mercoledì 28 settembre 2016

Lezzi, M5S: «Non siamo soldatini. Virginia ascolti i nostri consigli»

La senatrice: «Beppe è come un padre che ogni tanto bastona i suoi figli

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La pagina Fb di Barabara Lezzi con il post contro il ponte sullo StrettoLa pagina Fb di Barabara Lezzi con il post contro il ponte sullo Stretto
Esponente della vecchia guardia, per citare Roberta Lombardi, movimentista ortodossa e spesso critica con il direttorio, Barbara Lezzi espone pacatamente le sue idee al Corriere, poco prima che arrivi come una mannaia il diktat di Beppe Grillo con il divieto di dare dichiarazioni alla stampa. La sua non è una ribellione né una protesta, ma l’affermazione di un principio che evoca nell’intervista con una certa chiarezza: «Non siamo soldatini».
Lezzi, alla fine Salvatore Tutino si è tirato indietro. Proprio quel potenziale assessore al Bilancio che voi avevate impallinato, a suo tempo, con interrogazioni parlamentari e critiche. La Raggi alla fine, dunque, vi ha ascoltato?
«Io non so se Tutino abbia o meno parlato con la sindaca Raggi. Innanzitutto va ricordato che lui era entrato nel giro dei papabili e non era ancora stato nominato».
D’accordo, ma non pare una bellissima figura. Essendo l’ennesimo caso, forse c’è un problema di metodo.
«Non credo. Non conosco il metodo utilizzato per trovare i collaboratori, ma confido nel lavoro della sindaca. Credo che stia facendo tutto quanto è nelle sue possibilità e presto la squadra sarà formata».
Però Tutino l’avete criticato e non poco.
«Sì, è anche giusto che i parlamentari dicano la loro. Ed è giusto che quando hanno da criticare, poi se ne prenda atto».
Qui si pone il delicato problema dell’autonomia della sindaca dai 5 Stelle.
«La Raggi è assolutamente libera di fare le scelte che vuole. Se posso, però, le suggerirei umilmente di prendere in considerazione gli argomenti di chi ha qualcosa da dire. E di trarre conforto dai nostri consigli».
La svolta di Grillo, con il suo ritorno a tempo pieno e con il nuovo regolamento, la convince?
«Sì, si doveva fare. Era necessario porre mano all’organizzazione e mettere tutto per iscritto, anche viste alcune scelte troppo discrezionali del passato».
Il direttorio è stato spesso oggetto di contestazioni e appare superato, almeno nella sua forma attuale.
«Le critiche talvolta ci sono, è normale, ma penso che il direttorio si sia dovuto sobbarcare un lavoro enorme. Il Movimento è esploso, prima eravamo solo 150 ora siamo diventati tantissimi, a tutti i livelli. È giusto che loro abbiano un supporto».
Le critiche non piacciono granché nel Movimento, per usare un eufemismo.
«Ma se le critiche sono costruttive, bisogna prenderne atto. Non siamo soldatini: è giusto dire la nostra. Del resto, ho 44 anni. Detto questo, non vedo le spaccature e le fratture che si dicono. Abbiamo un obiettivo comune e stiamo lavorando».
Grillo ha ripreso lo scettro del comando anche per comporre le varie anime del Movimento.
«Grillo per noi è come un padre. Chi meglio di un padre conosce i propri figli?».
Tra padri e figli spesso son dolori e incomprensioni.
«Grillo ogni tanto ci bastona. Ma se un padre bastona un figlio, lo sta facendo per un suo bene. E quindi non è un problema»
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