Sospensione con decreto cautelare urgente per l'ordinanza che vietava fuochi d'artificio l'ultimo dell'anno. Camera di consiglio il 25 gennaio, ovvero dopo Capodanno. L'ANISP potrebbe chiedere anche un risarcimento danni al Comune
Il Tar del Lazio ha sospeso con un decreto cautelare urgente l’ordinanza della sindaca di Roma, Virginia Raggi, che vietava i botti di Capodanno. Il Tar ha fissato inoltre una camera di consiglio per il 25 gennaio per discutere nel merito la questione. La sindaca aveva firmato un’ordinanza che prevedeva da domani – 29 dicembre – e fino alle ore 24 del 1 gennaio il “divieto assoluto” di “usare materiale esplodente, utilizzare fuochi artificiali, petardi, botti, razzi e simili artifici pirotecnici” e di “usare materiale esplodente anche ‘declassificato’ a meno di 200 metri dai centri abitati, dalle persone e dagli animali”.
Il TAR boccia Virginia Raggi sui botti di Capodanno a Roma
“L’inosservanza degli obblighi e dei divieti”, prevedeva l’ordinanza, “comporterà l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria a partire da 25 euro fino a 500 euro oltre al sequestro amministrativo”. Nell’ordinanza si considera che “sussiste l’urgente necessità di adottare misure idonee a garantire l’incolumità pubblica, la sicurezza urbana, la protezione degli animali e assicurare le necessarie attività di prevenzione attraverso la limitazione dell’uso dei botti e dei fuochi di artificio sul territorio comunale”. Il ricorso all’ordinanza era stato promosso dall’ANISP, ovvero l’Associazione Nazionale Imprese Spettacoli Pirotecnici. L’associazione si è rivolta all’avvocato Marcello Feola: il ricorso è stato completato a Santo Stefano, è stato presentato ieri alle toghe di via Flaminia che si sono espressi in tempi brevissimi inaudita altera parte, senza convocare il Comune. I romani potranno tornare ad acquistare da domani tutti i fuochi d’artificio con certificazione della comunità europea. L’ANISP potrebbe chiedere anche un risarcimento danni al Comune. L’ordinanza ha comunque frenato una fetta di mercato che, puntando tutto sul Capodanno, di solito nei giorni attorno a Santo Stefano fattura almeno due milioni di euro. Le previsioni di quest’anno, invece, sono al ribasso: «I commercianti — spiegava qualche giorno fa Luca Proietta, membro del consiglio direttivo dell’associazione di categoria al Messaggero — rimandano indietro i fuochi. Con l’ordinanza, i clienti si sono volatilizzati».
L’ordinanza meno rispettata della storia
È opportuno anche segnalare che quella della Raggi sarebbe stata probabilmente l’ordinanza meno rispettata della storia. Nonostante i buoni propositi da cui derivava la decisione di emettere l’ordinanza – il consigliere Daniele Diaco aveva spiegato la maggior tutela per persone ed animali alla base della decisione – sembrava comunque altamente improbabile che la notte di Capodanno intere pattuglie di vigili passassero per tutte le strade della città fotografando chi festeggiava per poi tornare la mattina successiva con la sanzione. Se lo avessero fatto, avrebbero rischiato il linciaggio.
In ogni caso i produttori avevano già spiegato che «nel 2015, con il decreto legislativo 123, è stata recepita dal governo la normativa europea sul libero commercio degli articoli pirotecnici, in quanto garantiscono la sicurezza pubblica, la pubblica incolumità e la tutela ambientale e animale, mediante requisiti di sicurezza sanciti poi con l’applicazione del marchio CE di certificazione su ciascun articolo». Questo può aver influito, e molto, sulla decisione del TAR.
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