Il suo movimento France Insoumise ha chiesto agli iscritti cosa votare al ballottaggio. Tra le opzioni manca il voto per Marine Le Pen. Anche se i sondaggi dicono che il 20% di chi ha votato Mélenchon sta pensando di scegliere Marine Le Pen. Ma lui ha già detto che non darà indicazioni di voto. Il motivo c'entra con Trotskij
Jean-Luc Mélenchon non dirà in alcun momento di qui al 7 maggio quale sarà la sua scelta di voto personale per il secondo turno. Mentre France Insoumise, il movimento che ha promosso la candidatura di Mélenchon si consulterà sul web per decidere chi appoggiare. Una scelta che rompe il Front Républicain che si è formato dopo l’approdo di Marine Le Pen al secondo turno.
Perché Mélenchon non si schiera tra Le Pen e Macron
Martedì 2 maggio alle 12 si concluderà la consultazione di France Insoumise, che non prevede l’opzione a favore della candidata del Front National: le tre scelte possibile sono scheda bianca o annullata, astensione o voto per Emmanuel Macron. Ma secondo i sondaggi tra il 17 e il 19% degli elettori del candidato di Francia Indomita – protagonista di una strepitosa rimonta negli ultimi giorni di campagna elettorale precedente al primo turno – potrebbero ripiegare in occasione del secondo turno sulla Le Pen. Voti che non basterebbero a portarla all’Eliseo ma che potrebbero farle fare un balzo in avanti alla ricerca della vittoria.
Non è possibile votare Le Pen, si legge nel testo pubblicato on-line- perché “il movimento de La France Insoumise è per definizione legato ai principi del nostro motto repubblicano, Libertà, uguaglianza, Fraternità. E il voto per il candidato di estrema destra non può rappresentare un’opzione”. La direzione del Partito Comunista Francese, che ha appoggiato la corsa di Mélenchon all’Eliseo, ha invece invitato a votare Macron. “Non un voto deve andare al Front National, non uno”, si è invece limitato a dire Alexis Corbiere, portavoce di Melenchon, in una conferenza stampa ripresa dai media francesi.
La scelta di France Insoumise
La posizione di Mélenchon gli ha attirato critiche. Ségolène Royal, ministro dell’Ambiente francese, ha “deplorato” la posizione adottata da Jean-Luc Mélenchon e auspica che “ritrovi gli accenti” del 2002 quando aveva lanciato un appello a fare in modo che i risultati dell’estrema destra “fossero minori possibili”. “È necessario che si riprenda”, ha dichiarato, intervenendo su Europe 1. Ma Yves Threard, sempre su Europe 1, ha ricordato che nella visione di Mélenchon i tempi sono cambiati rispetto a quando al ballottaggio arrivarono Chirac e Le Pen padre. «Mettetevi i guanti se volete, votate con le pinze ma tenete basso il risultato di Le Pen», disse all’epoca con un’espressione colorita.
Oggi Mélenchon non sente di sottrarsi alle sue responsabilità politiche non annunciando un voto contro la Le Pen. Al contrario, dare un voto per l’altra parte secondo lui significa tornare a quella logica dell’alternanza finta che denuncia da quando ha lasciato il Partito Socialista. Lui, spiega Threard, vuole affermare la sua differenza rispetto al sistema che rifiuta: il suo silenzio è un atto di insubordinazione che mira a costruire l’immagine dell’unico ribelle del sistema politico francese. In più c’è anche una componente di rivalsa nei confronti di François Hollande, che lo aveva definito pericoloso. Per Melenchon, Macron è una creatura di Hollande e incarna tutto quello che lui ha rifiutato: finanza come potere forte, la globalizzazione senza regole e così via.
Il nemico di Mélenchon è Macron
C’è anche una componente di vendetta. E un occhio alle prossime elezioni politiche, dove il Partito Socialista si presenta sempre più sfaldato e lui spera di guadagnare dall’immagine di contrario al sistema da sinistra. Dopo l’illustrazione del suo piano per l’Europa e la valuta unica indicare un voto per Macron significherebbe tradire quello che ha detto nel suo discorso dopo il primo turno:
«Médiacrates et oligarques jubilent. Rien n’est si beau pour eux qu’un second tour entre deux candidats qui approuvent et veulent prolonger, les deux, les institutions actuelles, qui n’expriment aucune prise de conscience écologique sur les périls qui pèsent sur la civilisation eux-même et qui, les deux, comptent s’en prendre aux acquis sociaux les plus élémentaires du pays.»
Storicamente la sua scelta può essere spiegata dal suo percorso politico, che l’ha visto essere mitterrandiano ma anche trotzkista, e che adesso lo vede, nell’anzianità, tornare alle idee della gioventù. Claude Askolovitch sull’edizione francese di Slate racconta che pochi giorni dopo lo sbarco alleato in Normandia il giornale trotskista clandestino “La Verità” aprì con un titolo che recitava “Sono uguali”, indicando Roosevelt e Hitler. E se non si vede differenza tra quei due si capisce che non si riesca a vederla nemmeno tra tra Le Pen e Macron.
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