Lo strapotere grillino nei talk politici (e Rai3 continua ad arrancare)
Floris batte Bianca Berliguer in una serata dominata dai comizi grillini
L’Auditel non premia Cartabianca di Bianca Berlinguer, ancora battuta da DiMartedì di Giovanni Floris. Entrambe, a nostro parere, sono state pagine non esaltanti di giornalismo televisivo.
Ma vediamo i dati. La trasmissione della Berlinguer, alla sua terza puntata, continua ad arrancare, raccogliendo 858.000 spettatori pari ad uno share del 3.7%. Siamo ai livelli dello sfortunatissimo Politics di Gianluca Semprini e all’incirca delle ultime puntate del Ballarò di Massimo Giannini.
Lo mettiamo in evidenza perché si tratta della conferma che il difetto stia nel manico, cioè nella concezione di un talk politico nell’epoca della forse più seria crisi della politica degli ultimi anni. Verrebbe da dire che il problema non fosse Semprini. Oppure che nemmeno una giornalista esperta come la Berlinguer sia sufficiente per superare la crisi del talk di Rai3.
Di certo, ieri sera lei ha puntato moltissimo sull’intervista a Alessandro Di Battista, e forse senza rendersene conto, lo ha subito, se ne è lasciata sedurre: efficace lui (il discutibile sentiment che accompagna il faccia a faccia lo ha premiato) ma troppo condiscendente lei, fino al clamoroso “la vedrei bene come ministro degli esteri”. Molto più baldanzosa subito dopo, con Graziano Delrio – è il segno dei tempi, d’altra parte. Ma può il giornalismo seguire l’onda?
Sarebbe ora che si costringessero i dirigenti del M5S a confrontarsi con esponenti di altri politici, pena il non invitarli più. Viene nostalgia della vecchia Tribuna politica.
Floris, da parte sua, fa il suo mestiere. Fare di DiMartedì la trasmissione di punta del malcontento, del comiziaccio (ieri Luigi Di Maio ha dimostrato di essere un bravissimo comiziante – blandissimi Floris e Giannini), dell’applausone der popolo contro “i politici”. Dalle 21.19 alle 23.59 ha registrato 1.141.000 spettatori con uno share del 4.9%, battendo così la concorrente Berlinguer: funziona perché è bravo il conduttore, funzione perché intercetta – per usare il titolo di un’altra trasmissione fortunata di La7 – l’aria che tira.
Le diverse sfumature antipolitiche della rete di Cairo sono in effetti modulate benissimo, da quello più “popolare” di Myrta Merlino e Tiziana Panella a quello più politico di Floris, da quello più rozzo di Paragone a quello più aggressivo di Formigli. A parte il fatto che comunque ci sono sempre spazi più sobri, da Omnibus a Bersaglio mobile, questa è una linea editoriale non solo legittima ma anche premiante, si badi.
Al contrario de La7, non si capisce invece quale sia la linea seguita da Rai3 sui talk politici del martedì. Dopo due fallimenti, si rischia ora il terzo. Non è una buona notizia, né per la Rai, né per gli spettatori, né per il giornalismo.
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