Opere incompiute, 3 miliardi di euro buttati via
Report ministeriale sulle opere pubbliche che non si riescono a finire. Valore complessivo 3 miliardi e mezzo, e servono quasi due miliardi per concluderle. Quadro desolato e surreale di un'Italia interrotta
4 Luglio 2017 - 07:29
Strade, dighe, scuole. E poi caserme, parchi, ponti. Quello dell’incompiuto è un lungo e tortuoso viaggio, che parte dal Nord e arriva fino in Sicilia. Non c’è Regione che sfugga all’itinerario dello spreco: dalla scuola materna di Abbiategrasso fino alla strada provinciale in provincia di Catanzaro, passando per la regina dell’incompiuto, la «Vela» di Calatrava a Roma: sono 762 le opere rimaste a metà o soltanto abbozzate.
L'elenco (aggiornato al 31 dicembre 2016), che Linkiesta ha potuto visionare, è stato appena stilato dal ministero delle Infrastrutture, che ha ricevuto la documentazione presentata da tutte le Regioni d’Italia. Certo, rispetto alle 838 opere incompiute del 2015 c’è un miglioramento. Ma certo non c’è da esultare se solo le 54 opere ancora da ultimare che fanno capo direttamente al ministero delle Infrastrutture, sono costate qualcosa come 1,8 miliardi di euro.
E allora la cifra finale non può che essere da capogiro: l’incompiuto in Italia, secondo i calcoli de Linkiesta, supera i 3,5 miliardi di euro. Ma è soprattutto l’importo degli oneri per l’ultimazione dei lavori che fa sobbalzare: l’anno scorso la cifra raggiungeva complessivamente quota 1,8 miliardi. Bene: secondo i dati governativi aggiornati al 2016, soltanto per completare le 54 opere di competenza ministeriali, occorrerebbero 1,5 miliardi. Ed ecco la cifra monstre: se consideriamo anche tutte le opere appaltate dalla Regioni, superiamo abbondantemente i tre miliardi di euro.
L'elenco (aggiornato al 31 dicembre 2016), che Linkiesta ha potuto visionare, è stato appena stilato dal ministero delle Infrastrutture, che ha ricevuto la documentazione presentata da tutte le Regioni d’Italia. Certo, rispetto alle 838 opere incompiute del 2015 c’è un miglioramento. Ma certo non c’è da esultare se solo le 54 opere ancora da ultimare che fanno capo direttamente al ministero delle Infrastrutture, sono costate qualcosa come 1,8 miliardi di euro.
E allora la cifra finale non può che essere da capogiro: l’incompiuto in Italia, secondo i calcoli de Linkiesta, supera i 3,5 miliardi di euro. Ma è soprattutto l’importo degli oneri per l’ultimazione dei lavori che fa sobbalzare: l’anno scorso la cifra raggiungeva complessivamente quota 1,8 miliardi. Bene: secondo i dati governativi aggiornati al 2016, soltanto per completare le 54 opere di competenza ministeriali, occorrerebbero 1,5 miliardi. Ed ecco la cifra monstre: se consideriamo anche tutte le opere appaltate dalla Regioni, superiamo abbondantemente i tre miliardi di euro.
L’incompiuto in Italia, secondo i calcoli de Linkiesta, supera i 3,5 miliardi di euro. Ma è soprattutto l’importo degli oneri per l’ultimazione dei lavori che fa sobbalzare: l’anno scorso la cifra raggiungeva complessivamente quota 1,8 miliardi
Nel giro di un anno, insomma, è calato (di poco) il numero di opere incompiute ma è quasi raddoppiata la stima dei costi per la potenziale chiusura di tutti i lavori cominciati e mai terminati. Più il tempo passa, in altre parole, e più il costo per il completamento dei lavori cresce. Inesorabilmente. Senza dimenticare un altro aspetto, fondamentale. Come da tempo denunciano associazioni impegnate sull’edilizia e sullo spreco a questa connesso – dall’Ance a Legambiente – non tutte le incompiute d’Italia rientrano nell’anagrafe ministeriale. Per due ragioni: è spesso difficile dare una definizione rigorosa di «incompiuto» e perché, altrettanto spesso, sono gli stessi enti locali a non comunicare tutte le opere mai ultimate presenti sul proprio territorio. Come se, dopo anni e anni, l’abbandono non fosse più solo fisico ma anche mentale.
Ma entriamo nel dettaglio del report ministeriale. Nella lunga sfilza di luoghi, nomi, codici e codicilli si nascondono progetti e lavori bloccati ora per un cavillo burocratico, ora per mancanza di fondi, ora perché nel frattempo la società aggiudicatrice dei lavori è fallita, ora – anche questo accade – per «mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante». Già, col tempo le cose cambiano. E così capita, ad esempio, che a Biella (in totale il Piemonte conta 26 ecomostri) non c’è più esigenza di ultimare il laboratorio di sanità pubblica, pensato e ideato negli anni ’80. Spesa: sei milioni di euro. Peccato che ci si accorse soltanto una volta avviati i lavori di un traliccio dell’alta tensione, che bloccò definitivamente l’opera. Oggi resta solo uno scheletro di cemento, utile rifugio per coppiette. La Regione Lombardia, invece, di incompiute ne conta 34, come il «nuovo ostello della gioventù di Lecco»: una spesa da 2,6 milioni per un progetto che doveva essere consegnato nel 2008.
Ma entriamo nel dettaglio del report ministeriale. Nella lunga sfilza di luoghi, nomi, codici e codicilli si nascondono progetti e lavori bloccati ora per un cavillo burocratico, ora per mancanza di fondi, ora perché nel frattempo la società aggiudicatrice dei lavori è fallita, ora – anche questo accade – per «mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante». Già, col tempo le cose cambiano. E così capita, ad esempio, che a Biella (in totale il Piemonte conta 26 ecomostri) non c’è più esigenza di ultimare il laboratorio di sanità pubblica, pensato e ideato negli anni ’80. Spesa: sei milioni di euro. Peccato che ci si accorse soltanto una volta avviati i lavori di un traliccio dell’alta tensione, che bloccò definitivamente l’opera. Oggi resta solo uno scheletro di cemento, utile rifugio per coppiette. La Regione Lombardia, invece, di incompiute ne conta 34, come il «nuovo ostello della gioventù di Lecco»: una spesa da 2,6 milioni per un progetto che doveva essere consegnato nel 2008.
Non è da meno ovviamente il Lazio con le sue 46 incompiute, che sono costate ad oggi quasi 300 milioni. Poco male: servirebbero circa 71 milioni di euro se si volesse mettere la parola «fine» a una varietà infinita di lavori, dal museo archeologico di Monterotondo fino alla ristrutturazione mai ultimata della sede comunale del comune di Gallicano. Non una riga sulla Capitale. Che però di incompiute ne conta a bizzeffe, a cominciare dalla già citata Città dello Sport progettata dall’archistar Calatrava: un progetto da 600 milioni, da anni fermo. Dopo aver speso (e buttato) 200 milioni, occorrerebbero i restanti 400.
Surreale il caso del Centro polifunzionale per immigrati del comune di Pachino: quanto manca per completare l’opera? A leggere la tabella ministeriale, 2.200 euro. Fa niente: per ora la struttura resta chiusa
C’è poi il Sud. Anzi, soprattutto il Sud. È qui che spiccano le Regioni dense di incompiuto. La Sicilia su tutti: 159 cattedrali nel deserto mai ultimate (l’anno scorso erano 113). Anche qui c’è di tutto. Clamoroso il caso dei bagni di cura saunistica a Pantelleria, costati mezzo milione e completati al 100% ma fermi non si sa bene per quale motivo. O, meglio, si sa ma resta una motivazione a dir poco incomprensibile: «I lavori di realizzazione, ultimati, non sono stati collaudati nel termine previsto – recita il report ministeriale - in quanto l'opera non risulta rispondente a tutti i requisiti previsti dal capitolato e dal relativo progetto esecutivo, come accertato nel corso delle operazioni di collaudo». Solo ora ci si è resi conto che l’opera non è «rispondente». E i bagni restano lì: ultimati ma mai aperti al pubblico.
Altrettanto clamoroso il caso della strada comunale esterna «Costa»: un asse viario ciclabile e pedonale che doveva fungere da collegamento tra i comuni di Castiglione di Sicilia e Linguaglossa, in provincia di Catania. È costata 22 milioni. Mancano lavori per 2 milioni e il collaudo resta un miraggio. Ancora più surreale il caso del Centro polifunzionale per immigrati del comune di Pachino: quanto manca per completare l’opera? A leggere la tabella ministeriale, 2.200 euro. Fa niente: per ora la struttura resta chiusa. Ma sul podio salgono di diritto anche la Sardegna (con 99 incompiute)e la Puglia (87).
E spuntano casi di ogni tipo, come l’orto botanico della Maddalena (costato 500mila euro e mai aperto) o il cimitero di Taranto, oggi fruibile (dopo aver speso qualcosa come 9 milioni), sebbene il progetto preveda altri lavori per ulteriori 3 milioni, che da anni però sono al palo. Né c’è intenzione di riavviarli dato che, recita ancora il dossier, «i lavori di realizzazione, avviati, risultano interrotti […] non sussistendo, allo stato, le condizioni di riavvio degli stessi». Piccoli esempi di lassismo italico.
Altrettanto clamoroso il caso della strada comunale esterna «Costa»: un asse viario ciclabile e pedonale che doveva fungere da collegamento tra i comuni di Castiglione di Sicilia e Linguaglossa, in provincia di Catania. È costata 22 milioni. Mancano lavori per 2 milioni e il collaudo resta un miraggio. Ancora più surreale il caso del Centro polifunzionale per immigrati del comune di Pachino: quanto manca per completare l’opera? A leggere la tabella ministeriale, 2.200 euro. Fa niente: per ora la struttura resta chiusa. Ma sul podio salgono di diritto anche la Sardegna (con 99 incompiute)e la Puglia (87).
E spuntano casi di ogni tipo, come l’orto botanico della Maddalena (costato 500mila euro e mai aperto) o il cimitero di Taranto, oggi fruibile (dopo aver speso qualcosa come 9 milioni), sebbene il progetto preveda altri lavori per ulteriori 3 milioni, che da anni però sono al palo. Né c’è intenzione di riavviarli dato che, recita ancora il dossier, «i lavori di realizzazione, avviati, risultano interrotti […] non sussistendo, allo stato, le condizioni di riavvio degli stessi». Piccoli esempi di lassismo italico.
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