Tra tutte le scemenze scritte dopo il terremoto del Centro Italia, la peggiore è quella che ha avuto più risonanza: «Mandiamo i profughinelle tendopoli, così lasciamo gli alberghi agli sfollati». Mi ero ripromesso di non citarla per non alimentarla, ma poi l’ho vista diffondersi viralmente (con velocità inedita), arrivare urlata sulla bocca di esponenti del Parlamento (Salvini, Maroni e Bertolaso) ed essere stampata sulle prime pagine dei quotidiani (Libero, chi altri). Lo sconforto ha ceduto alla preoccupazione e lo snobismo all’interesse. Perciò ho deciso di approfondirla come fosse roba seria. Per dimostrare che seria non è.
La proposta viene «argomentata» pressapoco così:
In seguito al terremoto ci sono tanti sfollati -> Questi sfollati dovrebbero stare negli alberghi -> Gli alberghi sono pieni perché riempiti dai profughi -> Cacciamo i «profughi».
Per fortuna, le sue premesse sono tutte sballate e, oltre che scellerata umanamente, è ingiustificata matematicamente.
1. GLI SFOLLATI SONO TROPPI, MA NON MOLTI
Gli sfollati sono sempre troppi, ma in questo caso non molti a causa della scarsa densità abitativa dei villaggi: circa 2.500, 40 volte in meno rispetto agli 80 mila de L’Aquila (dati Protezione Civile).
2. POTREBBERO, STARE NEGLI ALBERGHI
Potrebbero stare negli alberghi. Qualora lo volessero. Molti però hanno preferito cercare riparo da parenti che vivono lontani, altri restare in macchina per paura di nuovi crolli, e 2.100 dormire nelle tende allestite nei paesi distrutti dal sisma. Perché? «Preferiscono rimanere vicini alle proprie case», spiegano dalla Protezione Civile. «Sono psicologicamente sotto choc, non possono subire anche il trauma di essere strappati dai propri luoghi abituali. Immaginate se prendessimo sottobraccio una persona che ha appena visto crollare la propria casa e le dicessimo, “Ora tu te ne vai in Molise”. Non dimentichiamo che gran parte della popolazione colpita è in età avanzata, quindi più restia a lasciare i paesi d’origine».
3. LE TENDOPOLI SONO DI PRIMA ACCOGLIENZA, GLI ALBERGHI NO
In caso di terremoto, la tendopoli è una sistemazione di prima accoglienza (annulla il rischio di essere travolti da un crollo), l’albergo no (offre un tetto che però può crollare). Una ricollocazione degli sfollati avrebbe senso soltanto in alberghi lontani almeno 100 chilometri dall’epicentro. Impossibile, qualora si volesse, trovare 2.100 posti letto in un raggio minimo di 100 chilometri nel giro di 12 ore.
4. GLI ALBERGHI NON SONO PIENI
Eppure, qualora gli sfollati volessero andare tutti in hotel a centinaia di chilometri da casa e qualora la Protezione Civile riuscisse a trovare 2.100 posti in albergo, non si capisce perché bisognerebbe cacciare via quelle poche centinaia di richiedenti asilo che alloggiano in pochi (pochissimi) hotel italiani adibiti a centri di accoglienza (e tutt’altro che lussuosi). In Italia (dati Istat) ci sono 33 mila alberghi, per un totale di 2,2 milioni di posti letto. Ad agosto, mese più movimentato dell’anno, la percentuale di occupazione delle camere non supera il 66% (in Abruzzo è il 76%, nelle Marche il 69%, in Lazio il 62%). In altre parole, una camera su tre è libera. Per i più duri di comprendonio: c’è posto per tutti.
LA RISPOSTA DEGLI IMMIGRATI…
I numeri sono a volte pesanti, lo so, ma disinnescano bene la polemica di chi, per usare le parole di Enrico Mentana, non ha interesse «né degli uni né degli altri. Vuole soltanto contribuire a suo modo, versando bile». La migliore risposta l’hanno data gli uni (i migranti) e gli altri (le vittime). I primi con gesti di solidarietà esemplari: c’è chi ha scavato a mani nude la notte del terremoto, chi ha deciso di donare la piccolissima quota giornaliera che riceve dallo Stato (2,5 euro, non 35 come ancora riportato falsamente da molti) e chi si è armato di pala e rastrello per andare a ripulire le zone disastrate.
… E QUELLA DEI TERREMOTATI
I secondi hanno disinnescato sul nascere ogni polemica con messaggi di solidarietà commoventi diretti proprio a quelli che in questo momento sentono più vicini. Tra tutti, c’è quello di Francesca, ragazza di Amatrice rimasta senza casa: «A nessun amatriciano sentirete dire che bisogna cacciare gli immigrati dagli alberghi per metterci i terremotati. Primo perché per chi ha vissuto un dramma così, la solidarietà è un sentimento molto forte. E uno che scappa dalla guerra lo senti un po’ un tuo simile. Secondo, perché a Amatrice era ospitato un gruppo di richiedenti asilo, a cui tutti si erano affezionati. E perché l’altra notte erano anche loro a scavare, e perché anche qualcuno di loro sta sotto le macerie. Quindi grazie lo stesso, e accoglienza per tutti quelli che ne hanno bisogno, senza “noi” e “loro”». Se non lo capite neanche così, siete proprio sciemi sismici.
Scritto da Francesco Oggiano
Nato in Puglia 30 anni fa, ha frequentato la scuola di giornalismo Iulm-Mediaset di Milano. Giornalista professionista, ha collaborato con varie testate, tra cui Il Sole 24Ore, Affaritaliani e Repubblica.it. Dal 2010 è a VanityFair.it, dove si occupa d’attualità. È irrimediabilmente appassionato alle vicende politiche e in particolare del Movimento 5 Stelle, sul quale ha scritto un libro (Beppe Grillo parlante). Non sa perché, ma sa parlare al contrario.
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