giovedì 17 novembre 2016

Firme false in Sicilia spunta un altro pentito. Sfilata davanti al pm

Sarà sentito anche Nuti. Il Pd: dall’onestà all’omertà
Riccardo Nuti, deputato, è considerato tra gli artefici del pasticcio delle firme false raccolte per le elezioni amministrative del 2012.

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Pubblicato il 16/11/2016
Ultima modifica il 16/11/2016 alle ore 07:39
PALERMO
Lo scirocco siciliano fa da preludio a una bufera in cui sono dentro non tutti, ma tanti degli esponenti di vertice del Movimento Cinque Stelle dell’Isola. In testa Riccardo Nuti, già candidato sindaco di Palermo, oggi deputato nazionale, che ha querelato chi lo accusa ma che nei prossimi giorni sarà chiamato a difendersi dalle accuse di falsificazione di atti collegati a consultazioni elettorali. E poi Loredana Lupo, il marito Riccardo Ricciardi, Giulia Di Vita, Claudia Mannino, Samantha Busalacchi, Giorgio Ciaccio. E Claudia La Rocca, la deputata regionale che ha deciso di ammettere le proprie e le altrui responsabilità, inguaiando una serie di altri “cittadini”. 

Alessandro Di Battista, uno dei leader nazionali del Movimento di Beppe Grillo, si augura che l’inchiesta «sia molto rapida: non faremo sconti a nessuno, perché siamo dei Cinque stelle». Subito dopo, però, il parlamentare, a “Di Martedì”, difende i suoi: “Non per giustificarmi - sostiene - vorrei solo dire che non si tratta di firme false nel senso che qualcuno ha messo una firma di un cittadino che non aveva firmato: le firme le hanno ricopiate. E poi nessuno è stato eletto con quelle firme lì». 

Tesi singolare, che dal punto di vista giuridico non ha consistenza: e lo stesso Beppe Grillo, che annuncia possibili sospensioni «da uno a dodici mesi», per i coinvolti, aveva assegnato ai suoi «l’Oscar della stupidità». In ogni caso le confessioni potrebbero portare a un effetto-valanga. Dopo la La Rocca un altro attivista del Movimento ha deciso di vuotare il sacco, confermando quanto raccontato dalla parlamentare dell’Assemblea regionale e ribadendo pure ciò che, prima di tutti, aveva raccontato - alle “Iene” e poi in Procura - Vincenzo Pintagro, prof di educazione fisica e attivista della prima ora. Altri coinvolti ora stanno valutando se presentarsi o ripresentarsi spontaneamente in Procura. 

Nell’indagine anche un avvocato considerato una sorta di guru e di consigliere giuridico grillino, Francesco Menallo: tutti saranno ascoltati nei prossimi giorni dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal pm Claudia Ferrari, ma anche dalla Digos. Le firme false corredarono la lista da presentare in tribunale per le comunali del 2012: quando i vertici si resero conto di avere commesso un errore materiale, avendo indicato un luogo di nascita sbagliato per uno dei candidati, decisero di scongiurare il rischio di essere esclusi dalla competizione palermitana ricopiando le firme vere, come se vere fossero ancora. Operazione alla quale parteciparono in tanti. 

Il Pd è scatenato: su Twitter i senatori Francesca Puglisi, Stefano Esposito e Salvatore Tomaselli commentano la confessione della deputata grillina, parafrasando lo slogan «onestà onestà» con «omertà omertà». Sulla stessa linea David Ermini, della segreteria dem. Matteo Ricci chiede a Grillo di spiegare «perché hanno fatto finta di niente».  

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