Com’era bella l’Estate romana, la giunta Raggi ce l’ha tolta
Una volta c’era l’Estate romana. Oggi invece la Capitale è spenta, così come la sua amministrazione
Una volta c’era l’Estate romana. Nata negli anni ’70 da un’idea del rivoluzionario assessore alla cultura del Pci, Renato Nicolini, per scacciare la paura del terrorismo e riempire le piazze di persone e speranza, di quel progetto oggi non è rimasto che uno sbiadito ricordo. Sono lontani i tempi delle sedie in piazza per il cinema sotto le stelle ma anche i concerti gratuiti e i comici nelle arene. Quando Roma era grande e non aveva paura di brillare.
Oggi invece la Capitale è spenta, così come la sua amministrazione. Ne hanno dato esempio, un altro (l’ennesimo), con la gestione del bando per gli eventi culturali estivi, un fiore all’occhiello per la città. Fino alla fine di giugno, di bandi e via libera per le associazioni culturali, aziende, società, teatranti e artisti non c’era traccia. Poi alla fine un’epifania.
Il Comune guidato da Virginia Raggi ha scelto di investire 1,5 milioni di euro per i progetti culturali estivi dei prossimi tre anni, da suddividere municipio per municipio. Un budget ridicolo, praticamente delle briciole: basti pensare che nella ultima giunta di Ignazio Marino erano stati stanziati 2 milioni di euro soltanto per la rassegna estiva del 2015, mentre ai tempi d’oro di Veltroni erano stati previsti 3 milioni per festeggiare i 30 anni dell’Estate romana.
Ma non è un problema di soldi (non lo è mai stato) ma prevalentemente una questione di idee: sono queste che mancano e che continuano a mortificare la città. Il passato romantico delle “vacanze romane” è stato sacrificato sull’altare della propaganda ma anche della paura di avere ambizioni, che paralizza la Raggi & Co.
E così ci si organizza come si può. Esempio eclatante la storia del Cinema America; osteggiata dal Comune, che la voleva impedire, e difesa dai ragazzi che hanno lottato, anche con la sponda del governatore del Lazio Zingaretti, per non rinunciare anche a questo appuntamento popolare e riempire Piazza San Cosimato, nel cuore di Roma. Simile è la situazione di Piazza Vittorio, dove, dopo tre anni, torna il cinema all’aperto grazie alla buona volontà dei cittadini e delle associazioni dei residenti, visto che non ha ricevuto sostegno dal Comune. Ma ha rischiato anche la rassegna di Villa Ada che quest’anno è partita in ritardo, e in affanno, per la lunga definizione del bando dell’Estate Romana.
Così come il Fringe Festival che sarebbe dovuto partire a giugno ma è stato costretto a spostare il suo cartellone a settembre. Se si guarda con attenzione ai progetti approvati dal Comune, si può facilmente capire che, di fatto, l’unica offerta di intrattenimento culturale “pubblico” è il cartellone di Luglio suona bene, nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica, quest’anno partito già a metà giugno. Per il resto a farla da padrone sono i festival musicali organizzati da privati: dall’ippodromo di Capannelle, ai grandi concerti dello stadio Olimpico. Ritorna la musica jazz a Villa Celimontana e il Gay Village ma non c’è molto di più per le strade romane. A sopperire a queste mancanza ci pensano i centri commerciali, che organizzano concerti gratuiti al fresco dell’aria condizionata, nelle estreme periferie sempre più abbandonate.
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