lunedì 24 aprile 2017

Simpatie camorriste per Di Maio, silenzio sul Fatto

Il Fattone
il vicepresidente alla Camera Luigi Di Maio alla  presentazione a Napoli dei candidati del Movimento 5 stelle alle prossime elezioni amministrative per il Comune di Napoli, 27 aprile 2016.
ANSA / CIRO FUSCO
L’allarme per il sostegno dei boss per il M5S ignorato da Travaglio
 
“Che un vicepresidente della Camera, appartenente a un Movimento che ha fatto della lotta alla corruzione il proprio mantra, si faccia sostenere sui social dal figlio del boss Augusto La Torre, pluriomicida, appoggiandolo perfino in campagna elettorale, è inaccettabile: è un fatto di inaudita gravità”.
A esprimersi così sull’ineffabile Luigi Di Maio è il vicesindaco di Mondragone, Benedetto Zoccola, che in passato ha più volte denunciato la camorra e oggi vive sotto scorta.
A che cosa si riferisce il vicesindaco? Su Facebook è comparsa una foto di gruppo che ritrae Di Maio in compagnia di alcuni giovani attivisti del M5S di Mondragone, tra i quali c’è un nipote (incensurato) del boss Augusto La Torre, dapprima collaboratore di giustizia, poi espulso dal programma di protezione e oggi detenuto.Tra i commenti, sotto la foto, c’è anche il sostegno entusiasta di Francesco Tiberio La Torre, figlio del boss: “Aria nuova, la speranza per i giovani si intravede, forza ragazzi”.
Ma sul Falso Quotidiano di oggi non troverete questa notizia: il Direttore di Bronzo è infatti un noto garantista e, giustamente, non si sognerebbe mai di trarre conclusioni affrettate da una semplice, banalissima foto in cui il vicepresidente della Camera compare al fianco del nipote di un boss e riceve i complimenti del figlio dello stesso boss.
Al posto dell’inutile camorra, sul Falso compare un’ampia intervista a Di Maio con vistoso richiamo in prima pagina dedicata alla sua polemica contro i migranti, le Ong e Roberto Saviano. Il titolo, naturalmente, è simpatizzante: “Sui migranti non cerco voti, ma chiarezza su chi ci mangia”.
Eppure il problema dell’infiltrazione mafiosa nella politica, e segnatamente in quei partiti che, per la giovane età e la mancanza di strutture consolidate sul territorio, appaiono più vulnerabili, non è un problema da poco.
Due anni fa il bubbone era scoppiato a Quarto, quando la sindaca Rosa Capuozzo (poi espulsa dal M5s) era stata indagata per la presunta estorsione subita dal consigliere grillino (anche lui espulso) Giovanni De Robbio.
Di quell’inchiesta merita ricordare un’intercettazione fra le tante: “Facciamo un passo indietro tutti i vecchi… mettiamo i ragazzi avanti… i nuovi… e noi ci stiamo dietro”, teorizzava uno degli ex politici locali parlando con un amico poi indagato. Il quale risponde: “L’abbiamo fatto proprio a Quarto… con questi dei Cinque Stelle”.

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