sabato 31 dicembre 2016

Secondo u o studio fatto negli USA sono loro che mettono in giro bufale.

Grillo contro l’Antitrust. E Pitruzzella: “Le bufale minano la credibilità”

Post verità
Beppe Grillo durante il suo spettacolo "Grillo vs Grillo" al teatro Obi Hall di Firenze, 09 maggio 2016.
ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI
Il capo del Movimento 5 Stelle torna a concentrarsi sul mondo dell’informazione
 
Beppe Grillo contro l’Antitrust. Dal suo blog il leader M5s questa volta se la prende con il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Giovanni Pitruzzella, dopo l’intervista di oggi al Financial Times. “Purtroppo Pitruzzella non è un pazzo solitario. Sono tutti uniti contro il web: i nuovi inquisitori vogliono un tribunale per controllarlo e condannare chi li sputtana”, si legge nel post aperto da un’immagine in cui Gentiloni, Renzi e Napolitano, travestiti da inquisitori, “condannano” l’ex comico.

grillo
È un Grillo scatenato che tuona: Le vostre post-cazzate non ci fermeranno. E ancora: Bloccate un social? Ne fioriranno altri dieci che non riuscirete a controllare.
Il capo del Movimento 5 Stelle torna così a concentrarsi sul mondo dell’informazione, un campo di battaglia a cui spesso ha fatto riferimento alla ricerca di consensi. Come nel caso della delegittimazione della stampa e dei giornalisti mainstream quando mettevano in evidenza le contraddizioni (giusto per usare un eufemismo) della giunta Raggi.

Ma cosa ha detto di così allarmante Pitruzzella? Non ha fatto altro che parlare di regole per l’informazione online, invitando i Paesi Ue a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione di notizie-bufale su Internet, perché la lotta è più efficace se viene condotta dagli Stati anziché essere delegata ai social network come Facebook. L’obiettivo, in altre parole, è trovare un modo per scovare le notizie false, imporne la rimozione e, dove necessario, sanzionare chi le ha diffuse. Ma per il leader grillino le parole di Pitruzzella sono qualcosa di fortemente preoccupante, tanto da fargli dire che “nuovi inquisitori vogliono un tribunale per controllare internet”.

Quando però vediamo impazzare sul web notizie (ne abbiamo parlato qui) come quella del ponte crollato “al 13esimo chilometro” della nuova Salerno Reggio-Calabria all’indomani dell’inaugurazione, ci si chiede che male ci sarebbe a mettere un po’ d’ordine sul web. Il tema delle fake news è centrale anche nel dibattito in Usa, soprattutto dopo il trionfo di Trump, ed è stato rilanciato di recente in Italia dalle più alte cariche istituzionali. Dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, a Giorgio Napolitano sino allo stesso premier ieri: tutti esprimono preoccupazione per il clima violento e incontrollato che si sviluppa sui social con punte eccessive di odio e violenza verbale.
Alle parole del leader grillino non sono mancate le reazioni politiche . “Caro @beppe_grillo – scrive su Twitter il presidente dem Matteo Orfini – nessuno attacca la rete. Attacchiamo i cialtroni che la inondano di bufale e bugie. A proposito, ne conosci qualcuno?”.
La vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Alessia Morani, alludendo ai guadagni che Grillo ha realizzato grazie alle notizie diffuse sui social, scrive: “Se gli viene a mancare il giocattolo il capo di M5S ci rimette un sacco di soldi e di voti. La paura fa 90 #Bufale”.
In serata, ai microfoni di Skytg24 è arrivata la replica del diretto interessato Pitruzzella: “Ho grande interesse per le critiche che vengono poste perché possono servire a migliorare la proposta. Certamente la mia non mira a creare forme di censura, ma a rafforzare la tutela dei diritti nella rete. La credibilità è importante – ricorda il presidente dell’Antitrust – e per essere credibili dobbiamo avere meccanismi che possano servire a sbarazzarci delle bufale. Le bufale non servono, la democrazia è un sistema di trasparenza, ma affinché ci sia trasparenza occorre che anche le informazioni siano vere, altrimenti c’è la nebbia. E la nebbia non giova mai alla democrazia”.
Domani sera Grillo leggerà il suo “contromessaggio” di fine anno e chissà, magari tornerà a parlare d’informazione, disinformazione, libertà e censura, attaccando per l’ennesima volta il giornalismo italiano.

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