mercoledì 15 febbraio 2017

Bel lavoro, Travaglio: Berdini sparisce a fondo pagina

Il Fattone
L'assessore all'Urbanistica e infrastrutture del Comune di Roma, Paolo Berdini, in una immagine del 07 febbraio 2017.
ANSA/ANGELO CARCONI
La notizia delle dimissioni di Berdini camuffate, il Fatto difende a oltranza Di Maio e Raggi 
 
Parallelamente allo spettacolo dello sfarinamento della giunta Raggi – ogni giorno una nuova, sensazionale puntata – va in scena in questi giorni un altro, non meno divertente spettacolino: l’arrampicatura quotidiana sugli specchi del Fatto e del suo strepitoso capocomico, il Direttore di Bronzo Marco Travaglio.
“Salvatore [Romeo] ha sentito Marco Travaglio e dicono che ha fatto un bel lavoro. Marra dice che lui non può chiamare Travaglio”, si legge nella relazione dei carabinieri agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma sulla giunta capitolina.
E il “bel lavoro” continua, con invidiabile sprezzo del ridicolo e fantastici contorcimenti verbali.
“Molto fetore per nulla” è il titolo dell’editoriale odierno del Direttore di Bronzo: nel mirino i giornali che hanno doverosamente pubblicato l’sms che la Raggi inoltrò a Marra, riferendogli che Di Maio lo considerava un “servitore dello Stato”.
Il “fetore”, sostiene Travaglio, sarebbe appunto la pubblicazione dell’sms, frutto di un complotto internazionale per “azzoppare Luigi Di Maio” (così recita il titolone di apertura): e detto da chi ha costruito un’intera carriera sulla pubblicazione seriale di verbali, intercettazioni, pettegolezzi, carte processuali più o meno coperte dal segreto istruttorio, è semplicemente fantastico.
Tutto si può pubblicare, sul Fatto, soprattutto se emana un insopportabile fetore, tranne ciò che può danneggiare la Casaleggio Associati srl e la cricca che s’è impadronita del Movimento 5 stelle romano e del Campidoglio. Del resto, non si ottengono gratis i complimenti entusiasti di Marra e Romeo.
In compenso, le clamorose dimissioni di Paolo Berdini sono relegate in un articoletto in fondo alla seconda pagina e opportunamente camuffate da un titolo di bronzo: “Campidoglio, c’è quasi l’accordo sullo stadio. Berdini se ne va”.
Berdini se ne va? Ai giardinetti, in vacanza, a fare la spesa? L’assessore all’Urbanistica ha lasciato la giunta – è il terzo a saltare in otto mesi – non per “l’audio in cui attacca la sindaca”, come vorrebbe pietosamente farci credere il Fatto, ma perché la giunta grillina ha ceduto clamorosamente alle pressioni e alle ambizioni dei costruttori: “Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa – spiega Berdini nella sua lettera di dimissioni – l’unica preoccupazione sembra essere lo stadio della Roma”.
E aggiunge (ma questa parte curiosamente sul Fatto di oggi non compare): “Dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche, invece si continua sulla strada dell’urbanistica contrattata, che come è noto, ha provocato immensi danni a Roma”.
E bravo Travaglio: anche oggi, dalla sua cella di Regina Coeli, il “servitore dello Stato” Raffaele Marra avrà sicuramente lodato il suo “bel lavoro”.

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