martedì 8 dicembre 2015

I giornalisti italiani, forti con i deboli e deboli con i forti, sarebbero in grado di prendere una posizione simile? Ma quando mai? Non vedete cosa scrivono tutti i giorni sui giornali locali ad eccezione del Lunedì?

Trump è un soggetto pericoloso. Con lui HuffPost cambia registro

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Oggi il candidato attualmente in testa ai sondaggi per le primarie dei Repubblicani, in vista delle elezioni presidenziali, ha fatto appello ad una "totale e completa chiusura nei confronti dei musulmani che fanno il loro ingresso negli Stati Uniti!". Il personaggio in questione è Donald Trump, naturalmente.  Come ha twittato Jeffrey Golderg "Donald Trump rappresenta una vera e propria minaccia alla sicurezza nazionale. Sta fornendo ai jihadisti le munizioni per la loro campagna di demonizzazione degli Usa".
Seguendo la scia del cambiamento proposto da Trump per l'America, modificheremo il modo in cui ci occupiamo di lui qui all'Huffington Post. A luglio, abbiamo annunciato la nostra decisione di seguire la campagna presidenziale di Trump nella nostra sezione "Entertainment" anziché in quella politica. Ryan Grim e Danny Shea scrissero "Il motivo è semplice. La campagna di Trump è un numero da circo".
Da allora, la campagna di Trump non ha certo deluso quelle premesse. Ma come chiarisce la feroce dichiarazione di oggi, la sua avanzata si è trasformata in qualcos'altro: una forza violenta e pericolosa all'interno della politica americana. Quindi, non parleremo più della sua campagna nella sezione Entertainment. Ma con questo non voglio dire che la tratteremo come una campagna elettorale qualsiasi. 
A luglio prendemmo quella decisione perché ci rifiutavamo di assecondare l'idea, basata sui numeri dei sondaggi, che la candidatura di Trump fosse un tentativo serio di presentare delle nuove idee per governare il nostro paese. Continuiamo a credere che sia vero (e lasceremo che questo pensiero continui a guidare il modo in cui seguiamo le sorti di Trump) ma qualcosa è cambiato. 
Sì, commenti simili da parte sua non sono mancati fin dall'inizio, dal momento che ha inaugurato la sua campagna con delle dichiarazioni oltraggiose sui Messicani. Ma all'inizio questa xenofobia così esagerata, per quanto disgustosa, suonava più come il numero piccato di un cabarettista ormai alla fine. Ora che Trump, aiutato dai media, ha raddoppiato la dose di crudeltà e ignoranza che ha sempre contraddistinto la sua campagna, le parole "Ma l'ha detto davvero?" un tempo pronunciate con stupore, sono diventate qualcosa di disgustoso e minaccioso, mettendo a nudo un aspetto inquietante della politica americana. 
Riteniamo che il modo in cui ci occupiamo della sua campagna debba riflettere questo cambiamento. Nel farlo, non dobbiamo mai smettere di ricordare ai nostri lettori chi è Trump e cosa rappresenta davvero la sua ascesa politica. Come ha osservato di recente Jay Rosen: "Mai come adesso, il ruolo della stampa nelle campagne elettorali si è basato su presupposti condivisi all'interno della classe politica e della macchina elettorale: le regole sono chiare ed infrangerle comporta una punizione. Queste idee condivise sono state sfidate raramente perché il rischio sembrava troppo alto e perché i responsabili delle campagne sono proprio i professionisti "del rischio", i cosiddetti strateghi.
Vuol dire che la maggior parte dei politici sapeva bene di non dover dire cose offensive, per non pagarne lo scotto. Rosen continua "Queste convinzioni sono crollate perché Trump le ha "messe alla prova" e le ha violate... ed è ancora in testa nei sondaggi". Ma questo non significa che noi dei media dovremmo darla vinta a Trump e a chi segue le sue orme. Occupandoci della sua campagna, ricorderemo costantemente al pubblico chi è e cosa rappresenta, citando le fonti e fornendo i link appropriati. 
Per esempio:
1) Il suo entusiasmo per la creazione di un database dei Musulmani negli Stati Uniti. 
2) Le sue continue bugie sui musulmani che avrebbero festeggiato l'11 settembre, in New Jersey. 
3) Il suo proclamarsi "birther-in-chief"(letteralmente nativo in carica) che cinicamente getta dei dubbi sulla legittimità del Presidente Obama e sulla regolarità della sua elezione a Presidente degli Stati Uniti. (Secondo questa teoria Obama sarebbe ineleggibile perché non nato negli Stati Uniti)
4) La sua misoginia- ecco un articolo dell'HuffPost a riguardo, ma gli episodi sono svariati. 
5) La sua xenofobia, il desiderio di rendere gli immigranti dei capri espiatori. Questo comprende anche le sue bugie sugli immigrati messicani e la volontà di deportare milioni di immigrati clandestini. 
6) La sua passione sfrenata per il "bullismo". Non mancano gli esempi, ma tanto per citarne un paio ricordiamo che ha preso le difese di alcuni suoi sostenitori che picchiarono un manifestante, durante uno dei suoi raduni, ed ha deriso un giornalista disabile del New York Times. 
Siamo felici di constatare che non siamo gli unici a voler mostrare Donald Trump nella sua vera natura, senza eufemismi. La settimana scorsa, Dana Milbank del Washington Post ha scritto in un suo articolo: "Basta con i giri di parole: Donald Trump è bigotto e razzista" e ne ha spiegato chiaramente le ragioni. Questo è l'approccio che dovrebbe adottare ogni giornalista interessato a dire la verità ai suoi lettori. 
Se le parole e le azioni di Trump sono razziste, le definiremo tali. Se fa dichiarazioni sessiste, le chiameremo con il loro nome. Non ci tireremo indietro di fronte alla verità, non ci faremo distrarre dalla sua teatralità degna di uno showman navigato
Ovviamente Trump non è il solo candidato a lanciare messaggi estremi e irresponsabili, ma è riuscito ad ottenere una posizione unica nella copertura mediatica a 360 gradi, da Meet the Press al SNL (Saturday night Live). Continuando ad "edulcorare" la campagna di Trump, molti esponenti dei media ossessionati dagli indici di ascolto hanno legittimato le sue terribili opinioni. 
Come abbiamo osservato nella corsa elettorale Repubblicana, le esternazioni di Trump non passano inosservate, hanno delle conseguenze. Colpiscono al cuore delle discussioni politiche in corso, spostando il confine tra ciò che viene considerato opinione comune e ciò che invece è considerato estremo ed inaccettabile. Continueremo a dirvi perché la campagna di Trump rappresenta un caso unico nella recente politica Americana e in quali modi. Ma vi racconteremo anche dell'impatto disastroso che continua ad avere sui candidati avversari e sul dibattito nazionale. 
Questo blog è originariamente apparso su The Huffington Post America ed è stato tradotto da Milena Sanfilippo

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