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Il “fai da te” e la chiamata ai volontari, benché “qualificati”, non sono bastati a mettere al sicuro il Po dall’infestazione del myriophyllum aquaticum. E ora il Comune sta pensando seriamente di affidarsi agli esperti di una ditta specializzata in bonifiche di questo tipo, per sconfiggere definitivamente la pianta tropicale che rischia di propagarsi lungo tutto il fiume mettendo a rischio l’ecosistema fluviale e la sopravvivenza delle specie autoctone. A una settimana di distanza dall’operazione di pulizia manuale, a cui insieme ai tecnici degli enti pubblici avevano partecipato anche la sindaca Chiara Appendino, due assessori e numerosi consiglieri comunali del M5S, il millefoglio infestante è riapparso. O meglio: quello che non si era riuscito a sradicare, perché nascosto sotto il pelo dell’acqua, è cresciuto e si è mostrato ai tecnici del Comune e dell’Arpa che ieri mattina sono andati a verificare la situazione ai Murazzi.

A questo punto, a differenza di quanto era stato annunciato l’altro ieri dall’assessora alle Vie d’acqua, Maria Lapietra, l’apertura della diga Michelotti, prevista mercoledì prossimo per ripulire il fiume anche dalle altre piante come la lenticchia d’acqua che in questi mesi gli hanno dato una colorazione verde, dovrà essere rimandata. Il millefoglio, la piantina spinosa che di solito viene usata per abbellire gli acquari, rischierebbe infatti di propagarsi a valle. È molto infestante. E basta un piccolo rametto, anche strappato, perché attecchisca altrove. Prima di passare alla potatura e alla pulizia delle altre piante innocue (non solo le “lenticchie” che galleggiano e colorano la superficie di verde, ma anche le brasche di colore marrone) bisognerà dunque eliminare l’infestazione.

«L’intervento di estirpazione manuale è stato efficace nell’eradicare la maggior parte delle piante infestanti e per contenerne la diffusione — ha chiarito ieri l’assessora Lapietra — Adesso, però, in collaborazione con la Regione e l’Arpa, stiamo valutando seriamente di affidare la rifinitura del lavoro di pulizia, che dovrà riguardare anche il fondale, a una ditta specializzata in questo tipo di operazioni. Che non solo garantisca uno sradicamento totale, ma che si occupi anche dello smaltimento dei resti».

In Italia le ditte in grado di intervenire in questi casi si contano sulle dita di una mano. Non sarà un intervento
 immediato, quindi. E poi c’è la questione dei costi. Per la pulizia ordinaria il Comune ha a disposizione un budget risicato: 6mila euro l’anno. Soldi che non basterebbe a coprire le spese. E che comunque non si possono sottrarre agli altri interventi di potatura delle piante acquatiche innocue. Un’altra soluzione, più radicale, potrebbe essere nel dragare il letto del fiume; ma per farlo servirà il nulla osta del Magistrato del Po.