Lettera di 23 militanti agli iscritti. Sotto tiro la candidatura Poma, le tessere in calo e il caos nei circoli
«Il Pd cambi o ci faremo da parte»
di Linda Lucini wPAVIA Qualcosa non va in casa Pd. A dirlo sono gli stessi militanti che hanno inviato una pesante lettera all’assemblea degli iscritti e alla direzione del partito, dopo una serie di dimissioni dagli organismi direttivi. A firmarla sono in 23, a cominciare da Claudia Comaschi che nel confronto per la segreteria provinciale aveva raccolto il 37% dei consensi del partito. Con lei ci sono assessori, consiglieri provinciali, segretari di circoli e semplici iscritti. In tutto 23 militanti che sottolineano da subito «il non brillante risultato elettorale, l’attività sempre più residuale dei circoli, l’emorragia di iscritti e il carattere asfittico del confronto democratico» e puntano il dito su «inadeguatezza del progetto politico e fragilità dei circoli sul territorio, difficoltà di aggregare consenso e nuove energie». Poi i 23 arrivano con l’affondo sulla decisione di appoggiare la candidatura di Vittorio Poma alle provinciali: «La preparazione delle elezioni del presidente dell’area vasta è stata affrontata con grave ritardo, con affanno e senza un chiaro progetto politico aggregante. È sembrato che le varie componenti del partito si muovessero più come indipendenti che come un soggetto collettivo. Non si è fatto infatti alcuno sforzo per ragionare con i nostri amministratori su problemi del territorio sulle prossime sfide da affrontare e su quale fosse la candidatura migliore. Partendo dal presupposto che il nuovo ente di area vasta dovrà essere la casa dei Comuni sarebbe stato utile condividere le modalità di scelta dei candidati, discutendo in modo approfondito in direzione e con gli amministratori iscritti al Pd, soprattutto con il sindaco Depaoli e i consiglieri comunali di Pavia che si sono visti arrivare dall’alto la candidatura di Vittorio Poma che è per loro un avversario politico, avendo sostenuto Cattaneo alle ultime elezioni amministrative e facendo parte dei consiglieri di minoranza. Era evidente che un’operazione del genere, senza la condivisione di un progetto politico avrebbe messo in seria difficoltà la tenuta della maggioranza del Comune di Pavia». Fino ad oggi, dicono i 23 iscritti, ognuno nel proprio ruolo, non ha mai fatto mancare «il proprio contributo leale per superare, in maniera costruttiva questa impasse pericolosa confidando in una condivisione che invece ha faticato ad affermarsi». Ma ora non ci stanno più. Lo dimostrano le dimissioni arrivate in fila prima di Claudia Magnani, poi di Tiziana Alti e di Fernando Perrucci dalla commissione di Garanzia, poi della Comaschi dalla segreteria e ieri quelle presentate sempre dalla segreteria da Maria Angela Maiocchi. «Se non si cambia io personalmente non voglio più stare negli organi direttivi – dice Comaschi – Resto militante ma non sarò connivente con questo sistema. La scontentezza è diffusa ma non viene data alcuna risposta, neppure un no».
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