mercoledì 26 aprile 2017

Grillo minaccia la libertà di stampa in Italia: ecco i dati di Reporters Sans Frontieres

Media
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L’italia scala la classifica ma resta minacciata non solo (purtroppo) dalla criminalità organizzata
 
Diffuso il nuovo rapporto di Reporters Sans Frontieres (RSF), l’organizzazione con base in Francia che vigila sullo stato dell’informazione. E i dati non sono buoni. Mai, la libertà di stampa, è stata così minacciata nel mondo.
A che punto della “classifica” si trova l’Italia? Il nostro Paese, scivolato al 77/o posto l’anno scorso, risale al 52/o, con un balzo di 25 posizioni. Un balzo in avanti dovuto anche “all’assoluzione di diversi giornalisti, tra cui i due che sono stati processati nel caso Vatileaks”.
Nonostante il buon risultato, si legge nel rapporto, “sei giornalisti italiani sono ancora sotto la protezione della polizia a causa delle minacce alla morte, soprattutto della mafia o di gruppi fondamentalisti. Il livello di violenza contro i giornalisti (tra cui l’intimidazione verbale e fisica e le minacce) è allarmante, soprattutto perché i politici come Beppe Grillo del Movimento Cinque Stelle non esitano a esporre pubblicamente i giornalisti che non amano. Anche i giornalisti si sentono sotto pressione dai politici e sempre più optano per censurare se stessi”. Secondo una nuova legge “diffamare politici, giudici o funzionari pubblici e’ punibile con sentenze da sei a nove anni di carcere. Molti giornalisti, specialmente nella capitale e nel sud del paese, dicono che sono ancora sottoposti a pressioni da gruppi mafiosi e bande criminali locali”.
Che cosa succede nel resto del mondo? La situazione viene definita “difficile” o “molto grave” in 72 paesi, fra cui Cina, Russia, India, quasi tutto il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’America centrale, oltre che in due terzi dell’Africa. Ventuno i paesi classificati come “neri”, in cui la situazione della libertà di stampa è “molto grave”: fra questi Burundi 160/o su 180, Egitto (161) e Bahrein (164). Ultima assoluta, come negli ultimi anni, la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea. Male anche Messico (147) e Turchia (155). In testa alla classifica, sempre i paesi del Nord Europa, ma la Finlandia cede il primo posto che deteneva da 6 anni alla Norvegia, a causa di “pressioni politiche e conflitti d’interesse”.

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