12/03/2015
Tosi sfida Salvini, prima il Veneto poi il centrodestra
Il sindaco di Verona prende tempo ma è pronto a candidarsi contro Zaia. A Roma i suoi si organizzano
Flavio Tosi prende tempo. A chi lo chiama dopo l’espulsione dalla Lega Nord per ordine di Matteo Salvini risponde sempre la stessa cosa. «Non c’è fretta, bisogna ragionare a mente fredda». Sono le stesse considerazioni che il sindaco di Verona fa di fronte alla stampa, durante la conferenza organizzata nel pomeriggio al comune di Verona. Tosi appare tranquillo. Spiega il suo rammarico «perché 25 anni dentro la Lega non si dimenticano facilmente». Senza per questo risparmiare qualche frecciata al segretario federale. Salvini? «Secondo me voleva il controllo dittatoriale della Lega e di questo si assumerà la responsabilità», dice il sindaco di Verona, che ammette di essere rimasto deluso anche dal punto di vista umano.
Tosi annuncia che si prenderà qualche giorno per decidere cosa fare, ovvero se candidarsi o meno a governatore del Veneto. Nel caso sfiderà il suo ex collega di partito Luca Zaia e Alessandra Moretti, sostenuta dal Partito Democratico. Senza troppi rimpianti. In teoria la decisione è già stata presa da tempo: Tosi si candiderà e, a quanto dicono i suoi, farà di tutto per vincere o comunque per far perdere il governatore uscente. I sondaggi sono contrastanti. Tra i collaboratori di Salvini c’è sicurezza per la vittoria di Zaia. Dalle parti del Pd, invece, c’è chi sostiene che la candidatura del sindaco di Verona potrà incidere sulla campagna elettorale, anche solo per la straordinarietà dell’evento.
Ma la mossa di Tosi, a quanto pare, è soprattutto un investimento di lungo periodo. Il primo cittadino scaligero guarda alle prossime elezioni nazionali, tra uno o due anni, quando insieme ad altre realtà politiche moderate proverà a costruirsi un ruolo centrale all’interno del centrodestra, sfilando la leadership a Matteo Salvini. Nel frattempo i contendenti hanno già iniziato il rimpallo delle responsabilità. Tosi accusa il segretario federale: «È lui che ha creato e voluto questa rottura che rischia di favorire il centrosinistra». La versione di Salvini è ovviamente opposta: a chi lo contatta racconta che dell'epurazione avrebbe fatto volentieri a meno. E che la decisione è maturata solo per non danneggiare ulteriormente la campagna elettorale di Luca Zaia. Tra i due ormai è guerra aperta, anche dialettica. Dalle parti di via Bellerio qualcuno azzarda maligno un altro scenario. Il sindaco di Verona avrebbe volutamente danneggiato la candidatura del governatore leghista per favorire la vittoria di Alessandra Moretti e conquistare un ruolo di primo piano nel futuro Partito della Nazione di Matteo Renzi.
Al netto dei retroscena, Tosi inizia a contare le forze in campo. In Consiglio regionale proprio la scorsa settimana i suoi fedelissimi Luca Baggio e Matteo Toscani hanno creato il nuovo gruppo "Impegno Veneto". Un’operazione studiata con attenzione. La nuova sigla, infatti, dovrebbe permettere al sindaco di Verona di presentare una sua lista alle Regionali senza raccogliere le firme necessarie. Le truppe si organizzano. Nei prossimi giorni sarà organizzata una manifestazione di lealisti tosiani all'ombra dell’Arena. A Roma, invece, i parlamentari vicini al sindaco ragionano sul da farsi.
Chi si aspettava una immediata scissione all'interno dei gruppi leghisti resta deluso. Anche nella Capitale l’ordine per tutti è di prendere tempo. In Transatlantico si ragiona su quanti deputati e senatori potrebbero seguire Tosi fuori dal Carroccio, creando un’apposita componente all'interno del gruppo misto. I parlamentari veneti sono una decina, quasi tutti legati al sindaco. Ad affrontare lo strappo, però, è molto probabile che saranno solo alcuni. Le stime cambiano a seconda dell'interlocutore. I vertici assicurano che le defezioni dovrebbero essere limitate. I diretti interessati ammettono di essere spaesati. «L’espulsione di Tosi ci ha preso di sorpresa, non ce la saremmo mai aspettata - racconta uno di loro - Eravamo tutti convinti che alla fine si sarebbe trovato un compromesso». Presto ci sarà un incontro con il primo cittadino di Verona, dove sarà presa una decisione. Non prima, però, di aver “saggiato” il territorio.
Sicuramente seguiranno Flavio Tosi la senatrice Patrizia Bisinella, la sua compagna. E la collega Emanuela Munerato. Alla Camera i rumors danno per probabili le dimissioni del vicecapogruppo Matteo Bragantini, amico di vecchia data del sindaco. Eppure per il momento l'unico addio certo alla Lega è quello di Rudi Marguerettaz, il deputato valdostano in transito nel gruppo padano che oggi ha scelto di tornare con le minoranze linguistiche nel Misto. Una vicenda che non ha nulla a che vedere con la faida interna al partito di Salvini. In ogni caso, il gruppo della Lega non è a rischio. Al momento i deputati sono in venti, il numero minimo di adesioni richieste dal regolamento di Montecitorio. Anche in caso di defezioni, però, il capogruppo Massimiliano Fedriga potrà ottenere facilmente una deroga dall’Ufficio di presidenza. Del resto, spiegano i leghisti, il gruppo di Fratelli d'Italia è stato costituito con soli otto deputati. Per la nuova Lega di Matteo Salvini, non sarebbe comunque un bel colpo d'immagine.
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