I grillini s’insultano. Ora gli zombie sono fra di loro
Chiederanno alla rete se preferisce Cristo o Barabba. E anche se qualcuno lo aveva messo nel conto preventivamente, eccoci assistere a una impasse del Movimento Cinque Stelle che secondo una intelligenza tattica abbastanza elementare avrebbe garantito al piccolo impero di Grillo di evitare due opzioni negative. I parlamentari hanno deciso, in pratica, di non decidere «cosa fare» della scomoda senatrice Gambaro. Da un lato, si doveva evitare di smentire il gran capo con un voto di assoluzione nei confronti di una osservazione critica con cui la senatrice aveva addebitato proprio al Megafono la responsabilità della sconfitta alle amministrative. Ed era stato Grillo ad avviare la procedura di infrazione consegnando la «cittadina» Gambaro al tribunale interno. Dall’altra, pareva a molti inopportuno che il Movimento ancora una volta marcasse la storia con un giudizio di condanna, a carico di una ragionevole dissidenza, che l’opinione pubblica nazionale non avrebbe compreso e condiviso. In più, pesava su questa opzione la minaccia discretamente palese di un buon numero di parlamentari di gettare la spugna per protesta verso questa durezza, di lasciare il gruppo, i gruppi. Così, passa la cultura di Pilato e anche questa deriva non sembra senza conseguenze e neppure meno loquace delle altre. La terza via adottata in queste ore dal tribunale illumina una serie di notizie a grappolo. La prima è che nel Movimento appare profondamente in crisi il rapporto di potere che ha fin qui appeso ogni dinamica politica o di semplice difesa dai nemici interni alla volontà di un uomo solo al comando, Beppe Grillo. Una crisi che non consente, crediamo, il ritorno ai vecchi schemi binari in base ai quali: lui, Grillo, è l’unico «Uno», gli altri sono «Zero». Da qui in poi, il potere sarà sul tavolo e se lo giocheranno soggetti diversi da quelli che lo hanno amministrato fino ad oggi. Poi, è abbastanza evidente che le tensioni interne al Movimento sono in grado di esplodere con esiti disastrosi per la creatura del padrone. Terzo, lo stallo verificato in Parlamento equivale comunque a un freno a mano che è ora possibile attivare ogni volta che le espulsioni di Grillo non convinceranno. Infine, e coerentemente, Grillo ha perso potere reale, è lui quello che paga la crisi prima e più di ogni altro soggetto sulla scena. Altrettanto, è chiaro e assodato che il «miracolo» confezionato dal Prestigiatore genovese sta ora mostrando tutti i fili e i limiti del trucco: almeno due culture, assemblate con arbitrarietà, stanno venendo alle mani, non riescono più a condividere lo stesso tetto. Dice Crimi: «Rimettiamo il giudizio alla Rete»; il senatore Manlio Di Stefano così parla della collega Paola Pinna, scesa in campo per difendere Gambaro: «Una Cosetta dei Miserabili laureata, disoccupata che viveva con i genitori a Quartuccio Cagliari e con 100 voti 100 è diventata deputata». La storia horror dei cadaveri putrefatti sta entrando in una fase nuova, gli zombies sono adesso anche tra loro. Del resto, è estate, è il tempo dell’horror.
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