La non-senatrice grillina
“Anch’io voglio l’indennità”
Tiziana Pittau per due mesi
ha sostituito la collega Mangili,
ma le dimissioni di quest’ultima sono state respinte e così lei è rimasta fuori dal Parlamento:
“Il gruppo mi ha abbandonata”
ha sostituito la collega Mangili,
ma le dimissioni di quest’ultima sono state respinte e così lei è rimasta fuori dal Parlamento:
“Il gruppo mi ha abbandonata”
Passi il non-partito, passino pure il non-leader e il non-statuto. Ma la non-senatrice, forse, è ai limiti della realtà. Eppure è così che si definisce Tiziana Pittau, attivista del Movimento Cinque Stelle e per due mesi «parlamentare fantasma». Sedotta con l’illusione di essere una di loro e poi abbandonata a se stessa dal gruppo dei senatori grillini. Sospesa in un limbo tra Palazzo Madama e Castellanza, il paese del Varesotto in cui vive e dove per tutti ormai è «la senatrice». Ora però Tiziana, madre di due figlie, chiede due cose: prima di tutto «che mi venga restituita la dignità di normale cittadina». E poi, magari, anche «l’indennità da parlamentare e il rimborso delle spese sostenute». Gli scontrini sono pronti, ma da Vito Crimi in giù i suoi non-colleghi del Movimento fanno orecchie da mercanti. Ah, cara diaria.
Tutto inizia i primi giorni di marzo, quando la senatrice del M5S Giovanna Mangili annuncia di voler rinunciare al seggio. «Motivi personali» spiega lei. «Dissidi interni tra correnti» svelano i rumors. Poco conta: fuori la Mangili il suo posto spetta al primo dei non eletti in Lombardia. Tiziana Pittau, 45enne sarda trapiantata a Varese, viene arruolata tra le truppe grilline a Roma. «Ho lasciato la mia attività, un’agenzia turistica online, affidandola a un’altra persona – racconta la non-senatrice – perché la nostra filosofia è chiara: impegno politico a tempo pieno». E infatti Tiziana dedica anima e corpo all’attività parlamentare: le riunioni del gruppo a Roma, le votazioni, la mailing list. «Ero inglobata in tutto e per tutto nel gruppo e nelle decisioni». Manca solo una cosa: sedersi in quell’aula dai velluti rossi. Questione di giorni, sembra: prima il Senato deve votare le dimissioni della senatrice Magili. Che però vengono bocciate, due volte. E la Mangili decide così di cambiare idea e torna a fare la senatrice. Anzi, inizia a fare la senatrice. A quel punto – siamo all’inizio di maggio – nel gruppo dei senatori Cinque Stelle non c’è più posto per Tiziana Pittau. «Sono stata estromessa dai processi decisionali, ma nessuno si è preso la briga di definire la mia situazione». Dall’uno vale uno, all’uno vale l’altro.
«Tornata alla vita di tutti i giorni - racconta delusa - ho parlato direttamente con Giovanna, per risolvere la questione dello stipendio tra di noi, relativamente al periodo in cui l’ho sostituita». Ma lo scambio di «indennità» non va in porto. «Purtroppo – spiega la non-senatrice – aveva già versato al nostro fondo tutta l’indennità dei due mesi di assenza». La palla passa quindi al gruppo dei senatori. Che si rivela un muro di gomma. «Ho scritto alla segreteria, al gruppo comunicazione e a tutti i singoli senatori per chiedere di mettere all’ordine del giorno delle riunioni il mio caso. Un buco nell’acqua». Nessuna risposta ufficiale: «C’è troppa superficialità nella gestione del gruppo, tanta improvvisazione. Avevamo uno slogan: nessuno deve rimanere indietro. Ecco, io posso dirlo: mi hanno lasciata indietro».
1 commento:
Uguali agli altri. Anzi peggio.
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