Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
sabato 30 novembre 2013
Casa Pound per i grillini è un'associazione pacifista. Tanto pacifista da poter concedere loro una piazza. Complimenti ai grillini, a Casa Pound e ad Alba Dorata.
CasaPound a scuola da Alba Dorata di Alberto Sofia - 30/11/2013 - L'incontro romano nel palazzo occupato dell'Esquilino tra i «fascisti del terzo millennio» e due esponenti del partito ellenico. Mentre ad Atene Golden Dawn è sotto accusa per aver creato un’organizzazione criminale, con il leader Nikos Michaloliakos ancora in detenzione provvisoria, nella Capitale si cavalca la tesi della «persecuzione politica». Tra slogan, nazionalismo e vittimismo, tracciato un percorso comune: «Abbiamo lo stesso programma» CasaPound a scuola da Alba Dorata Si erano definiti come i «fascisti del terzo millennio», adesso gli esponenti di CasaPound hanno rilanciato sdoganando i greci di Alba Dorata, accusati ad Atene di aver creato un’organizzazione criminale, «ricalcata sulle strutture di comando naziste» e responsabile di omicidio, aggressioni fisiche e racket a fine estorsivo. Con tanto di arresti: ancora in detenzione provvisoria si trova da ottobre il leader di Alba Dorata, Nikos Michaloliakos, insieme ai deputati Christos Pappas e John Hare. Senza contare come 9 dei 18 deputati presenti nel Parlamento ellenico siano finiti sotto inchiesta (con la revoca dell’immunità) dopo l’omicidio del rapper Killah P, alias Pavlos Fyssas, il militante anti-fascista pugnalato da quello del movimento filo-nazista greco Giorgios Roupakias, reo confesso. Se nella culla della democrazia occidentale, travolta dalla crisi economica e dall’austerity imposta dalla Troika (Bce, Fmi e Commissione europea) in cambio degli aiuti economici, Golden Dawn ha chiamato a raccolta i propri sostenitori chiedendo la liberazione di Michaloliakos e degli altri esponenti – protestando contro quella che ritiene una «persecuzione politica» da parte del governo Samaras e della magistratura, basata su prove inconsistenti, ndr – in Italia gli estremisti di CasaPound hanno pensato di invitare due esponenti del movimento – l’ex deputato Apostolos Gkletsos e il militante Konstantinos Boviatsos, responsabile di Radio Bandiera Nera Hellas – a Roma, nella sede dell’Esquilino occupata. L’obiettivo? Far “comprendere” anche ai camerati italiani, «al di là delle semplificazioni a effetto dei media», cosa sia Alba Dorata. Casa Pound - incontro con Alba Dorata Photocredit: Lapresse «STESSO PROGRAMMA – In pratica, colpa dei giornalisti se l’immagine di Alba Dorata appare sempre più compromessa. Le aggressioni agli extracomunitari, i pestaggi, le carcerazioni e le accuse? Soltanto «macchinazioni» per Casapound, così come per Alba Dorata, nonostante la cronaca quotidiana mostri un partito falcidiato dagli arresti. Ma non solo: dal convegno di via Napoleone III si sono gettate anche le basi per una futura alleanza. Chiaro è stato Andrea Antonini, vice-presidente del movimento di Iannone, uno di quelli che ricorda ancora i «fasti» di Piazza San Babila (nota ancora oggi per essere stata la cosiddetta “trincea nera” del neofascismo milanese nel corso degli anni Settanta): «Non consideriamo Alba Dorata un’organizzazione criminale, condividiamo l’area geografica, il programma politico e forse anche il destino». Un endorsement in cerca di fortune, considerate le percentuali politicamente irrilevanti raccolte da CasaPound durante le partecipazioni alle elezioni. Rispetto a Golden Dawn, in grado di eleggere 18 deputati soffiando sul vento delle divisioni e sull’esasperazione della popolazione ellenica per la crisi, il movimento italiano non ha mai sfiorato l’1% dei consensi. Dallo 0,14% e i poco più di 47mila voti ottenuti alla Camera alle politiche del 2013, passando per le 26mila preferenze circa e lo 0,79% alle Regionali del Lazio dello stesso anno, fino allo 0,6% raccolto da Simone Di Stefano, candidato per il movimento con il simbolo della tartaruga per il Campidoglio, alle amministrative romane vinte da Ignazio Marino. Anche Di Stefano era presente all’incontro romano con i membri di Alba Dorata, non senza far mancare le sue “lodi” per i “cugini” ellenici: «Noi vorremmo un’Europa diversa da quella della Troika. C’è un paese, come la Grecia, dove il segretario e i parlamentari di un movimento con 18 eletti sono stati portati in carcere . Ecco perché è importante farli parlare qui stasera», ha spiegato, ricordando i punti in comune con il partito degli ospiti Apostolos Gkletsos e Konstantinos Boviatsos. TENSIONE DELLA VIGILIA – Prima dell’incontro non erano mancate le proteste di parlamentari e militanti anti-fascisti per aver permesso l’organizzazione del convegno. Per conto di Sinistra Ecologia Libertà erano stati la deputata Ileana Piazzoni e il senatore Massimo Cervellini ad annunciare l’intenzione di voler presentare un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano, sia alla Camera che al Senato. L’obiettivo? «Sollecitare un intervento mirato per porre fine ad iniziative come queste, il cui scopo principale è la diffusione e la propaganda di ideologie estremiste», spiegavano, parlando di nuove offese alle forze democratiche del Paese, dopo quanto già verificato in occasione della morte del boia nazista Erich Priebke. «Roma non può assolutamente tollerare un incontro con esponenti di Alba Dorata nella sede di Casapound, indipendentemente dal carattere e dal profilo dell’iniziativa», avevano concluso i due esponenti di Sel, rivendicando la «profonda e radicata tradizione antifascista» della Capitale. Non era stato da meno il deputato del Partito democratico Khalid Chaouki, che aveva criticato Casapound e Forza Nuova per «alimentare un clima di paura e odio nocivi per la convivenza multiculturale a Roma e nel resto d’Italia» e per aver sdoganato Alba Dorata, offrendo un chiaro segnale di vicinanza al movimento filonazista ellenico. CONTROLLI SERRATI ALL’ESTERNO – All’esterno, nonostante le tensioni della vigilia per il rischio di scontri con militanti dei movimenti di sinistra, non si sono registrati problemi di ordine pubblico. La Questura aveva organizzato un dispositivo di sicurezza, con tanto di sorveglianza per evitare possibili incidenti: fuori, in realtà, niente agenti né blindati delle forze dell’ordine. Anche perché più che altro l’incontro tra i «fascisti del terzo millennio» e i due esponenti di Alba Dorata è sembrato una rimpatriata tra vecchi nostalgici. In fila per entrare c’erano soprattutto giovani affiliati a Blocco Studentesco, il movimento che fa proseliti nelle scuole della Capitale e in piazza anche durante le ultime manifestazioni studentesche, quando è stato protagonista di scontri con la polizia. Pochi hanno voglia di parlare: «Giornalisti? No, grazie non siamo interessati», rispondono, riprendendo la teoria delle mistificazioni della stampa. Altri invece azzardano: «Dobbiamo soltanto prendere esempio da Alba Dorata. Così anche noi aumenteremo i nostri consensi». Oppure: «La gente non ci conosce, non ci offrono il giusto spazio mediatico», si lamentano altri. C’è qualche anziano che rimpiange il passato: «Io facevo parte dei tempi in cui c’era Terza Posizione: adesso a destra non è rimasto nessuno». I controlli all’esterno sono serrati: non tutti entrano, i giornalisti soltanto se accreditati in tempo. Diverse persone sono dovute tornare a casa: «La sala è piena», si limitavano a rispondere gli addetti alla sicurezza alle porte del palazzone occupato vicino Piazza Vittorio, pronti a far entrare camerati “riconosciuti”, vecchi militanti e a bloccare l’ingresso per altri meno noti. Casapound Alba dorata 2 Casapound Alba dorata 3 Casapound Alba dorata 7 Casa Pound - incontro con Alba Dorata Casa Pound - incontro con Alba Dorata Casa Pound - incontro con Alba Dorata Photocredit: Lapresse/CasaPound L’EUROPA SOTTO ACCUSA – Chi è rimasto fuori ha dovuto accontentarsi della diretta streaming, trasmessa da Radio Bandiera Nera. Tra qualche saluto romano, slogan che ricordano tempi bui sulla «difesa della razza bianca», precisazioni contro le “semplificazioni della Stampa” («Nazisti? No, noi siamo soltanto nazionalisti greci») e presunte ricette per ripartire dalla crisi è stato in particolare Gkletos, membro del coordinamento centrale, l’arrivo più atteso tra i camerati della Capitale. È stato l’ex deputato ad aizzare i presenti: « È già accaduto in passato, nella storia. Alba dorata ha difeso la Grecia e l’Europa tutta dai musulmani. Noi greci lo abbiamo fatto in passato, succederà anche in futuro», ha spiegato, raccogliendo gli applausi dei nazionalisti. Ma non solo. Al convegno è stato rievocato anche il concetto di «razza bianca», quando Apostolos Gkletos ha attaccato: «Hanno provato in tutti i modi a fermarci per non far vedere all’Europa cosa sta accadendo in Grecia. Il primo novembre per riuscirci hanno anche ucciso i nostri militanti Georgios e Manolis, ammazzati dai terroristi di sinistra. Loro sono degli eroi per tutta la razza bianca», ha continuato l’ex deputato. Non manca la teoria della persecuzione politica e giudiziaria: «Ci hanno definito associazione a delinquere, hanno arrestato il nostro leader Michaloliàkos e altri militanti e deputati con accuse e testimoni falsi. Ma non ci arrendiamo: la nostra battaglia continuerà», ha spiegato. Per chiedere il rilascio del leader Nikos Michaloliakos (secondo l’accusa, una sorta di Fuhrer all’interno dell’organizzazione criminale messa in piedi da Alba Dorata, ndr ) e gli altri due deputati in attesa di processo, era stato il portavoce del partito, Ilias Kasidiaris a chiamare a raccolta i sostenitori per le 19 di sabato 30 novembre in piazza Syntagma, davanti al Parlamento. All’annuncio di Kasiriadis, anche lui arrestato e poi rilasciato, vari gruppi antifascisti hanno reagito convocando due raduni, uno in piazza Monastiraki e l’altro davanti all’Università di Atene. Per il rischio di disordini e contratti tra le opposte fazioni la polizia ellenica ha così deciso di non consentire alcuna manifestazione. LA CRESCITA DI ALBA DORATA – Nello sfondo resta il dramma della situazione economica, con il popolo ellenico esasperato per le misure di austerity e rigore. Se malcontento e sfiducia nei confronti dei partiti tradizionali (dalla destra di Nea Dimokratia ai socialisti del Pasok) hanno permesso nel paese del Mediterraneo la crescita a sinistra di Syriza, di Alexis Tsipras (tra i pochi ad opporsi al memorandum, pur ribadendo di voler mantenere la Grecia nell’area euro, sostituendo i diktat e le imposizione del Fondo monetario, dell’Ue e della Bce con un programma di ricostruzione e sviluppo, ndr), all’estrema destra c’è stata il preoccupante aumento dei consensi tra i neonazisti di Alba Dorata, che hanno sfruttato il clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni e aizzato la popolazione contro immigrati, omosessuali. Con tanto di pestaggi, ronde nei confronti delle comunità migranti, minacce ai giornalisti. Il portavoce Kasidiaris, durante la campagna elettorale, prese anche a pugni in diretta televisiva la deputata del KKE Liana Kalelli. Fino all’omicidio del rapper Killah P e l’ondata di arresti tra i militanti e deputati di Golden Dawn, al quale sono stati sospesi anche i finanziamenti statali. Eppure non mancano i sondaggi – più o meno credibili – che mostrano come Alba Dorata sia ancora in ascesa, almeno al 10% dei consensi. Quello dell’emittente Zougla lo ha ha addirittura definito come primo partito in Grecia, con il 26%, nonostante le accuse di attività criminale e la detenzione del leader Nikolaos Mikalioliakos. Il motivo? Secondo il quotidiano locale Ekhatemerini, pesa la mancanza di fiducia nel resto dei partiti e per le istituzioni: «Questa sfiducia si estende ai media locali, di solito di proprietà di grandi conglomerati aziendali, considerati compromessi per i loro legami con partiti politici. Le storie raccontate spesso vengono viste come un tentativo di mantenere lo status quo», rivela il quotidiano. «I media sono visti con diffidenza. Le persone che pensano che la condizione della Grecia è il risultato di una cospirazione globale credono anche che le accuse contro Golden Dawn fanno parte di questa cospirazione», si legge. «SOLTANTO MENZOGNE DEI MEDIA» – Alba Dorata continua a difendersi dalle accuse puntando sulla teoria delle «mistificazioni dai parte dei media». I neonazisti si auto-dipingono come «vittime», nonostante gli episodi di violenza testimoniati dalla stampa di tutto il mondo, con tanto di filmati. Ieri, accanto all’ex deputato Apostolos Gkletos, ad alzare i toni ci ha pensato anche l’altro ospite, Kostantinos Boviatsos. Se le ultime stime Ocse hanno paventato per la Grecia il settimo anno di recessione consecutivo (il Prodotto interno lordo greco continuerà a calare anche nel 2014, per lo 0,4 per cento, a causa di una crescita più lenta del previsto, nonostante le riforme all’insegna dell’austerity, ndr), il militante di Alba Dorata non ha trovato di meglio che lanciare slogan contro gli immigrati: «Cosa hanno fatto tutti i democratici che anno studiano economia negli ultimi 50 anni? Niente. Il popolo greco deve capire queste cose. La prima cosa da fare? Prima di tutto, fuori gli extracomunitari. Più semplice di così?», ha azzardato, tra gli applausi scroscianti dei camerati italiani. «La sinistra spiega: chi raccoglierà i pomodori e le olive? Negli anni ’70, quando non c’erano loro a coltivare la terra, chi lo faceva? Io mi ricordo da bambino che erano gli uomini, le donne e i giovani a farlo: possono farlo ancora adesso, anziché fermarsi a bere il caffè nei bar di Atene», ha aggiunto. Basta con i sogni di industrializzazione, secondo l’esponente di Golden Dawn: «Bisogna lavorare nelle campagne, ritornare nelle piccole città, dove il lavoro c’è. I giovani vogliono fare tutti i direttori e i dirigenti. Ma non è possibile. Ad Atene vive quasi la metà della popolazione greca, ma nessuno fa nulla. Il problema è che manca la volontà». Il militante ha accusato anche i dipendenti pubblici («Ne abbiamo più di un milione, su 11 milioni di persone»), oltre a lanciarsi nel raccogliere facili applausi, quando – in un clima di sfiducia verso la politica e le istituzioni – ha chiesto che il numero dei parlamentari venga ridotto a non più di un centinaio. Casapound Alba dorata 6 LE POSIZIONI DI CASAPOUND – Di fronte ai nazionalisti, CasaPound ha ripetuto discorsi già sentiti alte volte. Di Stefano, dopo il flop alle amministrative romane, ha provato a replicare : «Le nostre proteste sono comuni. In Italia sono pronti a manifestare i trasportatori , che come quelli greci, non ne possono più delle condizioni imposte da quest’Europa. Non si può competere con chi sul camion mette un ragazzo rumeno, sottopagato e che lavora senza soste. Questi vanno in giro per l’Italia, ammazzano le famiglie». Il nemico principale resta l’Europa: «Non è giusta un’Europa in cui si permette a qualunque Paese di entrare a farne parte, come la Romania. Paesi dove i livelli salariali sono molto più bassi, dove se rimani incinta vieni licenziata», ha aggiunto. Lo Stato? Viene definito come «una sanguisuga, che sfama i popoli e dà alle banche», che «uccide e non permette di fare impresa». «Il problema resta il debito di paesi come Grecia, Italia e Spagna: non gli è più permesso di stampare moneta e per finanziare lo Stato devono andare nei mercati internazionali per vendere titoli di debito pubblico, mentre si indebitano a tassi usurai». Un debito che per Di Stefano «non sarà mai ripagato», con un sistema che permette all’Europa «di mangiare gli Stati» . VITTIMISMO COMUNE - E i risultati da «zero virgola»? Tutta colpa dei giornali e delle televisioni che non danno lo giusto spazio mediatico: « Io non mi stupisco che a Casapound non vengano concessi spazi. Se ci davano un sesto di quello che hanno dato al magistrato Antonio Ingroia avremmo avuto un altro risultato», ha incalzato. «Ma noi non ci scoraggiamo. Andiamo avanti. Quando Casapound era stata da poco occupata, Alba Dorata si trovava alle nostre stesse percentuali. Costruiremo l’Italia, cittadino dopo cittadino», ha aggiunto. Così, relegati politicamente per le cifre di consenso minime, ai «fascisti del terzo millennio» non resta che tentare di emulare le “gesta” dei filonazisti greci. Lo hanno chiarito loro stessi, quando hanno tracciato il percorso futuro: «Condividiamo il programma, avremo un destino comune», ha concluso Antonini, mentre gli ospiti chiedevano il sostegno dei presenti per Alba Dorata. Nessuna risposta dagli esponenti ellenici di fronte alle accuse sui metodi violenti e alle questioni giudiziarie, se non la denuncia delle«mistificazioni mediatiche». Né un accenno alla vicenda di Pavlos Fyssas, se non, al termine del convegno, per denunciare presunte montature e differenze di trattamento da parte dei media: «Hanno parlato soltanto dell’antifascista, non dei nostri militanti uccisi». In pratica, Alba Dorata si è lanciata nel denunciare una presunta “strategia della tensione” contro il proprio movimento che lascia non poche perplessità, anche alla luce della scoperta di infiltrazioni neofasciste nella polizia greca. Con tanto di protezione dello squadrismo di Golden Dawn. SPAZIO ALLA RETORICA - Al banchetto della retorica non poteva mancare nemmeno la vicenda Marò, evocata da CasaPound: «Cosa abbiamo ricevuto in cambio dai paesi europei per i nostri morti, in 50 anni di missioni di pace? Niente, soltanto abbandono totale. I nostri due militari sono stati rapiti, sono prigionieri di guerra», ha concluso, dimenticando di ricordare come Girone e Latorre siano in attesa di processo con l’accusa di aver ucciso due pescatori del Kerala. E non senza lanciare accuse contro la «sinistra anti-italiana» che, a loro dire, inviterebbe alla «fucilazione» degli stessi Marò. «Leggo commenti come “impiccateli”. Un popolo che si riduce a questo è vergognoso. Il mondo ci guarda e ride». In realtà, a scatenare ironia in rete – oltre che preoccupazione – era stata la proposta di Casapound di dichiarare guerra all’India per liberare i due militari in attesa di verdetto. Un nuovo tentativo di ottenere visibilità , come la manifestazione per cacciare gli stranieri da metà Esquilino dello scorso ottobre. E come il convegno di eri. Nessuna parola, invece, per smarcarsi da pratiche come quella denunciata su Repubblica della “caccia al bengalino”, un “tour” di pestaggi e spedizioni da Torpignattara al Casilino praticato dai simpatizzanti di estrema destra romani, durante il quale venivano cercati e malmenati extracomunitari. Accuse simili a quelle contestate ad Alba Dorata in Grecia, con cui Casapound spiega di condividere lo stesso programma.
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