Nelle more del bilancio da riscrivere da parte della Giunta Raggi dopo il parere negativo dell'OREF c'è anche il problema dei 137 milioni di spazi di finanza pubblica concessi dal Ministero dell'Economia e delle Finanze per i debiti fuori bilancio
Il Sole 24 Ore ha raccontato un paio di giorni fa che nelle more del bilancio da riscrivere da parte della Giunta Raggi dopo il parere negativo dell’OREF c’è anche il problema dei 137 milioni di spazi di finanza pubblica concessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per i debiti fuori bilancio. In una riunione del 23 è arrivato il via libera per un pagamento minimo mentre l’obiettivo è arrivare a riconoscere 80-100 milioni per utilizzare i 137 milioni di finanza pubblica concessi dal MEF:
Il condizionale è dunque d’obbligo. Perché istruire le delibere relative è più semplice per i debiti derivanti da contenzioso, molto meno per gli altri. Su parecchie pratiche manca il parere dell’Oref, che è stato sollecitato ieri nella conferenza dei presidenti dei gruppi capitolini anche dal consigliere Stefano Fassina di Sinistra Italiana: «Dato il difficilissimo quadro finanziario di Roma, sarebbe irresponsabile perdere oltre 100 milioni di euro, tra l’altro dovuti da anni a imprese e cittadini romani». Il problema è emerso anche durante la riunione della commissione consiliare Bilancio, che da parte sua ha approvato 16 delibere per la copertura di poco più di 2,8 milioni di debiti fuori bilancio. Una nuova convocazione è già stata fissata il 27 dicembre. E lo stesso giorno si riunirà anche la giunta per procedere con altri provvedimenti. Con l’Aula che lavorerà dal 28 a Capodanno. Perché le delibere più consistenti, come quella da 45-46 milioni su debiti di Atac, giungeranno sul filo di lana.Più incerti i tempi per l’approdo in giunta dell’emendamento che modificherà la documentazione allegata allo schema di bilancio per accogliere i rilievi dell’Oref, dal Documento unico di programmazione, cui mancavano gli obiettivi di gestione, alla delibera sul “tariffone” che lasciava invariate le tariffe a domanda individuale per i servizi pubblici della capitale e che ora, spiegano dal Campidoglio, va verso ritocchi «incisivi ma marginali».
Si va avanti, dunque, cercando di recuperare serenità. In attesa della definizione della grana Marra e delle indagini sulle nomine:
Ieri l’ex vicesindaco Daniele Frongia, che ha tenuto le deleghe a Sport e Attività giovanili, ha precisato di non aver ricevuto alcun contributo da Marra per il suo libro “E io pago” sugli sprechi del comune. Al tempo stesso, ha chiarito: «Non esiste alcun dossier su Marcello De Vito (il presidente dell’assemblea capitolina, fedelissimo della deputata Roberta Lombardi). Al solito, tentano di dividerci ma non ci riusciranno». L’allusione è a una guerra segreta a colpi di carte e rivelazioni che avrebbe scosso le due anime del M5S romano (gli ortodossi lombardiani da una parte, Raggi e Frongia dall’altra), mai ammessa dai diretti interessati. Le tensioni nel Movimento restano però sottotraccia, dopo la decisione di Beppe Grillo e Davide Casaleggio di far ripartire la macchina romana, “ripulita” e rigenerata.I deputati Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, componenti del gruppo M5S di supporto ai comuni, si vedono sempre più spesso. Sono in arrivo nuove nomine, dal capo segreteria al capo di gabinetto. Al Personale, al posto di Marra, è stato nominato Angelo Ottavianelli, già direttore dell’Anagrafe capitolina. Dunque è vero che l’avviso di garanzia a Raggi, considerato quasi scontato, scatenerà di nuovo gli ortodossi. Ma lei non mollerà. Ieri ha esortato i suoi assessori: «Il 2017 sarà un anno forte. Diamoci da fare».
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