Corte Costituzionale boccia…Bersani. Ne vien fuori dispetto non voluto a Renzi
Pubblicato il 13 marzo 2015 14:57 | Ultimo aggiornamento: 13 marzo 2015 15:00
Non proprio una sentenza della Corte Costituzionale ma qualcosa che nei fatti ci somiglia: il presidente delle Corte, Alessandro Criscuolo, ha bocciato “il controllo preventivo della Corte Costituzionale sulla legge elettorale”. Se la Corte facesse questo controllo preventivo, dice il suo prresidente, “tradirebbe il ruolo della Corte…la consulenza preventiva può essere una forma non opportuna”. Quindi la Corte Costituzionale dice, fa sapere che proprio non è il caso di sottoporre la nuova legge elettorale al controllo e giudizio preventivo, cioè prima che vada in vigore, della Corte Costituzionale stessa.
Ma quel controllo preventivo è nella legge, almeno nel testo di legge che sta viaggiando tra Camera e Senato. E chi ce l’ha messo quel controllo preventivo nella legge? Ce l’ha messo la minoranza Pd, ce l’ha messo Bersani. E’ stata una delle tante cose che nel testo originario non c’erano e che sono state introdotte su richiesta soprattutto dei Bersani, Bindi, D’Alema. In origine il premio di maggioranza scattava al 37,5 per cento, nel testo di legge attuale scatta al 40 per cento. In origine le preferenze non c’erano, nel testo attuale ci sono dal secondo di lista in giù. In origine lo soglie di sbarramento per l’ingresso alla Camera dei piccoli partiti erano altissime, ora sono state abbassate a meno della metà. In origine il premio di maggioranza andava alla coalizione dei partiti vincente, nel testo attuale va al partito vincente… A dire il vero quest’ultima variante non l’ha chiesta la minoranza Pd che anzi la avversa furiosamente perché preferisce e sogna coalizzarsi con Sel, magari con Landini o con i vari Tsipras italiani dovessero emergere, ed è terrorizzata da restare sola nello stesso partito con Renzi. Però quella del controllo preventivo della legge elettorale da parte della Corte Costituzionale è proprio farina del sacco della minoranza Pd, frutto genuino della “ditta” Bersani, Fassina, Bindi, Cuperlo, D’Alema…
La suddetta “ditta” l’ha fortemente voluto come monito e freno, e anche bastone a rallentar le ruote, a Matteo Renzi. E Matteo Renzi, che non è vero nulla abbia dato alla “ditta” Bersani/D’Alema in sede di stesura della legge elettorale detta Italicum, ha accettato sia la clausola temporale per cui l’Italicum non scatta in ogni caso prima della riforma del Senato, sia la clausola del controllo preventivo da parte della Corte.
La quale Corte però fa sapere che non vuole l’incombenza e il ruolo perché, se lo facesse, finirebbe per partecipare, non volente, al gioco politico. Quindi la Corte non ci sta, svela e disconosce, quasi denuncia la “furbata” della minoranza Pd, della “ditta Bersani &co”.
Ne vien fuori però anche un involontario dispetto a Renzi. Se il controllo preventivo della legge elettorale da parte della Corte è nella legge e se la Corte dice che proprio non è il caso, allora la legge parte “sbagliata”. Scommessa facile: tutti gli avversari dell’Italicum, “ditta Bersani/D’Alema compresa”, saranno presto pronti a dire che l’Italicum non è “costituzionale” perché contiene il controllo preventivo che la Corte ha giudicato “inopportuno”. Ma come, gli stessi che l’hanno voluto e scritto possono mai essere quelli che proveranno a bocciare tutta la legge perché dentro c’è quello che loro hanno voluto ci fosse? Sì, certo che possono. Scommessa facile: ci proveranno.
Perché Renzi e la maggioranza ora potrebbero togliere quel controllo dalla legge ma così facendo introdurrebbero un’altra variante da far passare al Senato dove la minoranza Pd attende l’Italicum come gli indiani degli altipiani aspettavano le giacche blu al canyon…Quindi ci proveranno. E le proveranno tutte per fare in modo che l’Italicum, la legge elettorale maggioritaria, non diventi mai legge dello Stato. La “ditta Bersani/D’Alema” preferisce e sogna di gran lunga andare a votare, magari anche dopo una crisi del governo Renzi, con la legge elettorale detta Consuntellum, cioè con quel che rimane del Porcellum dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ne bocciava e amputava ampie parti. Pazienza, è più semplice di quel che sembra: il Consultellum vuol dire andare a votare con una legge proporzionale. Si entra così in Parlamento anche con il 2 per cento, non c’è premio di maggioranza, bisogna coalizzarsi anche se si è il diavolo e l’acqua santa e comunque con il proporzionale un sinistra Pd fuori dal Pd più Vendola, Landini, Boldrini può fare otto, magari dieci per cento. E la “ditta Bersani/D’Alema/Bindi &co” sta più a suo agio in un 10 per cento senza Renzi che in un 35/40 per cento con Renzi.
Ma stiamo andando relativamente lontano, alla battaglia di maggio sull’Italicum. Per ora si osservi l’ironia della sorte: una Corte Costituzionale che “boccia” Bersani e così facendo fa dispetto indiretto a Renzi e favore non voluto agli insabbiatori dell’Italicum.
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