolgimento con il centrosinistra".
Nulla di tutto ciò, replica Fabio Fucci, fresco di fascia tricolore nella città dell’Agro pontino: “Il movimento è in crisi? Grillo non ha bisogno di consigli. Gli devo e gli dobbiamo tutti molto. Ci ha permesso di affrontare temi e argomenti che fino a poco tempo fa erano lontani dalla politica, troppo lontani. È stato il promotore, ha fatto nascere questa realtà e gli dobbiamo tutti un grande riconoscimento”. Lo stesso leader sembra più cauto: “Il cammino del MoVimento 5 Stelle all'interno delle istituzioni è lento, ma inesorabile”. Lento sicuramente, sull’inesorabilità solo il tempo potrà fornire una conferma.