Quegli specchi fangosi su cui si arrampica Marco Lillo
Ennesimo finto scoop: un normalissimo incontro alla Consip diventa un giallo
Arrampicarsi sugli specchi è sempre un’impresa ardita: se poi questi specchi sono ricoperti di fango, l’impresa si fa disperata. E’ il caso di Marco Lillo, che da un paio di giorni deve supplire alla mancanza di “notizie” fresche buttandosi sugli scarti delle “notizie” vecchie (la Procura di Roma ha infatti revocato al Noe di Woodcock l’incarico di svolgere le indagini sul caso Consip, perché tutto finiva sui giornali in tempo reale e all’insaputa degli indagati).
“Consip, i 2 tesorieri di Matteo mobilitati per l’appalto coop”, spara il Fatto in prima pagina. Di che si tratta?
Due cooperative (il Consorzio nazionale servizi e la Manutencoop) avevano vinto nel 2012 otto lotti di un appalto per pulire le scuole italane. L’Anritrust aveva scoperto che fra le due aziende c’era un accordo riservato, in violazione delle leggi sulla concorrenza, e aveva inflitto una multa severa, poi ridotta ad un terzo dal Consiglio di Stato.
La Consip prevede la possibilità – ricordate bene questa parola: la possibilità, non l’obbligo – di escludere dalle gare future chi ha violato le regole: le due coop, dunque, potrebbero – potrebbero, non dovrebbero – essere tagliate fuori da nuovi lavori. Di questo si sarebbe discusso in un incontro fra l’ad di Consip, Marroni, il presidente di Manutencoop, Canale, e l’avvocato Alberto Bianchi, che aveva difeso la Consip nel contenzioso sulla multa inflitta alle due grandi coop delle pulizie.
Che c’è di male in questo incontro? Niente, naturalmente: nel mondo degli affari, come nella vita di tutti i giorni, quando c’è un problema ci si siede intorno ad un tavolo per cercare di risolverlo.
Ma nella logica concentrazionaria del Fatto – che, non dimentichiamolo mai, non è un giornale ma l’organo della Casaleggio Associati srl – è sufficiente che compaia qualcuno legato in qualche modo a Renzi (l’avvocato Bianchi è anche il tesoriere della Fondazione Open) per far scattare le manette a prescindere.
In questo caso specifico, l’esclusione delle due coop dagli appalti futuri è discrezionale, e dunque un’eventuale autorizzazione a partecipare a nuove gare non è un arbitrio né tantomeno un reato, ma una libera scelta in perfetto accordo con la legge e le norme vigenti.
Ma non è tutto, anzi: perché il bello è che nessuna decisione è stata presa, Consip non si è espressa sul destino delle due coop e le due coop, al momento, non stanno partecipando a nessuna gara di appalto.
Complimenti a Marco Lillo e alla sua solitaria arrampicata sugli specchi ricoperti di fango: restiamo trepidanti in attesa della prossima puntata, certi come siamo che nessuno più del Fatto riesce a confermare giorno dopo giorno l’inconsistenza clamorosa delle pseudoindagini a mezzo stampa.
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