mercoledì 19 giugno 2013

Noi siamo e rimarremo sempre a fianco dei magistrati.Costi quel che costi.


Così il PdL fa la guerra ai giudici in Parlamento

di   - 19/06/2013 - Dalle norme sull'incandidabilità alle regole disciplinari. Passando per il ricollocamento dei fuori ruolo. Ecco come il centrodestra vuole riformare le toghe

Così il PdL fa la guerra ai giudici in Parlamento
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Incandidabilità e ricollocamento dei magistrati che partecipano alle elezioni politiche. Responsabilità civile e trasferimento d’ufficio delle toghe imparziali. Riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo. Mentre Silvio Berlusconicombatte la sua ennesima battaglia in tribunale contro le sentenze di condanna (e attende il responso della Consulta sul legittimo impedimento, che può avere pesanti ripercussioni sul processo Mediaset) in Parlamento prende corpo un piccolo ma ambizioso del Pdl per la riforma della giustizia.

Senato - elezione presidente commissione giustizia

NO ALLE DICHIARAZIONI IMPARZIALI – La Commissione Giustizia del Senato, presieduta dall’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma, in particolare ha cominciato l’esame dei disegni di legge del centrodestra, parzialmente condivisi anche dai parlamentari Pd, che ridisegnano i già abbondantemente discussi confini per l’esercizio della funzione di pubblico ministero. Il confronto non si preannuncia affatto agevole, proprio in virtù gli scontri degli anni scorsi sul tema. Sul tavolo dei senatori è finito (esame in Commissione cominciato il 12 giugno) il ddl di Palma (n. 116, relatore il Democratico Felice Casson) che modifica le norme sugli illeciti disciplinari dei magistrati introducendo ai casi sanzionabili (all’uso, cioè, della propria funzione per “conseguire vantaggi ingiusti per sè e per gli altri”) il “rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza” di indipendenza, terzietà e imparzialità e “ogni altro comportamento idoneo a compromettere” la stessa indipendenza, terzietà o imparzialità. L’ordinamento disciplinare – spiega il senatore Pdl nella relazione che accompagna gli articoli – “difetta una disposizione che valga a sanzionare le esternazioni di appartenenti all’ordine giudiziario” imparziali. “I magistrati – continua Palma riprendendo un parere del Csm – devono tener conto che la loro posizione istituzionale accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza e sobrietà”. Il ddl dell’ex ministro della Giustizia (subentrato ad Alfano dopo la nomina di Angelino Alfano alla segreteria politica del Pdl) intende colpire, dunque, le “esternazioni esorbitanti i criteri di misura, correttezza espositiva e riserbo”, l’”inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non ncessari ai fini della motivazione e che spesso coinvolgono terzi estranei”, e, infine, l’”assunzione quando inopportuna di incarichi politici e la riassunzione di funzioni giudiziarie dopo averli svolti o essersi dichiarati disposti a svolgerli”.
DOPO IL PARLAMENTO L’AVVOCATURA – Si parla di necessità di garantire l’imparzialità e l’indipendenza della magistratura anche nel ddl di Palma (il n. 112) sul ricollocamento dei magistrati candidati, eletti o nominati ad una carica politica (assegnato alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia). Il Pdl chiede che ai magistrati che siano stati candidati ed eletti alle elezioni politiche venga negato il ricollocamento in ruolo, con passaggio all’Avvocatura dello Stato, e che ai magistrati candidati ma non eletti, invece, il ricollocamento venga consentito con “limitazioni territoriali idonee ad evitare che il magistrato sia nuovamente incardinato nell’ufficio di provenienza o sia destinato ad incarichi direttivi o semidirettivi per un periodo di almeno due anni”. L’ineleggibilità viene prevista  per le cariche di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale “per l’ipotesi in cui l’ufficio giudiziario di provenienza sia ubicato nella regione dove si trova il comune o la provincia per i quali sono indette elezioni”. Per i magistrati candidati non eletti alle Amministrative, infine, dovrebbero essere ricollocati in regione diversa da quella in cui sono compresi il comune o la provincia per i quali si sono svolte le elezioni. Si tratta di uno schema (per quanto concerne le elezioni nazionali) simile al ddl (il n. 273) firmato dal senatore Pdl Pierantonio Zanettin (assegnato alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia). Anche in questo caso, infatti, si prevede che il ricollocamento dei magistrati candidati ma non eletti  avvenga nel ruolo di provenienza senza però possibilita di collocamento, per i cinque anni successivi all’elezioni, nella circoscrizione di provenienza, e, infine, l’impossibilità per due anni di corpire incarichi direttivi e semidirettivi.
INCANDIDABILITA’ ASSOLUTA  – Si è spinto oltre il senatore Lucio Barani (leader nazionale del nuovo Psi, eletto nelle liste Pdl ed ora iscritto al gruppo parlamentare Gal), che con il ddl n. 296 chiede l’introduzione dell’ineleggibilità assoluta dei magistrati in Parlamento, anche di quelli assegnati alle magistrature superiori, con obbligo di dimissioni non meno di due anni prima della candidatura alle elezioni politiche. I riferimenti ai recenti casi della candidatura di magistrati alla Camera o al Senato non sono nemmeno troppo celati. “Si dovrebbe prevedere opportunamente – scrive Barani nella relazione che accompagna gli articoli – che non possano candidarsi alla carica di parlamentare coloro che fino a poco prima abbiano potuto godere della notorietà e dl consenso derivanti  dalla funzione giudiziaria esercitata e che, del pari, non possano tornare a svolgere le funzioni giudiziarie i magistrati che abbiamo espletato il mandato parlamentare”.
STOP AI FUORI RUOLO – Poi, il ricollocamento dei magistrati fuori ruolo, di cui parla ancora Barani. Il ddl n. 376 finito all’esame della commissione Giustizia racconta che l’attuale sistema  giudiziario ha fatto incrementare il numero dei magistrati fuori ruolo ad oltre 270 unità, solo per quelli ordinari. “Si tratta di un numero elevatissimo di magistrati – scrive il senatore Pdl -, di una straordinaria risorsa sottratta all’esercizio delle funzioni giurisdizionali in una situazione in cui l’organico complessivo della magistratura appare, già di per sè, largamente deficitario”. Poi – riprendendo un parere del Csm – Barani aggiunge che “oramai si sono cristallizzate delle vere e proprie ‘carriere parallele’ che per la contiguità con la politica recano un evidente appannamento dell’immagine dell’ordine giudiziario’”. Dunque la proposta barani chiede che il numero dei magistrati posti fuori ruolo non può essere superiore alle cento unità, 25 per ciascuna categoira. per ciascun magistrato ordinario, amministrativo, contabile e militare la durata cumulativa dei periodi di collocamento non può, durante l’intero corso della carriera, essere superiore a sei anni. Il collocamento fuori ruolo non può in ogni caso essere disposto nei primi dieci anni di carriera.
DIVIETO DI INCARICHI EXTRAGIUDIZIARI – Infine, il divieto assoluto per i magistrati di assumere incarichi extragiudiziari. Con il ddl n. 375 Barani propone modifiche all’articolo 16 dell’ordinamento giudiziario per impedire ai magistrati di accettare incarichi attualmente ricevibili con l’autorizzazione del Csm (“funzioni di arbitro unico o di presidente del consiglio arbitrale”). “I magistrati, previa autorizzazione del Consiglio superiore della magistratura, possono accettare – spiega il ddl – incarichi di qualsiasi specie e assumere le funzioni di arbitro, ma l’imparzialità e la terzietà del giudice, la metafora ‘dell’uomo giusto’, chiuso nella sua ‘casa di vetro’, non descrivono la realtà fattuale, quella realtà nella quale i magistrati ‘all’essere’ dovranno sostituire il ‘dover essere’, conquistando quella maggiore autorità insita nel fatto che non potranno assumere nessun altro incarico al di fuori delle loro attività giudiziarie”.
(Fonte foto: LaPresse)

1 commento:

Unknown ha detto...

Io sono con i magistrati.

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