domenica 25 settembre 2016

Il movimento grillino cambia. Una struttura liquida. Qual è la novità. Di solido nel M5S non vi è stato mai niente.

A Palermo addio al direttorio M5S Al suo posto una “struttura liquida”

Via alla kermesse nazionale, Pizzarotti si sfila e attacca A Roma trovato l’assessore al Bilancio: l’ex giudice Tutino
ANSA
Beppe Grillo a Palermo per la kermesse nazionale del M5S “Italia 5 stelle”

24/09/2016
ROMA
Verrà liquidato, a poco a poco. Il direttorio del M5S per come lo conoscevamo non esisterà più. Il succo della storia di questo ultimo tormentato mese sarà quello che vedremo sul palco di Palermo: l’urlo di Beppe Grillo che si riprende la scena e la guida del M5S. Chiuderà lui lo spettacolo e lo farà annunciando che il M5S rinascerà simile a come era prima della svolta più istituzionale incarnata da Luigi di Maio. «Più orizzontalità»: questo il concetto. Qualcuno la chiama già la non-struttura. Nasceranno i gruppi tematici che rispolvereranno il senso originario delle 5 Stelle. Enti locali, ambiente, economia e finanza, meet-up, cultura, e altro. Ogni gruppo avrà i suoi componenti i quali costruiranno un filo diretto con Grillo per le decisioni da prendere. Lui avrà l’ultima parola dal punto di vista più politico. 
Le scelte saranno condivise sulla piattaforma Rousseau e votate online sul blog. Si torneranno a fare più votazioni, perché, ha detto Grillo a chi condivide con lui questo progetto: «Siamo nati con la forza del web e ci siamo persi un po’ nei Palazzi, lontani dalla gente. Abbiamo fatto troppe poche votazioni negli ultimi tempi». Pochi voti, vuol dire anche meno clic. E il blog è un’interfaccia non solo politica ma anche aziendale.  

Il direttorio muore anche per «ammutinamento», perché al suo interno si sono create due cordate. Quella di Di Maio, che ha puntato sulla leadership mediatica, condivisa con Alessandro Di Battista. E quella invece di chi considera i personalismi una malattia mortale per il M5S. Non che Di Maio fosse contento della «crocifissione» (come la chiamano i deputati a lui più vicini) a cui è stato sottoposto dopo il caso dell’indagine sull’assessora all’Ambiente di Roma tenuta nascosta da lui e da Virginia Raggi. Con il no alle Olimpiadi e la nomina ormai certa, dopo un mese di vacatio, dell’assessore al Bilancio, la sindaca a Palermo avrà il suo bagno di folla e la benedizione pubblica di Grillo. Sarà Salvatore Tutino, giudice contabile in pensione, a tenere le chiavi delle casse della Capitale. Ieri il magistrato ha ricevuto i saluti dei colleghi alla Corte dei Conti. La nomina ufficiale in consiglio slitta alla settimana prossima. Certo non proprio una scelta che fa felice l’arcinemica della sindaca Carla Ruocco, che tre anni fa aveva inserito Tutino nell’elenco della «casta», per la nomina di consigliere della Corte dei Conti, firmata dall’allora premier Enrico Letta, alla vigilia dell’approvazione della legge di Stabilità che avrebbe imposto un tetto agli stipendi pubblici. 

La riabilitazione palermitana comunque non riguarderà solo Raggi ma anche Di Maio. Per evitare che i rancori si trasformino in rivolta interna, è stato il vicepresidente della Camera tra i primi a essere d’accordo con la fine del direttorio. Ma Di Maio non ha intenzione di tornare nell’anonimato del mucchio pentastellato. Anzi, ha in mente di riprendere la strada verso la candidatura per Palazzo Chigi. Saranno, infatti, lui e Di Battista a parlare prima della chiusura di Davide Casaleggio e Grillo domenica sera. Il linguaggio del palco dirà che i due vip del M5S restano loro, ma all’ombra di Grillo che tornerà a guidare di fatto il M5S. La blindatissima scaletta prevede ci sia anche un ospite a sorpresa. Si sfila invece polemicamente il sindaco Federico Pizzarotti perché «i vertici hanno negato a Parma la possibilità di installare il gazebo informativo». Per lui Grillo è ormai «il garante di nulla».  

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