SANTORO BACCHETTA IL NO: “E DOPO? ASPETTANDO TRUMP?”
“Cari amici” inizia la consueta lettera del venerdì di Santoro. È un “cari amici” pesante, consapevole di un tempo cambiato. Dopo aver analizzato la situazione che ha portato alla vittoria del miliardario Donald Trump, Santoro passa al piano interno.
Un passaggio breve sull’elezione del Presidente del Consiglio – ‘La nostra è una repubblica parlamentare e non presidenziale, e a eleggere il nostro attuale Presidente del Consiglio sono stati i due rami del Parlamento, come la Costituzione appunto prevede’ – e si passa al referendum costituzionale.
Nessuna riforma è perfetta, così come non lo era la Costituzione del ’48. Passando al piano del merito Santoro osserva come la principale obiezione sia “che con la riforma il Parlamento perderebbe potere. Direi invece, senza ombra di dubbio, che ne guadagna perché può togliere la fiducia al Presidente del Consiglio con un percorso più trasparente”.
Ma è oltre il merito il nocciolo della questione. Il problema principale è l’alternativa. Quale sarebbe l’alternativa a questa riforma costituzionale? Un improbabile nuovo patto della crostata targato D’Almema-Berlusconi? Un accordo tra Sinistra Italiana e Casapoud? No, obiettivamente l’alternativa non esiste.
“Secondo tanti che scrivono” ironizza il conduttore “io dovrei votare No e non avere il timore di ciò che accadrà dopo. Aspettando Trump”. Parafrasando il titolo di una famosa opera, “Aspettando Godot”, dunque. Ma aggiunge: “le mie osservazioni non portano necessariamente a votare Sì”.
Se il nostro sistema è in pericolo è proprio perché, strutturalmente, è adatto ad essere messo in pericolo. A noi serve una Costituzione forte, vincolante e che renda centrale il ruolo del Parlamento. Ad oggi nulla di tutto ciò è realizzato.
Santoro cerca di mettere in ordine il discorso, con una previsione apocalittica “fate finta che il No abbia già vinto e che Renzi sia scomparso dalla scena, e provate a immaginare cosa accadrà, in che maniera il Paese ne uscirà più forte e le istituzioni più solide e più democratiche. Con un’altra apocalisse?”. È la paura della venuta di un Trump italiano, la paura che il sistema non tenga.
Ai benaltristi Santoro dedica la sua conclusione: “La riforma poteva essere più condivisa? Certo. Scritta meglio? Certo. Ma se vince il No i diritti di noi cittadini si rafforzeranno? La democrazia sarà più forte? Il governo più capace di affrontare le sfide internazionali? Vi prego, non rispondete con un’altra domanda. O col solito vaffanculo.”
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