giovedì 6 ottobre 2016

La vera democrazia grillina: La proprietà privata e la dittatura di uno su tutti.

Grillo imbavaglia gli eletti M5S

“Votate il regolamento, io devo proteggermi dalle querele e dagli idioti che entrano e vogliono fare i cavoli loro”. Chi ha un procedimento non potrà neanche parlarne
Beppe Grillo, fondatore del M5S, è tornato in campo per serrare le file in una fase difficile

06/10/2016
ROMA
«Chi va contro le regole non deve restare all’interno della comunità» dice Beppe Grillo rilanciando con un post e un video sul blog le votazioni sul nuovo regolamento che dureranno fino a fine ottobre. Lo stesso rigore annunciato da Grillo vale ovviamente per chi va contro i diktat del fondatore-garante e dei tre probiviri che da ora in avanti decreteranno richiami, sospensioni, o altri procedimenti disciplinari. 

Le nuove regole però formalizzeranno anche il silenziatore imposto agli eletti pentastellati con la stampa, attraverso una delle norme che possono costare l’epurazione dal M5S. Al punto 4 del regolamento, quando si parla delle sanzioni, viene specificato che l’espulsione può essere irrogata per cinque motivi. Il quinto dice così: «Se sottoposti a procedimento disciplinare, per rilascio di dichiarazioni pubbliche relative al procedimento medesimo». 

Come la nota prima regola del Fight Club: «Non si parla mai del Fight Club», soprattutto con i giornali. L’esempio classico è sempre lui, l’eretico per eccellenza, l’ormai ex 5 Stelle Federico Pizzarotti, che dopo la sospensione ha lanciato la sua sfida a Grillo e al direttorio proprio attraverso i giornali (anche perché nessuno ai vertici gli rispondeva al telefono). «I panni sporchi si lavano in casa», insomma, come impose una volta Luigi Di Maio in chat , recuperando la massima andreottiana che non è proprio aderente alla tanto sbandierata trasparenza dei 5 Stelle. 


Grillo dopo il tweet in cui vietava ai parlamentari di parlare del caso Roma, ieri se n’è uscito con un altro dei suoi paradossi: «Basta con le opinioni. Quando non c’è il pensiero ci sono opinioni». Lo ha detto lasciando Roma, dopo la due giorni passata a incoraggiare deputati e senatori, alcuni dei quali gli hanno chiesto «più democrazia interna» e uno spazio di manovra «più autonomo» dallo staff della comunicazione guidato da Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi, e dagli uomini della Casaleggio Associati, Max Bugani e Pietro Dettori. «Abbiamo parlato di progetti. Il Movimento si sta evolvendo. Io recepisco le istanze dei cittadini», dice Grillo dopo aver registrato un video in cui sollecita a votare il nuovo regolamento sul blog e spiega le ragioni della nascita del tribunalino dei probiviri, che già esiste negli altri partiti: tre giudici che saranno scelti tra i parlamentari che avranno potere di espulsione, salvo sentenza d’appello diversa del comico. «Faranno da paravento anche a me, perché ricevo una querela al giorno...e non mi sembra giusto che voi state lì a non fare un c... e io prendo migliaia di denunce». Spiega così Grillo quello che da tempo si diceva: dei suoi timori, dopo la pioggia di ricorsi vinti dagli espulsi, di accollarsi infinite spese giudiziarie. 

Ma le nuove regole diventano più stringenti per chiunque avesse qualche tentazione di dissentire dal verbo del leader o dalle decisioni prese. Comunque sia, a giornali e tv non si parla di quelle che definisce «beghe interne». Bisogna salvaguardare, conclude Grillo, «il Movimento da questi cazzoni che entrano e vogliono fare i c...loro». 


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