Quando il blog di Beppe Grillo amava il rapporto di Reporters sans Frontieres
Ora il leader M5S critica l'organizzazione per la libertà di stampa. Più volte citata sul suo sito
«Siate curiosi, non credete alla propaganda del regime renziverdiniano ed informatevi in Rete». Era questo uno dei messaggi lanciati dal blog di Beppe Grillo il 20 aprile del 2016, in un post sulla classifica di Reporters sans Frontieres che assegnava allora all’Italia il 77esimo posto al mondo per la libertà di stampa. Ora, un anno dopo, la stessa autorevole organizzazione che si batte per la libertà dell’informazione critica espressamente il Movimento 5 Stelle e il suo leaderperché «non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che danno loro fastidio».
IL RAPPORTO DI REPORTERS SANS FRONTIERES SUL BLOG DI BEPPE GRILLO
È una citazione, quella di Rsf, che ha dunque il sapore della beffa per M5S e comico genovese, che a più riprese negli anni passati hanno citato il rapporto annuale sui paesi dove la stampa è più e meno libera, e che lo hanno fatto come prova di una «vergogna» italiana e, perché no, come strumento per lanciare frecciate ai partiti di governo. «I giornalisti in difficoltà sono quelli che parlano di corruzione e crimine organizzato», si leggeva ancora in quel post sul blog di Grillo. «Non è un caso – si ragionava – che di Trivellopoli, nonostante coinvolga esponenti del governo e del Pd, nonostante coinvolga esponenti dei governo e del Pd, si stia parlando pochissimo quando l’enormità dello scandalo dovrebbe essere tutti i giorni in prima pagina e nei telegiornali». Come a dire: se i giornalisti non sono liberi molto dipende da ministri e premier.
Una tesi che per il leader M5S sarebbe poco conveniente ripetere oggi, visto che proprio il rapporto di Reporters sans Frontieres pubblicato in queste ore, proprio quello che bacchetta il Movimento 5 Stelle, segnala una risalita in classifica per l’Italia di 25 posizioni, fino al 52esimo posto. Non è un caso se ora Grillo non cita affatto il balzo in avanti del nostro Paese e si limita a rispondere alle accuse con un una buona dose di ironia. «Oggi ho scoperto di essere io la causa del problema di libertà di stampa in Italia», scrive. Il rapporto di Rsf «mi ha aperto gli occhi». E ancora: «In un Paese in cui un ex premier condannato tiene in mano tre televisioni da oltre 20 anni, dove molti giornali nazionali sono amministrati da editori impuri iscritti a partiti politici o, peggio ancora, dove alcuni quotidiani sono persino proprietà diretta di partiti politici, il problema sono io, che scrivo su un blog». Il leader M5S si difende elencando tutti i post in cui ha parlato di giornalisti nel 2016, sostenendo che «non viene pubblicata l’identità dei giornalisti scomodi» (nella lista il direttore del Tg1 Orfeo, l’ex direttore dell’Unità Erasmo D’Angelis, Federica Angeli di Repubblica, Fabrizio Rondolino dell’Unità, Jacopo Iacoboni della Stampa) , ma «viene smentita la balla che diffondono».
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Fatto sta che i numeri e i rilievi di Reporters sans Frontieres sono stati ricordati dai 5 Stelle anche quando c’era da argomentare su linee di programma e proposte di riforma del sistema dell’informazione. «L’Italia è al 73esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa. Il Movimento 5 Stelle vuole rimediare a questa vergogna che farebbe inorgoglire solo qualche ducetto», faceva sapere il gruppo M5S al Parlamento Europeo il 3 marzo 2016 parlando di riforma della direttiva Ue sui servizi dei media audiovisivi. «L’Italia è al 73esimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. A quanto pare l’Europa è intenzionata a copiarci e seguirci in questo baratro, anziché aiutarci a uscirne», scriveva invece l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo il 30 maggio 2016 accusando l’Europa di organizzare «sulla falsa riga dei regimi autoritari» una sua «(contro?) propaganda, l’arma che usa i mezzi di comunicazione di massa per manipolare le coscienze dei cittadini». Una macchinazione alla quale probabilmente crede anche Grillo, che oggi nel suo post alimenta il sospetto che i reporter senza frontiere siano stati contattati dai direttori di giornali per cambiare la loro classifica.
(Foto: ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)
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