giovedì 27 giugno 2013

Un articolo da leggere. E sul quale riflettere a lungo.


Se Napoli la raccontasse chi ha praticato l’illegalità per anni? Se i vicoli e le periferie urbane prendessero voce grazie alla volontà di chi è al di fuori del professionismo anti mafia? Se il carcere e le sue difficili condizioni di vita venissero espresse tramite i ricordi di chi dietro quelle sbarre ci è stato per davvero?
Gaetano Di Vaio ha scelto proprio questa strada, quella di raccontare la sua vita prima tramite il cinema, divenendo in poco tempo prima produttore cinematografico, regista e punto di riferimento della scena indipendente italiana ed ora anche scrittore.
Ho avuto la fortuna di partecipare all’anteprima nazionale del suo libro, presentato per la prima volta a Trame 3, il festival dei libri sulle mafie che si svolge a Lamezia Terme in provincia di Catanzaro. Il libro, dal titolo “Non mi avrete mai” è in uscita il prossimo 9 luglio ed è un testo scritto a quattro mani grazie alla collaborazione diGuido Lombardi che ha seguito, quasi annullandosi ed entrando in piena empatia con Gaetano, la quotidianità di quello che è divenuto simbolo del riscatto a Napoli.
Gaetano non è uno scrittore classico, ha la quinta elementare, ma un è grande uomo, pieno di dignità e saggezza. Quella saggezza, anche se è strano definirla così, che ha imparato per strada, a Napoli, nei vicoli del centro storico e poi nella periferia dell’area nord, nella Napoli a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 quando la camorra di Raffaele Cutolo era paragonabile ad un impero.
Il libro è una autobiografia con alcuni elementi romanzati. Scrivere questo libro, per Gaetano, era  un’ esigenza che si portava dentro già da quando era in carcere. Ma scrivere avendo solo la quinta elementare è difficile, così era solito appuntarsi piccoli pensieri, momenti di vita carceraria, ricordi che ora sono parte integrante del libro grazie al prezioso lavoro di Lombardi.
Gaetano è figlio del bronx, di un ghetto dimenticato che a Napoli si chiama Scampia, ovvero una delle più grandi piazze di spaccio di droga di tutta Europa. Figlio di una famiglia onesta, povera ma onesta che occupò una palazzina per vivere e dare un tetto a dieci figli, ma immediatamente sgomberati dalla polizia. Spedito in collegio a 7 anni, nel 1975, quando a Napoli quei luoghi erano dei non luoghi dove “invece di trovare la nutella abbiamo trovato solo violenza”. Scugnizzi figli di prostitute, di carcerati, di famiglie oneste ma che non avevano la possibilità di fare crescere i loro figli con serenità e quindi la scelta di mandarli in quelle strutture per sfuggire alla fame era quasi obbligata, ma lì troppo spesso imparavano i primi rudimenti della delinquenza.
Il primo obiettivo non era sopravvivere ma scappare da quegli istituti e così Gaetano scappa, vive per strada, inizia con i primi furti per mangiare. Il primo in assoluto, degli orecchini rubati a casa di un amico e regalati a sua sorella. Poi le rapine divennero serie con le pistole, i primi problemi con la giustizia, i primi approcci con la droga, la tossicodipendenza, lo spaccio. Fino al carcere, il carcere di Poggioreale a Napoli, un inferno legalizzato dalle istituzioni che si innalza in un dei tanti quartieri della Napoli che cresce intorno alla stazione centrale.
Quella che uscirà a luglio è, quindi, l’autobiografia di un figlio del bronx, la storia del riscatto di Gaetano che da carcerato diventa produttore cinematografico . Gaetano ha resistito, non si è mai affiliato alla camorra nonostante abbia praticato l’illegalità per anni, perché nonostante la sua vita non certo tranquilla, non voleva diventare schiavo di un sistema che ti avrebbe sicuramente ammazzato. Ma quella illegalità era ed è l’unica strada che ancora oggi tantissimi ragazzi sono costretti a seguire a Napoli, a Scampia così come nei quartieri Spagnoli o a Forcella. E quando nasci lì, vieni trascinato in un vortice di violenza da cui è difficile se non impossibile uscire, non avendo dei buoni maestri di vita. Gaetano Di Vaio definisce questo mondo la criminalità disorganizzata che ti fa entrare ed uscire da collegi, riformatori, carceri, fino ad entrare per sempre dentro una bara non potendo più uscire.
Il libro ha come perno centrale, appunto, Poggioreale, il carcere di Napoli definito come il più grande moltiplicatore di delinquenza che esiste sulla terra. L’esordio in letteratura di Di Vaio, con questa autobiografia, non gli impedisce di scavare nei più profondi ricordi della sua vita, come quelli della stanza zero del carcere dove è stato brutalmente picchiato più volte dai secondini solo perché era in crisi d’astinenza. Estratti di vita di una persona che ha cercato e ritrovato con testardaggine la propria dignità.
Il riscatto è arrivato dal cinema, dalla cultura, quella che è stata tagliata con precisione chirurgica dalle politiche liberiste degli ultimi venti anni da governi che preferivano il modello aziendale ed la repressione indiscriminata come unico strumento di lotta alla criminalità.
Se quella nella scrittura è la sua prima esperienza, è dal 2001 che in diverse modalità Gaetano fa parte del mondo del cinema italiano e con risultati davvero straordinari.
In quegli anni i primi approcci e le prime esperienze con Peppe Lanzetta, il suo primo film sulla cultura e la vita dei rom. Nel 2004 fonda l’associazione culturale “Figli del Bronx” che diventa poi Società di Produzione Cinematografica. Con i suoi lavori, da registra e da produttore, partecipa al 59° Festival Internazionale del Cinema di Locarno in Svizzera, collabora poi successivamente con Abel Ferrara arrivando addirittura a calpestare il red carpet della 66° mostra di Arte Cinematografica di Venezia. Tra i suoi migliori lavori, “Il loro Natale”, dove racconta la vita e le paure delle donne e mogli dei carcerati di Poggioreale; “La bas – educazione criminale” con sfondo Castel Volturno. In preparazione un altro lavoro, “Take Five” che segue le vicende di alcuni ragazzi dei vicoli di Napoli, tra cui il figlio di uno dei boss più importanti della zona, ora in carcere. Una produzione che si avvale anche della collaborazione di Rai Cinema.

1 commento:

Unknown ha detto...

una bella lettura.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...