Cinque modi per non finire a "pulire i cessi"
Dall'apertura ai traditori alla "non richiesta" di grazia al Colle, passando per le "prove inedite", la chiamata alle armi e l'attacco a magistratura e sinistra: ecco il piano di Berlusconi per evitare la decadenza
Carmine Ranieri Guarino24 Novembre 2013
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ROMA - Il piano è pronto. Le tappe sono segnate a una a una sul calendario fino al giorno cerchiato di rosso: il 27 novembre.Quando Silvio sarà in piazza con i fedelissimi di sempre - meno qualcuno - e il Parlamento sarà riunito per votare la sua decadenza. L'obiettivo è uno, chiaro: fare il possibile e l'impossibile per evitare l'addio al Senato.
La missione, a conti fatti, appare davvero impossibile. Anche con il sostegno degli "alfaniani", infatti, il Cav non ha i numeri per salvarsi. Berlusconi, però, non è tipo da arrendersi facilmente. E allora, da "vecchia volpe" quale è, ieri ha iniziato il suo lavoro. Prima il "bacio" ai traditori, al suo ex delfino in primis. Poi, la chiamata alle armi dei fedelissimi. Ancora, l'annuncio di "carte" che dimostrerebbero la sua innocenza. Di più: la "non richiesta" di grazia al Colle. E, infine, il classico affondo contro sinistra e magistratura che nell'elettorato di centrodestra, berlusconiano doc, ha sempre un certo fascino.
Tutto è cominciato nella mattinata di ieri quando dalle colonne del Mattino, il leader di Forza Italia si è detto pronto a riaccogliere i traditori, "se solo capissero di avere fatto un errore". Un Silvio magnanimo senza motivo? Impossibile. Forse il Cav è convinto che unendo di nuovo il centrodestra possa avere più capacità di pressione su Letta e il resto del centrosinistra, anche nell'affaire decadenza? Molto più probabile. Ma la pista ormai è impraticabile. E lo ha chiarito Alfano nel pomeriggio quando ha annunciato che non sarà in piazza il 27 per protestare contro la decadenza perché "non si può portare allo sfacio un Paese".
In serata, poi, sono arrivate tutte insieme le fasi due, tre, quattro e cinque dell'escalation di Silvio verso la data fatale. Davanti ai giovani di Forza Italia, Berlusconi ha suonato l'adunata. "Visto che avete appena affermato con un coro che c'è solo un presidente vediamo di non farcelo fare fuori - ha esordito - Sono tre notti consecutive che non riesco a dormire, quello che accade mi preoccupa tantissimo ma non per me, io ho un'età veneranda. A me può succedere di tutto, ma sono preoccupatissimo per l'attacco che si sta portando alla nostra libertà". Da lì alla chiamata in piazza per il giorno del voto sulla decadenza il passo è stato brevissimo. Mostrare a chi sta compiendo "il mio omicidio" che Berlusconi ha ancora un seguito importante può essere un'ottima mossa.
Ma non basterebbe. Così, all'improvviso, Berlusconi ha cacciato il coniglio dal cilindro e ha annunciato una conferenza stampa, a breve giro di posta, nella quale mostrerà carte inedite che proverebbero la sua totale innocenza nell'ambito del processo Mediaset. Il tutto condito da frasi che fanno impazzire la folla: dal "trovo umiliante che si dica che devo andare a pulire i cessi", al sempreverde "la decadenza è un colpo di stato contro di me".
Continuo naturale dello "show" è stato l'attacco alla magistratura. "Una sentenza politica, incredibile, assolutamente infondata - quella Mediaset - utilizzata per porre le basi per un processo di decadenza per l'omicidio politico del leader del centrodestra". Poi, l'attacco ai giudici si è fatto ancora più pesante: "La magistratura oggi non giudica più per quello che è il fatto oggetto del giudizio ma o per un'ideologia politica o per un 'do ut des' tra magistrati". Il tutto prima che il Cav avesse buone parole per Mangano, lo stalliere accusato di mafia che lavorò presso di lui: "Ha ragione Dell'Utri, fu un eroe".
Poi subito, dai magistrati ai "comunisti". Da un attacco all'altro. Dal "contropotere" a chi "sta compiendo il mio omicidio politico". Tutte frasi che nell'elettore medio di centrodestra fanno sempre un effetto speciale. Un effetto che si amplificherebbe in caso di decadenza? Probabile, quasi sicuro.
Decadenza che il Cav vuole evitare, costi quel che costi. Così, alla fine del suo discorso a "Noi2013", mette l'ultima bandierina nel suo percorso verso la salvezza con una "non richiesta" di grazia al Colle. "Io non chiederò la grazia - ha attaccato il Cav - deve essere Napolitano a concedermela. Non abbia esitazioni, cancelli ignominia affidamento in prova".
Difficile, quasi impossibile, che Napolitano accetti la richiesta o che si faccia condizionare dalle pressioni. Ma chi può dire che lo stesso accadrà in Parlamento?
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