«Berlusconi ricattò Maroni»
Il Fatto quotidiano pubblica il contenuto di alcune conversazioni tra il Cav e Isabella Votino, storica portavoce del presidente lombardo. Con tanto di retroscena sulle ambizioni dell'ex premier per il Quirinale, accuse a Salvini e ricatti sul Carroccio che voleva correre da solo alle politiche e alle Regionali
«Berlusconi minacciò Maroni». A riportarlo è il Fatto quotidiano, in un articolo di Marco Lillo nel quale si spiega come, dietro l’intesa tra Forza Italia e Carroccio delle elezioni 2013, ci sarebbe l’ “avvertimento” del Cav di scagliare i giornali di famiglia contro la Lega se questa non si fosse alleata con Fi.
«BERLUSCONI MINACCIÒ MARONI» -
Scrive il quotidiano diretto da Marco Travaglio:
«Se oggi abbiamo Renzi a Palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale. Se è esistito un governo Letta ed esiste il Nuovo Centro Destra di Alfano, se insomma ci troviamo a questo punto, tutto dipende da quell’accordo politico tra Lega Nord di Maroni e Pdl di Berlusconi annunciato il 7 gennaio 2013. Senza l’accordo e i relativi premi di maggioranza regionali alla destra, Bersani avrebbe avuto la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, con l’appoggio di Monti al Senato. Sarebbe stato lui il premier e Renzi sarebbe ancora il sindaco di Firenze. Maroni pensava inizialmente di andare da solo alla sfida per la Regione Lombardia e alle nazionali. Berlusconi sarebbe stato fatto fuori dai giochi. Niente Napolitano bis, niente patto del Nazareno, niente di niente. A gestire la partita decisiva troviamo Isabella Votino. Le intercettazioni dell’indagine “Breakfast” della Dia di Reggio Calabria svelano il suo ruolo. La persona giusta al posto giusto, visto che i due leader la apprezzano entrambi come professionista e come donna. Votino non era allora solo la storica portavoce di Roberto Maroni, ma era anche ben retribuita dal Milan di Berlusconi».
BERLUSCONI, LA LEGA E IL RUOLO DI ISABELLA VOTINO -
Il Fattoriporta come il 30 ottobre 2012 Maroni riferì alla portavoce Votino l’idea di Berlusconi di volerla candidare in una lista di giovani per le elezioni del 2013. Fu lei a richiamare il Cav, mostrando le sue perplessità:
«No, adesso io vorrei capire cosa succede qui in Regione Lombardia. Io ti dico la verità, vorrei che lui (Maroni, ndr) facesse il presidente della Regione. Quindi io spingerò in tal senso, secondo me lui deve osare e, dopodiché, fatto questo, fate l’accordo anche per le Politiche», si legge sul quotidiano diretto da Travaglio. Poi le sue volontà diventeranno realtà.
Tutto mentre il Cav veniva “sommerso” dai problemi di natura giudiziaria (tra condanna sul caso Mediaset, caso Ruby e il processo sulla corruzione dei senatori, ndr). Maroni, in cambio dell’appoggio azzurro alle Regionali, promette una mano, secondo quanto riporta il Fatto: «Se si fa l’operazione in Lombardia noi gli diamo una mano anche sulle sue questioni personali… ci siamo intesi!».
BERLUSCONI E IL QUIRINALE: «SE VINCIAMO VADO AL COLLE TRE MESI». E LE ACCUSE A SALVINI -
Nelle telefonate e nelle conversazioni riportate dal Fatto emerge anche un retroscena sul Qurinale con il Cav protagonista, oltre alle accuse dello stesso Berlusconi a Salvini, l’attuale leader leghista con il quale il presidente azzurro si è alleato.
«Andiamo malissimo, eh! Chiedere a me di non essere presidente del Consiglio… lo sanno bene che non lo sarò mai perché, se perdiamo è inutile dirlo, il presidente del Consiglio sarà uno di sinistra. Se vinciamo, io ho sempre detto che non faccio il presidente del Consiglio ma non lo posso dire alla gente. E, se vinciamo, io pretendo che mi nominino a presidente della Repubblica. Dove non starò sette anni. Starò tre mesi, non ne ho nessuna voglia ma, almeno concludiamo una carriera per quel che mi riguarda”. Oggi sembra assurdo pensare Berlusconi sul Colle. Eppure sarebbe bastato che un partitino come il Cd di Tabacci fosse passato nel 2013 con il suo 0,5 per cento da sinistra a destra per far vincere il premio di maggioranza alla Camera al centrodestra. In quel caso Berlusconi sarebbe stato eletto davvero presidente. Nelle telefonate di tre anni fa Berlusconi insultava l’esuberante Matteo Salvini che oggi deve digerire come suo leader», si legge sul Fatto.E ancora: «Poi, Isabella, scusa eh! Ma noi abbiamo contro di noi le dichiarazioni di questo eee… ubriaco di Salvini. le dichiarazioni sgradevoli continuative di questo Tosi che tutta la sua città sa che (….). Questa è una cosa che dirò (…) un certo momento non è che possiamo sempre stare lì a prenderle, no? (…). Cioè, tieni presente che, se non si fa l’accordo lui (Maroni) è finito perché è chiaro che noi scaricheremo, contro di lui e contro i due (Salvini e Tosi, Ndr) questo trio di sciagurati, tutta la nostra forza critica, con i nostri giornali». Poi Berlusconi cambia tono: «Ma io sono disperato, non penso di fare queste cose»
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