“Muraro all’Ama segnalata dal Noe”. M5S in crisi sulla difesa a oltranza
L’accusa di Fortini, presidente dimissionario dell’azienda rifiuti. Nuovi legami con il giro Alemanno. E Cantone apre un fascicolo
ANSA
L’assessore all’ambiente di Roma, Paola Muraro
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05/08/2016
JACOPO IACOBONI
GIUSEPPE SALVAGGIULO
All’interno della giunta di Virginia Raggi almeno due assessori hanno manifestato alla sindaca e ai loro colleghi forti dubbi sulla (non) gestione politica della vicenda-Muraro, arrivando a chiederle di valutare l’opportunità di una «exit strategy» prima che ulteriori imbarazzanti rivelazioni o - peggio - un avviso di garanzia la obblighino alla capitolazione.
La domanda, sia pure posta in maniera cortese e collaborativa, testimonia l’agitazione sulla vicenda delle consulenze con l’Ama (1,1 milioni di euro in 12 anni) di Paola Muraro, assessora all’ambiente, e il suo potenziale conflitto d’interessi. Anche il direttorio ne ha chiesto conto alla Raggi, sebbene la scelta della Muraro non sia stata della sindaca. Nella riunione a casa di Alessandro Di Battista, avvenuta l’altra sera, sono arrivati a rimproverarle anche errori di comunicazione, mettendo in discussione alcuni dei collaboratori più vicini. Nel direttorio temono che uno stillicidio possa diventare insostenibile per il Movimento; e difendono per ora la Muraro, ma il problema è appunto quel «per ora». Fiducia a tempo.
La sindaca ribadisce il sostegno alla Muraro. Ma nel suo entourage la preoccupazione è forte. La Raggi rischia di vedersi accollata una débâcle politica sulla Muraro che non è dipesa da lei, a parte l’infausta scelta di non coinvolgere subito il prefetto ai primi ritardi con cui i camion arrivavano agli impianti di trattamento rifiuti. È stato un classico dei due anni e mezzo della gestione Marino: per fargli pagare la volontà di rompere il monopolio romano nello smaltimento, casualmente, quasi sempre di venerdì pomeriggio, si rallentava allo spasmo l’ingresso dei camion in impianto. Marino di solito convocava il prefetto lunedì, assieme a Daniele Fortini e all’assessora Estella Marino, e la questione si sbloccava, in qualche modo. La Raggi non l’ha fatto, lasciando che la Muraro suggerisse di usare il tritovagliatore (di Cerroni) di Rocca Cencia, che però è sotto indagine.
Fatto sta che la crisi ora comincia a esser messa sul suo conto, spietatamente, proprio dal direttorio e dagli altri gruppi del M5S che l’hanno accerchiata fin da subito. Così nel giro della sindaca (che ieri non poteva che rispondere «direi di sì» alla domanda se riconferma la fiducia alla Muraro) fervono in queste ore richieste di consigli su come gestire i prossimi giorni. In attesa di capire se lo stillicidio continuerà.
Ieri, mentre l’Autorità Anticorruzione di Raffale Cantone apriva un’istruttoria sugli appalti Ama (la sindaca se ne compiace, «siamo molto contenti perché solo combattendo in maniera ferma la corruzione si potranno eliminare tutte quelle sacche di malgoverno che abbiamo visto cosa hanno prodotto su Roma»; ma il faro sugli appalti 2013-2016 può illuminare anche l’attività della Muraro), siamo stati in grado di ricostruire un’altra grossa tegola che può abbattersi sull’assessora. Ha raccontato Daniele Fortini (ormai ex presidente Ama) in commissione ecomafie, il 2 agosto, che l’inizio del rapporto tra Ama e Muraro (nel 2004) si deve a una «segnalazione» arrivata nientemeno che da un maresciallo del Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Un tassello che si aggiunge al ruolo dell’influente marito della Muraro, colonnello dei carabinieri al reparto centrale.
Si arricchisce poi di nuovi particolari la frequentazione del giro panzironiano da parte della Muraro. A saldare la futura assessora e Franco Panzironi (uomo di Alemanno all’Ama, condannato in primo grado a 5 anni) fu Damiano Lipani. Altro personaggio chiave nella mappa dei poteri romani: rampante avvocato amministrativista legato alla destra, ha accolto nel suo studio Antonio Catricalà, grand commis di fiducia berlusconiana, poi sottosegretario a Palazzo Chigi con Monti e viceministro con Letta. Nell’èra Alemanno-Panzironi, l’avvocato Lipani divenne superconsulente giuridico dell’Ama, con un contratto da 300 mila euro l’anno. In una telefonata intercettata nell’inchiesta Mafia Capitale, si complimentava con Panzironi per il ruolo da «regista» nella nomina di Giovanni Fiscon a direttore generale di Ama. Fiscon era vicino di stanza della Muraro in azienda, prima di essere arrestato nell’ambito di Mafia Capitale. Ieri la procura di Roma ne ha chiesto il rinvio a giudizio per un appalto pilotato in materia di gestione di rifiuti.
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