domenica 24 novembre 2013

Continua a ripetere che i sindacati devono sparire e poi va a manifestare con i sindacati. Sarà per un debito di riconoscenza rispetto ai tanti spettacoli che ha fatto pagato in nero.

Genova: ...toh, c’è Beppe: odia i sindacati e lotta con loro...

Beppe-grillo-genova
Il comico bollito in versione "Quarto Stato" di Pelizza da Volpedo. Aria triste e partecipata, faccia di circostanza, giacchetta da ferrotranviere in cassa integrazione, il miliardario che ha sempre odiato i sindacati "manifesta" a Genova. Non per tutta la durata della manifestazione... Giusto il tempo di una "photo opportunity"... Cosa non si fa, per qualche voto in più... Tafanus
Ma quello è Grillo! Ovvio, era proprio lui: poteva forse perdere l’occasione di stampare la sua immagine sulla foto della manifestazione degli autoferrotranvieri genovesi, al quarto giorno di sciopero?
Non poteva, perché ormai la sua vita è una condanna. «Un voto per amordiddio», lo slogan, chiuso nella gola, è questo; poi, in scena, lo si smentisce che fa sempre figo per il pubblico delle poltrone ma meno per quelli del loggione, avvelenati dalla malizia. Perché è vero che è sceso in strada, ieri, e si è mescolato ai lavoratori in lotta; è vero che non era solo ma circondato da un drappello di consiglieri Cinque Stelle; è vero che non è rimasto lì per tutta la manifestazione in cui tuttavia non era lui la notizia e quindi non c’era scopo nel tirarla in lungo; ma è vero che ha avuto modo di pronunciare un bouquet di delizie come neppure quando ha preso la parola in quel meraviglioso dopo-bagno, grondante sulle rive dello Stretto. «Io – ha detto a chi lo ha avvicinato – sono ancora più incazzato di voi»: bingo! Questa sì che è empatia; di più, si fa carico della sofferenza di tutti in un transfert quasi cristiano, notevolissimo soprattutto perché interpretato da un milionario che vuole passare attraverso la cruna dell’ago. E subito dopo, mette le mani avanti, recita la formula di rito: «Se vengo qui sono strumentalizzato perché voglio i voti, ma io non voglio i voti di nessuno, io abito in questa città».
Lui non vuole i voti di nessuno, infatti vuole vincere le elezioni col 100%, quando è euforico, e quando è depresso con il 51%. Non solo: ha avuto modo di spiegare come, nel caso gli italiani non dovessero dargli la fiducia che sta chiedendo loro per le europee, sarebbe costretto ad abbassare il loro rating intellettuale e morale e a ritirarsi a vita privata. Bene: Grillo si trova nel cuore di una manifestazione sindacale che chiede, tra le altre cose, che sia garantita la permanenza del servizio di autotrasporto nel dominio del bene pubblico; e allora che fa? Aziona una veronica un po’ goffa che spera sia ben ripagata: sposa il “pubblico” e affossa il sindacato che lo sostiene strappandogli la bandierina. Ecco come: «Voglio acqua, scuola e trasporto pubblico», afferma, ma – se le sue parole sono state correttamente raccolte – dimentica la sanità, e questo può essere un banale errore oppure no. Ma, aggiunge, «Sarà una lotta all’ultimo sangue… si stanno svendendo tutto…. i sindacati non hanno più ragione di esistere»: quindi, tolti di mezzo i sindacati che hanno portato i lavoratori in piazza, tolti di mezzo i partiti che ritiene ormai cadaveri putrefatti, non resta che lui, Grillo, non resta che il Movimento Cinque Stelle, la sua creatura.
Non vuole voti, no. Tra l’altro, non si può negare che muovendo l’opinione pubblica a suo modo sia tra i principali responsabili della futura, totale privatizzazione dei partiti, una volta cancellati i contributi pubblici alle forze politiche. In modo che siano facilmente manovrabili dai ricchi o dai “veggenti” come lui che gestisce il Movimento, alla genovese, con poca spesa e molta fede. Qualcuno, in tuta, gli offre della focaccia, buon segno, parla con loro, li tocca, al solito, riaccendendo questa bella relazione fisica con il pubblico, quella che, da manuale, gli consente di toccare il loro cuore prima che i loro corpi; del resto lui ama Genova, ama i lavoratori in lotta “sto con i lavoratori, hanno ragione a protestare”, ama il pubblico e, come sappiamo bene, non vuole i voti di nessuno. Quindi, serve un’uscita di scena all’altezza: se ne va «per lasciare la piazza a loro… – annuncia rivolto ai giornalisti – Non concentratevi su di me ma sulla loro protesta». Gli manca il Golgota, deve decidere in quale villa allestirlo.

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