Silvio Berlusconi: i sondaggi sfatano la rimonta. Alle regionali rischio crollo
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Smaltito l’entusiasmo per l’assoluzione, il cammino politico appare davvero impervio. “Ritorno in campo”, “rimonta”, sono slogan che si infrangono nei sondaggi piombati sulla scrivania di palazzo Grazioli. Per ora l’unica regione data per certa è il Veneto, dove Zaia è fortissimo e viene dato vincente anche se, come pare, Tosi dovesse presentare il suo terzo polo, che secondo i sondaggisti di area non supera il quattro per cento. Il problema è che in Veneto, se vince Zaia, la vittoria politica è di Salvini, non dell’ex premier: “Il rischio – spiegano i ben informati a corte – è che veniamo cannibalizzati”. Di battere l’Italia come una volta Berlusconi non ne ha più la forza. Farà qualche comizio, qualche uscita pubblica e soprattutto molta tv anche se gli ascolti dei talk non sembrano essere incoraggianti.
L’idea è di aprire la campagna elettorale di Caldoro, a Napoli, città che gli ha sempre riservato una accoglienza molto calda, ma pare ancora presto per parlarne. Perché in Campania la rete delle alleanza pare sfibrarsi di giorno in giorno. Caldoro, al momento, nei sondaggi è qualche punto sopra De Luca, ma valgono poco. Perché ancora non è il candidato ufficiale della coalizione. Soprattutto, pare non tenere la coalizione. Un pezzo dei centristi di Alfano, che al momento sostengono Caldoro, vorrebbero creare in Campania uno schema coerente con quello romano, dove il centro governa con la sinistra. Si stanno muovendo in tal senso Ciriaco De Mita e Gioacchino Alfano. E anche da palazzo Chigi è partito su Alfano il pressing a schierarsi col Pd. Insomma, tutto aperto. Pare invece tutto chiuso in Puglia, dove i sondaggi danno Michele Emiliano in vantaggio di dieci punti. La prossima settimana il commissario di Forza Italia in Puglia Luigi Vitali sta organizzando un tour con Berlusconi a Brindisi, Bari e Lecce, ma è più un tour ad uso interno (contro i ribelli di Raffale Fitto) che contro Emiliano dato anche a Grazioli come il vincitore sicuro.
Insomma, magari l’assoluzione avrà cambiato un po’ la vita privata di Berlusconi e migliorato la qualità del sonno, ma politicamente, dicono i suoi “non è cambiato nulla”. Anzi, paradossalmente, l’Assolto in campagna elettorale, secondo i report della Ghisleri, tira meno del Condannato. Per ora cioè viene meno i classici meccanismi della comunicazione di Berlusconi, che si fa vittima indicando dei nemici. Cercasi nemici, dunque. Renzi non può esserlo. E non tanto perché l’ex premier vuole tenere aperta la possibilità, dopo le regionali, di riaprire il Nazareno, quanto perché “Renzi è giovane”. E una campagna elettorale contro uno di 40 anni, se ne hai il doppio, è come prospettare l’inverno quando è primavera. L’Assolto si trova ormai in difficoltà e senza alibi. Finora poteva dire “certo che ho meno voti, ho le mani legate”, ora che è libero parla solo la realtà. E sul piano di realtà la “rimonta” è complicata. Raffaele Fitto va ripetendo ai suoi: “I nodi da sciogliere restano gli stessi di prima”.
E tra i nodi da sciogliere ce n’è uno davvero gordiano che si chiama Verdini. Le sue condizioni per non rompere Denis le sbatterà sul tavolo di palazzo Grazioli oggi alle cinque: gestione collegiale del partito, ripristino del Nazareno. Altrimenti i gruppi parlamentari sono pronti, con 17 parlamentari alla Camera e una decina al Senato. E stavolta le parole potrebbero non bastare. Verdini vuole che il chiarimento avvenga con un documento scritto. Chi lo ha sentito racconta che è esasperato davvero.
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