giovedì 27 giugno 2013

Lui sa come arrivare alla quarta settimana. E' una vergogna accettare di vedere gente che soffre perchè non ha uno stipendio e dovere ascolatare Brunetta e Berlusconi


SCENARIO

Pdl, Silvio Berlusconi all'attacco del governo Letta

Blitz sulla giustiziaBagarre sull'Iva. L'ex premier mette un'ipoteca sulla maggioranza. Brunetta contro le coperture.

Cambia il passo Silvio Berlusconi. Passando al contrattacco.
La fiducia «incondizionata» al governo Letta promessa solo il 26 giugno a Giorgio Napolitano, lascia spazio a un appoggio condizionato.
CAV, FIDUCIA CONDIZIONATA.«Continueremo a sostenere il governo», ha chiarito il Cavaliere in un'intervista a La Discussionesettimanale diretto da Emilio Fede in uscita sabato, «se varerà i provvedimenti indicati nei nostri accordi: via l'Imu sulla prima casa, no all'aumento dell'Iva, tassazione zero sulle assunzioni dei giovani e dei disoccupati».
A 24 ore dall'incontro al Colle, tra i due maggiori partiti che sostengono il governo è tornata così a salire la tensione.
BRUNETTA ALL'ATTACCO. Due i fronti aperti nella maggioranza: lo scontro su Iva, Irpef, e sulle misure di copertura e il nodo della giustizia.
In mattinata a scaldare gli animi era stato il super falco Renato Brunetta che si è scagliato contro il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. «Serviva ben altro per far ripartire l'economia», ha tuonato il capogruppo Pdl alla Camera. «Lo strumento ce l'abbiamo già: i pagamenti della pubblica amministrazione». Brunetta ha bocciato senza appello pure le coperture, bollandole «assolutamente inadeguate». Anzi, di più, «una presa in giro, un raggiro».

Il blitz del Pdl sulla giustizia

 A scatenare le polemiche, il 27 giugno, è stata la decisione di via dell'Umiltà diforzare la mano sulla riforma della giustiziainserendola nel ddl sulle riforme costituzionali all'esame della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama.
Dove è stato depositato un emendamento in cui si chiede agli esponenti della Bicamerale per le riforme di occuparsi anche della riforma degli organi giudiziari.
LA ROTTURA DEL PATTO. Poche righe che di fatto hanno rotto il patto siglato nella mozione parlamentare che ha dato il via al ddl del governo escludendo tra le materie in discussione ogni tipo di riforma della giustizia (e della magistratura).
LE CONSEGUENZE DEL RUBYGATE.Tempistica perfetta. La decisione dei berluscones, infatti, è arrivata all'indomani della condanna in primo grado per Silvio Berlusconi nell'ambito del processo Ruby.E ha reso le larghe intese di governo strettissime.
Dal canto loro i firmatari hanno smentito l'esistenza di una correlazione con i problemi giudiziari del Cavaliere sottolineando che ben prima della sentenza era emersa l'intenzione di modificare anche la parte della Costituzione che riguarda la giustizia.
IL PRESSING DI SCHIFANI. «Su questi emendamenti si vuole creare un falso problema», ha commentato Renato Schifani che, promettendo «la necessaria cautela» e nessuno «spirito di rivalsa», ha confermato però la necessità di intervenire sulla materia.
«Se si decide che cambiano i poteri del presidente della Repubblica», ha spiegato Anna Maria Bernini, «si deve intervenire su tutti i pesi e contrappesi. E quindi, per esempio, modificare il potere di nomina dei giudici costituzionali da parte del capo dello Stato. Capisco tutte le interpretazioni, ma il nostro non è un blitz».

Il Pd: «Emendamento inaccettabile»

Immediata la reazione del Partito democratico che non ha esitato a bollare come «inaccettabile» l'emendamento presentato dagli esponenti di via dell'Umiltà. L'intenzione dei democratici è quella di alzare un muro, forti anche dei numeri dalla loro parte. Già perché il Pdl da solo non ha la forza per poter approvare l'emendamento.
ESCLUSA L'IPOTESI TRATTATIVA.L'ipotesi di aprire una trattativa non viene presa in considerazione e, a sgombrare il campo dai dubbi, il capogruppo Pd Luigi Zanda ha ricordato che il ddl che la commissione Affari costituzionali del Senato sta esaminando è stato approvato dal Consiglio dei ministri, quindi alla presenza del segretario del Pdl Angelino Alfano.
Chiamato in causa, sulla materia, Silvio Berlusconi ha preferito restare in silenzio. Senza però perdere l'occasione per denunciare ancora una volta «l'invidia e l'odio» di cui è vittima da parte di chi «vuole farmi fuori sul piano patrimoniale, sul piano dei diritti politici e su quello della libertà personale».
LA MORSA DELLE PROCURE SU B. La morsa delle Procure, insomma, si fa sentire. E certoil «mini-sconto» ottenuto giovedì dal procuratore generale della Cassazione sul risarcimento dovuto a Cir non può di certo fargli cambiare umore.
Come se non bastasse, a Napoli ha preso il via l'udienza preliminare per la vicenda sulla compravendita dei senatori. Con la richiesta di patteggiamento di un anno e otto mesi dell'ex Idv Sergio De Gregorio.
Difficile credere che il nodo giustizia e quello economico non avranno ripercussioni sulla tenuta della maggioranza.
Giovedì, 27 Giugno 2013
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1 commento:

Unknown ha detto...

Come usciamo da questa crisi con politici come Berlusconi.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...