lunedì 14 novembre 2016

Daniele Frongia aveva fatto conoscere nel 2014 la stima completa dei mancati incassi per le casse in sofferenza del Comune. Adesso è il momento di agire: daje, era una promessa elettorale no?
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Durante l’intervista rilasciata a Euronews in cui ha annunciato la cancellazione del Direttorio Beppe Grillo ha detto che i Musei Vaticani erano di proprietà del comune di Roma che però non percepiva soldi dall’affitto. Una sciocchezza, visto che i Musei sono invece di proprietà dello Stato Pontificio. Ieri, per correggere la gaffe, su Facebook il capo politico del MoVimento 5 Stelle ha parlato del pagamento dell’IMU per gli esercizi della Chiesa che svolgono attività commerciale. Chiedendo che “si trovi una soluzione“, evidentemente alla giunta comunale guidata da Virginia Raggi.
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Mauro Favale su Repubblica oggi ricorda che quello dell’IMU è un tema «sul quale Virginia Raggi ha insistito a lungo in campagna elettorale, ricordando l’impegno anche al Papa, a inizio luglio, durante la prima visita della sindaca in Vaticano. La stima degli incassi è sostanziosa, contenuta anche all’interno del libro scritto dal vicesindaco Daniele Frongia, “E io pago”. In quel saggio (che calcolava in un miliardo di euro i risparmi a cui può arrivare il Campidoglio), dal pagamento dell’Imu derivante dalle strutture ecclesiastiche che fanno attività commerciali arriverebbero nelle disastrate casse comunali ben 400 milioni di euro». Una valutazione che prende in considerazione sia le mancate entrate dovute a esenzioni varie (per quasi 250 milioni di euro), sia le spese sostenute, per esempio, per i grandi eventi legati alla presenza della Chiesa cattolica sul territorio.
quanto costa il vaticano
Quanto costa il Vaticano: l’infografica del Messaggero (22 novembre 2014)

Daniele Frongia spiegò all’epoca al Messaggero in che modo è arrivato ai conti: «Sono i costi a carico dal Comune di Roma per beni e i servizi offerti al Vaticano divisi fra esenzioni Imu, Tari e Tasi, servizi appaltati in convenzione a organizzazioni cattoliche, cambi di destinazione d’uso, contributi per l’edilizia di culto (oneri di urbanizzazione secondaria), spese straordinarie in occasione di importanti eventi cattolici, edifici concessi a condizioni di favore a enti e associazioni cattoliche,consumi energetici della Città del Vaticano, sconti per l’accesso a zone a traffico limitato e altri contributi erogati dal Comune». E poi: ««Abbiamo intrapreso questo percorso dal momento che abbiamo scoperto che non esisteva una stima dei costi sostenuti dai romani per i servizi forniti al Vaticano. Ciascun costo è stato calcolato approssimativamente sulla base di stime già fatte, contenziosi aperti con le varie aziende, analisi dei bilanci e analisi dei contatti di servizi, per un totale di 400 euro l’anno “donati” da ciascuna famiglia». Il MoVimento 5 Stelle Roma ha pubblicato invece questa dichiarazione sul suo sito:
Ogni famiglia romana dona (inconsapevolmente?) più di 400 euro ogni anno alla Città del Vaticano. Tra esenzioni, servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattoliche, consumi idrici ed energetici, contributi per l’edilizia di culto, i costi a carico di Roma Capitale ammontano, dalle prime stime, a oltre 440 milioni di euro.
A questi, si devono aggiungere i costi per gli oltre 350 stati presenti sul territorio comunale (consolati, ambasciate). Numerosi anche gli organismi internazionali, tra cui la FAO. Quest’ultima spende meno di un caffè per il canone annuo (1 dollaro all’anno!).
E intanto ACEA, la multiutility posseduta al 51% da Roma Capitale, continua da anni a iscrivere in bilancio circa 26 milioni di euro per crediti vantati verso la Città del Vaticano, per un contenzioso relativo a canoni di depurazione e di allontanamento delle acque reflue.
La normale curiosità su come siano stati effettuati i conteggi dovrà ancora attendere per essere soddisfatta: al momento la commissione speciale si è occupata di individuare i principali capitoli di spesa più o meno direttamente legati alla Chiesa. Nel giro di un mese saranno pubblicate le voci in dettaglio. Intanto Frongia racconta alcuni esempi. In tema di tasse non riscosse, ad esempio, un aspetto marginale ma significativo riguarda la Ztl (Zona traffico limitato). «Perché da agosto 2014 – spiega il presidente – il Vaticano usufruisce di Ztl a prezzo dimezzato per i propri dipendenti». Sicuramente ha maggiore incidenza sul bilancio la voce relativa all’esenzione dalle imposte sugli immobili. Anche se qui la commissione ha incontrato non poche difficoltà a fornire le cifre. Districarsi tra diocesi, ordini religiosi e congregazioni non è semplice. «E così non abbiamo ancora una stima precisa sul numero totale degli immobili ecclesiastici». Invano negli anni scorsi si è tentato di procedere a un censimento. «In tutta Italia si parla di almeno 100mila edifici, solo un quarto dei quali sono luoghi di culto. E la maggior parte è proprio qui a Roma». Attendiamo la risoluzione del problema da parte della Giunta Raggi. Al lavoro, forza!

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