martedì 4 ottobre 2016

Prima gli Italiani continuano ad urlare Casapound e Leghisti. Proprio dei gran esempi di italiani. Li scambierei volentieri con mille immigrati. Viva l'Italia di Salvini.

Inchiesta su appalti e subappalti: indagini sul treno per Malpensa
Tangenti sulle opere, 14 arresti
MILANO Una mazzetta da circa 50mila euro in cambio dei lavori in subappalto per il collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 di Malpensa. Un sistema messo a punto da un gruppo di imprenditori, tra cui alcuni ritenuti contigui alla ’ndrangheta, fatto di società edili che si alternavano con scadenza biennale nella aggiudicazione, come subappaltatrici, delle commesse pubbliche in Lombardia. Società edili che poi, dopo essere state depredate, finivano a gambe all’aria e che, grazie al trucco dell’ inversione contabile Iva, prima di essere dichiarate fallite, sarebbero riuscite pure a evadere il Fisco per oltre 20 milioni di euro. Sono questi gli ingredienti dell’inchiesta coordinata dal Procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccasini e dal pm Bruna Albertini che ieri ha portato il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza ad arrestare 14 persone, di cui tre ai domiciliari, e a una raffica di perquisizioni. A firmare l’ordinanza di custodia cautelare è stato il gip Alessadra Simion. I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, indebite compensazioni, truffa ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni nonché illecita concorrenza realizzata tramite minaccia e violenza. Solo uno degli arrestati è accusato di millantato credito: avrebbe avuto conoscenze in parte vere e in parte false a livelli molto alti negli Enti pubblici e delle istituzioni, tra funzionari statali e a Roma, che avrebbe fatto finta di contattare per aiutare e favorire gli imprenditori di cui sarebbe stato «a libro paga» nella corsa al subappalto. Così, come si legge nel provvedimento del giudice Simion, tra le 11 persone finite in cella, e per le quali oggi cominceranno gli interrogatori di garanzia, ci sono Pierino Zanga, imprenditore bergamasco, «formalmente mero dipendente» delle varie imprese, «ma di fatto “dominus” di un circuito di società aggiudicatrici dei vari subappalti per la realizzazione di opere pubbliche», e Davide Lonardoni, direttore dei lavori per il collegamento tra i due terminal di Malpensa e dipendente della Nord-Ing del Gruppo Fnm (le due società non sono indagate) e figlio dell’ex dg di Ferrovie Nord. E poi Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro (è accusato anche di parecchie distrazioni di soldi cash da una delle tre società dichiarate fallite tra il 2015 e il 2016), due presunte «teste di legno», Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli, l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e Antonio Stefano e Graziano Macrì, per i pm contigui a clan della ’ndrangheta come lo stesso Piccoli. In carcere è andato anche Alessandro Raineri, presunto «faccendiere bresciano» che risponde di diversi episodi di millantato credito.

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